Due metri”, questo lo strano titolo di un recente articolo che parla del possibile innalzamento, di due metri, appunto, del livello dei mari in seguito al riscaldamento dell’intero pianeta ...(segue)
Sta di fatto che molti segni indicano chiaramente che esistono alterazioni dei cicli biogeochimici del pianeta interpretabili soltanto con un aumento della temperatura ”media” della Terra; è importante sottolineare che si parla non della temperatura di ieri o di quest’estate a Bari o a Stoccolma, ma della temperatura del pianeta nel suo insieme, un valore che, da millenni, oscilla intorno a circa 15 gradi Celsius. Nel corso della lunga storia della Terra, molti milioni di secoli, tale temperatura è diminuita di qualche grado, nei periodi glaciali, o aumentata un poco, sempre a causa delle alterazioni della composizione chimica dell’atmosfera. Lo si vede dallo studio dei depositi marini e dei fossili terrestri. Cambiamenti però lentissimi, che si manifestavano nel corso di millenni. Oggi siamo preoccupati perché simili mutamenti, verso il caldo, si stanno verificando in tempi brevi, nel corso di decenni; un aumento di velocità dovuto al rapido sviluppo delle industrie, al crescente consumo di fonti di energia, ai mutamenti delle coltivazioni agricole.
Una delle più vistose conseguenze del riscaldamento del pianeta è rappresentato dalla fusione di parte dei ghiacciai, quei giganteschi depositi di acqua solida, 30 milioni di chilometri cubi, immobilizzata nelle zone polari e nelle alte montagne; con la fusione l’acqua passa dallo stato solido allo stato liquido e scorre attraverso le valli e le pianure e torna al mare il cui volume aumenta e di conseguenza aumenta anche il livello dei mari e degli oceani; gli studiosi tengono sotto controllo (oggi si può farlo con i satelliti artificiali) la superficie e il volume dei ghiacci e ne stanno osservando, da alcuni decenni, la lenta graduale diminuzione. Non è facile misurare esattamente il livello dei mari, ma le misure fatte in molte parti del pianeta e con diversi strumenti indicano un aumento del livello dei mari intorno a due o tre millimetri all’anno, quasi impercettibile, ma continuo. Il fenomeno sta già preoccupando le isole che vedono lentamente sommergere le loro spiagge; per le isole turistiche questo significa la perdita di clienti che spesso sono l’unica fonte di reddito; le isole costituite da atolli, con una altezza massima sul mare di pochi metri, rischiano di perdere una parte della loro intera superficie.
Che cosa succederebbe se un giorno il livello dei mari aumentasse davvero di due metri ? Questo, per ora improbabile scenario, è stato studiato nell’articolo di cui parlavo all’inizio. Molte strade di Bari, Napoli, Genova, Ravenna, New York, e di tante altre città costiere sarebbero invase dall’acqua del mare; l’acqua marina salina andrebbe a miscelarsi con le acque dolci sotterranee che non sarebbero più adatte per l’irrigazione. Ma anche il sollevamento del livello del mare di poche decine di centimetri provocherebbe danni economici elevatissimi, evitabili soltanto con drastici e costosissimi provvedimenti di difesa a cui oggi nessuno pensa perché il fenomeno procede inesorabile, ma lentissimo. Nessun governo si preoccupa di quello che potrebbe succedere dopo i cinque anni in cui è in carica, sapendo che in tale periodo l’aumento del livello del mare sarebbe di “appena” uno o due centimetri.