La lettera di Giovanni Mazzetti
Caro Augias, una guida turistica ricorda, in un suo libro, che dei turisti americani, alla vista del Colosseo, hanno esclamato: "Ma qui hanno copiato tutto da Las Vegas". L'episodio serviva a sottolineare i limiti del turismo contemporaneo. C'è una cosa sfuggita alla guida. Il ruolo culturale delle antiche vestigia non è un qualcosa di intrinseco. Rinvia semmai al rapporto che gli individui instaurano con esse. Da questo punto di vista, direi che l'americano ignorante aveva molta più ragione della sua guida. Abito di fronte al Colosseo, ci sono nato e cresciuto ho vissuto il lento, sistematico degrado del rapporto con quel rudere. Bei tempi quando qualche disperato ci saliva sopra minacciando di suicidarsi, salvo provvidenziale arrivo dei pompieri! Da qualche anno il Colosseo si è trasformato in un misero fondale da scenario. Concerti di Capodanno, esibizioni di star sulla via del declino, addii al lavoro di stilisti, con tanto di colonne di plastica sul tempio di Venere e Roma, concerti, si pensava addirittura a una partita di pallone. La zona si sta trasformando in un gigantesco Luna Park, in fin dei conti peggiore di quelli di Las Vegas. Chi ricorda le ripetute promesse che quest'uso dei monumenti non ci sarebbe più stato?
La risposta di Corrado Augias
Accoppio a questa lettera un brano di quella dell'ingegner Aldo Cocchiglia di Padova (aldo. cocchiglia@m31. com) il quale ha deciso di lasciare l'Italia e così, tra l'altro, motiva: " La condizione della cultura, dei sistemi di valori e dell'ambiente nella quale i giovani italiani si trovano a crescere sono stati molto negativi, negli ultimi due decenni. La classe dirigente a partire dagli anni 80 ha modellato e poi gradualmente imposto una cultura mercantile, materialistica, egoistica, superficiale, affollata dai disvalori e, in molti suoi aspetti, violenta". Di questa violenza soffrono anche le vestigia di un passato del quale siamo ormai largamente immeritevoli. Nel suo bel libro "Rovine e macerie. Il senso del tempo", l'antropologo Marc Augé scriveva: " Siamo posti oggi dinanzi alla necessità di reimparare a sentire il tempo per riprendere coscienza della storia. Mentre tutto concorre a farci credere che la storia sia finita e che il mondo sia uno spettacolo nel quale questa fine viene rappresentata, abbiamo bisogno di ritrovare il tempo per credere alla storia. Questa potrebbe essere oggi la vocazione pedagogica delle rovine". Alla possibile vocazione pedagogica s'è sostituita invece la smania di sindaci e assessori di sfoggiare quelle eredità per farsene belli con gli elettori. Lo so, così dettano i tempi, ma se all'incalzare dei tempi non si è capaci di opporre una qualche resistenza, allora davvero meglio Las Vegas. E' più comoda.