CITTÀ DEL VATICANO «È brutto, è brutto...». L’arcivescovo Nunzio Galantino è appena uscito da una riunione, sera tardi, ancora non sapeva. Berlino, il mercatino di Natale, il camion che piomba sulla folla come a Nizza, i morti. «Questi atti, con la loro disumanità, vogliono paralizzarci la vita. A questo mira chi compie questa violenza bestiale». Il segretario generale della Cei resta in silenzio per un attimo, sospira. «Per questo dobbiamo continuare a vivere, è evidente».
Eccellenza, l’Italia e l’Europa sono piene di mercatini di Natale. Già prima del Giubileo la Chiesa invitò a non cedere alla paura. Che si può dire, ora?
«Chi fa queste cose si propone proprio di paralizzarci. A Natale, ovvio, l’impatto è ancora più brutto. Si capisce la paura, lo scoraggiamento, la rassegnazione. Ma non è un segno di incoscienza dire: non possiamo fare il loro gioco e dare a queste persone il potere di annientare qualsiasi voglia di vivere, di andare avanti, di cambiare. Eppure non basta affermare tutto questo».
In che senso?
«Dire che non bisogna farsi vincere dalla violenza e dalla paura può essere una frase stupida e vuota, se non è seguita dall’impegno di ciascuno a prendersi le proprie responsabilità. Ad essere tutti più uniti, più tolleranti. E guardarsi dalla violenza, anche nell’uso del linguaggio».
C'è una violenza diffusa?
«Io non voglio mettere tutto insieme. Però la volgarità e l’aggressività del linguaggio alimentano un clima che incattivisce le persone e allontana gli sforzi di convivenza pacifica. Esiste anche un terrorismo del linguaggio, si uccide anche con la calunnia. Guardi nei media, in tv, la politica. Per non parlare dei social network: la parola di un imbecille vale come quella di un Nobel, come diceva Eco, e spesso la parola di un violento o di un guerrafondaio ha molto più sostegno».
Torneranno le polemiche sullo scontro di civiltà...
«Ogni violenza è ingiustificabile e inaccettabile, tanto più per motivi religiosi. Ma lo scontro di civiltà è ciò che si propongono i violenti. Se anche ci fosse questo, e io non lo credo, al fondo c’è soltanto egoismo e sopraffazione. Guadagna chi ha interessi di potere o denaro, chi commercia in armi. Alla fine, nelle guerre, va a morire la povera gente. I signori si arricchiscono».
C’è stato anche l’assassinio ad Ankara dell’ambasciatore russo...
«Bisognerà capire cosa c’è dietro, non si uccide un ambasciatore così, per caso. Anche questo innescherà un meccanismo di ritorsioni...».
Che si può fare?
«Tante cose belle che si fanno in questi giorni sono trattate alla stregua di addobbi natalizi: passata la festa, li si ripone negli scatoloni. Lo sforzo per la pace deve andare avanti».