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Massimo Serafini
Scelta obbligata
2 Dicembre 2007
Capitalismo oggi
L'editoriale de il manifesto del 21 ottobre 2004. Dopo il forum sociale di Londra, appena cvoncluso

Solo qualche giorno fa a Londra decine di migliaia di donne e uomini si sono interrogati sulle possibilità di un mondo diverso da quello guerrafondaio, ingiusto e inquinato in cui la globalizzazione liberista ci fa vivere. Fra i valori fondanti di questo nuovo mondo, oltre alla pace e alla giustizia, c'è la sostenibilità ambientale. Ieri a Torino migliaia di agricoltori, pescatori e allevatori di tutti i continenti, che lavorano ancora in modo tradizionale cioè senza diserbanti e pesticidi e senza modificare geneticamente nulla, ci hanno spiegato offrendoci i loro prodotti uno dei significati possibili di questa parola, sostenibilità, di cui forse troppi stanno abusando.

Nel leggere lo spaventoso rapporto sul clima che numerose associazioni hanno elaborato e che segue e conferma quello altrettanto drammatico della Ipcc viene da domandarsi quanto tempo rimane per far crescere questa idea di un mondo diverso. Poco, certamente.

Non è solo il dilagare della guerra a dirci di questa urgenza, c'è anche la tragedia climatica. Del rapporto non colpisce ciò che concretamente può accadere se non si riducano drasticamente i gas climalteranti, ma i tempi stretti in cui bisogna farlo e cioè 80-100 anni. Se entro questo secolo non si ridurranno del 70-80 per cento le emissioni di gas serra è possibile che numerose parti del nostro mondo verranno sommerse dall'innalzamento dei mari, altre si desertificheranno e altre saranno travolte da uragani e tifoni.

Per impedire tutto ciò, sappiamo, serve progettare e battersi per una società che esca dal petrolio e dai combustibili fossili. Farlo non è utile solo al clima, ma anche alla pace visto che la scarsità di petrolio è la principale ragione della guerra.

E' possibile? Sì, lo è. Bisogna in primo luogo consumare meno energia e procurarsi quella che serve dal sole, dal vento, dalle biomasse, cioè dalle fonti rinnovabili. Costano troppo? Forse sì, ma non emettono gas serra e quindi fanno risparmiare i costi ambientali e sanitari che invece si pagano usando le fonti fossili. Non sono sogni di ambientalisti ma scelte realizzabili, serve solo che la politica lo decida.

Chi vuole contendere il governo a Berlusconi, che col riordino energetico firmato dal ministro Marzano ha appena incatenato questo paese al petrolio e al carbone, può far proprio questo appello della comunità scientifica e offrire a questo paese una svolta energetica. O forse si continua a pensare che deve essere il mercato a farsi carico delle scelte energetiche?

Alcune settimane fa questo giornale proposte l'oil tax, con i cui proventi finanziare le fonti rinnovabili e l'uso razionale dell'energia. Sarebbe un primo passo, un segnale che qualcuno intende concretamente tirare il freno a mano della macchina-mondo che corre verso il precipizio.

Sabato 30 ottobre ribadiremo a Roma le ragioni della pace e le possibilità di un mondo diverso. E forse, più che di possibilità, si dovrebbe parlare di un mondo diverso obbligatorio.

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