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Ylenia Paolo; Sina Berdini
Roma dialettica
24 Febbraio 2011
Roma
A proposito dello show di Alemanno, un commento sulla capitale selvaggia della nazione infetta e una cronaca della manifestazione antagonista. Il manifesto, 24 febbraio 2011

Capitale selvaggia, nazione infetta

di Paolo Berdini

L'aspetto più preoccupante degli stati generali della città del sindaco Alemanno è venuto dal ministro Tremonti che ha replicato un tema preferito negli ultimi tempi. I vincoli paesaggistici e urbanistici bloccano la modernità ed è venuto il momento - anche cambiando l'articolo 39 della Costituzione - di togliere ogni ostacolo all'edificazione selvaggia. Del resto il governo non è stato con le mani in mano, perché attraverso i piani casa ha cancellato definitivamente quasiai visione d'insieme delle città. Ognuno può ampliare qualsiasi manufatto e tanto basta. Siamo l'unico paese sviluppato ad aver abbandonato l'urbanistica: gli altri mantengono regole certe e valide per tutti. La città viene da noi invece cancellata in nome di un cieco egoismo proprietario.

Ma c'è anche un aspetto di irresistibile comicità nelle parole del ministro. Egli infatti parlava ad una elegante platea che per buona parte frequenta la struttura di massaggi fisioterapeutici che va sotto il nome di “Salaria sport village” del premiato gruppo Anemone-Balducci-Bertolaso. Platea che sa dunque bene che i vincoli continuano ad esistere soltanto nella mente del ministro perché sono stati cancellati da anni: ormai si può fare ciò che si vuole, anche centinaia di migliaia di metri cubi di cemento sul greto del Tevere dove pure - sulla carta - esistevano i tanti odiati vincoli.

Gli Stati generali di questa capitale senza guida servivano dunque per mettere mano alle Olimpiadi senza regole. Non servivano per ragionare sul futuro della città, sulle sue numerose criticità, sulle sfide dei prossimi anni in cui dovremo obbligatoriamente attrezzare la città con un sistema di trasporto pubblico degno di questo nome. L'unico modo per poter attrarre occasioni di investimento e di occupazione è infatti quello di recuperare il ritardo che ci separa dalle città europee che funzionano proprio perché sono governate. Il neoliberismo urbanistico di Tremonti e Alemanno è diventato ormai un fattore di inarrestabile declino.L'immagine della lontananza dalla città vera era ben visibile nell'assenza di qualsiasi intervento che non fosse appannaggio del gruppo dirigente romano e nazionale. La società civile non si è potuta esprimere. Non ha potuto illustrare le sue richieste per avere quartieri vivibili e servizi pubblici degni di questo nome.

Così si è parlato solo dei grandi affari. Delle Olimpiadi, in primo luogo, in cui tutto il gotha nazionale è piazzato nei numerosi comitati esecutivi e d'onore. Della ricetta di nuovo inutile cemento a Tor Bella Monaca che avrebbe bisogno soltanto di attenzioni sociali. Della volontà di realizzare due ulteriori piste aeroportuali a Fiumicino, l'unico al mondo con cinque piste. Non sappiamo gestire l'esistente e continuiamo nella folle politica della quantità. E mentre gli altri praticano la ricerca della qualità, Roma continua a espandersi senza fine e senza idee. Povera capitale.

La Roma in crisi sfida Alemanno

di Ylenia Sina

«Roma bene comune». Uova, farina e coriandoli ieri mattina contro il sindaco, Tremonti e Berlusconi che chiudono gli Stati generali della città all'Eur. Corteo in un quartiere militarizzato. Il Forum dei movimenti per l'acqua pubblica riesce a ottenere la sospensione della privatizzazione nella capitale fino al referendum Precari, senzacasa, lavoratori delle municipalizzate in piazza contro la svendita della città e i tagli

Maschere e coriandoli contro «la fiction degli Stati Generali di Roma». Mentre, dentro a un Palazzo dei Congressi trasformato in "zona rossa", Alemanno si apprestava a regalare la città a industriali e costruttori, ieri mattina centinaia di persone hanno manifestato per le strade dell'Eur dietro allo striscione "Roma Bene Comune". «Noi siamo qui per rappresentare la vera Roma» denuncia Giulia Bucalossi dei movimenti per il diritto all'abitare «quella che non ha trovato spazio nella vetrina degli Stati Generali, quella della precarietà e dell'emergenza abitativa, dei tagli al welfare e ai servizi sociali». Per questo ieri, ad assediare il palazzo dove era in corso la presentazione del Comitato Olimpico 2020, «ennesimo grande evento che fa pregustare affari per tutti come già successo per i Mondiali di nuoto del 2009 e come sta accadendo per l'Expo 2015» denunciano dalla Roma Bene Comune, era presente un ampio schieramento della "Roma della crisi". Dai movimenti per il diritto all'abitare, ai lavoratori (rappresentati dai sindacati di base Usb e Cobas) delle aziende municipalizzate nel mirino della privatizzazione (Atac, Acea e Ama), dalle insegnanti dei nidi comunali che hanno distribuito alla piazza l'appello per lo sciopero generale indetto dai sindacati di base per l'11 marzo, fino ad arrivare ai precari. Dai cittadini di Tor Bella Monaca contro il Masterplan, ai rom del Comitato Ex Casilino 900 e del Metropoliz fino ad arrivare al Forum dei Movimenti per l'acqua pubblica. Con loro anche la Federazione della sinistra.

L'appuntamento per tutti è alle 9,30 ma dal luogo del concentramento, la fermata di Eur Palasport, il corteo parte solo verso le 11. Sullo sfondo le Ex Torri delle Finanze in demolizione per lasciare spazio al mega progetto residenziale di lusso di Renzo Piano e al cantiere della Nuvola di Fuksas che diventerà il nuovo Palazzo dei Congressi della Capitale, «simboli per eccellenza della Roma della rendita e delle grandi opere». Il corteo, autorizzato solo per un tragitto di cinquecento metri, sfila per un quartiere militarizzato. Bastano pochi minuti e i manifestanti, nascosti dietro a maschere con il volto di Alemanno e di Berlusconi, si trovano la strada bloccata. «Oggi siamo qui perché la città vera merita ascolto» urlano dal microfono gli organizzatori «e anche perché vogliamo dare un degno benvenuto al Presidente Berlusconi». Di fronte alle forze dell'ordine volano uova, farina e coriandoli. Una signora maghrebina che si attacca al blindato urlando «casa, casa» ricorda le rivolte che stanno incendiando l'altra sponda del Mediterraneo.

Ed è proprio alla forza delle rivoluzioni che stanno contagiando i paesi nordafricani che i presenti al corteo hanno fatto riferimento più volte. «Anche noi dobbiamo rivendicare e conquistare la nostra Piazza Tahrir» afferma Paolo di Vetta dei Blocchi Precari Metropolitani «e anche la mobilitazione di oggi è importante per un percorso che, partendo dal 14 dicembre, ci deve portare a costruire una vera opposizione a questo governo e a questa amministrazione». Dopo più di un'ora di blocco i blindati ricevono l'ordine di spostarsi per permettere ai manifestanti di proseguire il corteo fino a Piazza Asia, chiusa in un cerchio dalle forze dell'ordine. Poche centinaia di metri che però avvicinano l'assedio della Roma Bene Comune al "Palazzo dei Privati".

È ormai l'una di pomeriggio, dentro il Palazzo dei Congressi il Presidente del Consiglio Berlusconi sta benedicendo il Comitato Olimpico 2020 in presenza del ministro dell'Economia Tremonti e della Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, quando ai manifestanti arriva la notizia che nel pomeriggio il sindaco Alemanno riceverà una delegazione. «Un incontro che ha aperto un tavolo sulla crisi che sta affrontando questa città» spiegano i manifestanti a margine dell'incontro «mentre nei prossimi giorni verranno fissati una serie di tavoli con i singoli assessori. Ma intanto una prima "vittoria" c'è già: il Forum per l'acqua pubblica ha ottenuto da Alemanno il blocco nella capitale dell'applicazione della legge Ronchi (quella che prevede la vendita ai privati) fino al referendum. Dalla gestione delle aziende municipalizzate ai rom, dall'acqua pubblica, alla svendita delle caserme. Terminati gli Stati generali, è questa la Roma che dovrà affrontare Alemanno.

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