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Roma, bufera sull’urbanistica
7 Maggio 2008
Roma
Servizi e interviste su la Repubblica, ed. Roma, 7 maggio 2008: le reazioni al servizio di Report che ha denunciato una situazione esplosiva. Con postilla (m.p.g.)

Roma, bufera sull’urbanistica

Paolo Boccacci

«Questa puntata di Report è un cattivo esempio di servizio pubblico informativo. Non me lo sarei aspettato. Sono costretto a passare alle vie legali.».

Finirà in tribunale lo speciale della trasmissione Report dedicato all’urbanistica romana, un martellante j’accuse di un’ora sui nuovi quartieri nati nella periferia della Capitale negli ultimi quindici anni sotto le giunte di centrosinistra. A querelare il programma condotto da Milena Gabanelli è l’ex assessore all’Urbanistica della giunta Veltroni e ora deputato del Pd Roberto Morassut, che attacca: «C’è un’incredibile massa di falsità e di approssimazioni che vuole gettare un’ombra su 15 anni di politica urbanistica capitolina, su un’amministrazione che ha approvato per la prima volta dopo 100 anni il piano regolatore generale con tre voti di consiglio, 7000 osservazioni e migliaia di incontri con cittadini, comitati di quartiere, associazioni imprenditoriali, associazioni ambientaliste e organizzazioni professionali».

I capi d’accusa della trasmissione sono numerosi e pesanti, sostenuti da interviste ad abitanti dei nuovi quartieri, ad ambientalisti, urbanisti "critici" come Paolo Berdini e Vezio De Lucia, e all’archistar Massimiliano Fuksas, messe in contraddittorio indiretto con un "botta e risposta" con lo stesso Morassut.

La prima accusa è quella di aver progettato le nuove centralità, ovvero i nuovi quartieri, su terreni di proprietà dei grandi costruttori, da Francesco Gaetano Caltagirone ai Toti, dai Parnasi agli Scarpellini. Ma non è tutto. Si parla anche di case già costruite e di servizi che mancano. A Ponte di Nona, il quartiere di Caltagirone, gli abitanti affermano che il trenino passa ogni 40 minuti. A Bufalotta, edificata da Caltagirone, dai Toti e da altri costruttori, invece non ci sarebbe ombra di quel "parco delle Sabine" pubblicizzato dai cartelloni con le offerte delle case in vendita.

E ancora. Durante tutto l’arco del programma si riafferma il concetto che ogni operazione rappresenterebbe un enorme regalo fatto ai costruttori e una cementificazione anche di aree pregiate del territorio. Vediamo a volo d’uccello. La Nuova Fiera di Roma? Un regalo ai Toti. La nuova sede della Luiss nel complesso dell’Assunzione? Altro cadeaux. La Centralità della Romanina? Un grande affare per il costruttore Scarpellini, che avrebbe offerto 50 milioni per costruire la nuova metropolitana in cambio di un aumento di cubatura, poi negato, che gliene avrebbe fatti guadagnare 250. Avanti. Ad Acilia niente campus universitari promessi. Poco lontano i palazzi abusivi di Antonio Pulcini, soprannominati "Le terrazze del presidente" condonate, mentre si aspetta ancora il raddoppio di via Acilia. Ancora: Grotta Perfetta quartiere dormitorio, Tor Pagnotta anche. A Vitinia le costruzioni metterebbero in pericolo le antiche torri. A Ponte di Nona gli abitanti passano in macchina venti giorni all’anno per il traffico. Tor Vergata non ha un metrò. E sulla via Appia Antica si condonano gli abusi edilizi. Infine anche la Città dei piccoli nell’ex Fiera di Roma della Colombo sarebbe un colossale affare per gli imprenditori che vi costruirebbero case, uffici e negozi, mentre Bonifaci ha avuto il cambio di destinazione d’uso per far nascere delle case a ridosso della Flaminia. Ma Report va anche a Parigi e a Madrid per scoprire che nella Capitale francese si costruisce solo su suoli acquistati da una società mista con la presenza del capitale pubblico al 51% e in quella spagnola il Comune costruisce e affitta case a 350 euro al mese.

«Il quadro di Roma? Assolutamente veritiero» afferma Vezio De Lucia «con tanti regali ai costruttori. L’errore più grande nell’aver avviato quella procedura che al tempo dell’amministrazione Rutelli fu chiamata "pianificar facendo" che significava facciamo il piano, e ci sono voluti 15 anni, e nel frattempo si assumono decisioni in deroga contrattate con i costruttori, anche con l’accordo della sinistra radicale».

Critico l’architetto Paolo Desideri. «È spregevole ridurre la lettura di 15 anni della storia urbanistica di Roma delle giunte di sinistra al fatto che la sinistra avrebbe imparato a fare affari. Non è vero. La sinistra ha imparato a fare regole. Le giunte Rutelli e Veltroni hanno il merito di avere varato il nuovo piano regolatore, le regole di questo mercato liberista che è sempre stata la Roma dei palazzinari, esattamente il contrario di quello che si è visto in televisione».

«Nell’urbanistica romana non c´è niente di positivo» afferma l’urbanista Paolo Berdini «Il problema è la guida della città che deve essere nelle mani dell’amministrazione pubblica e non della proprietà fondiaria. Ho contato oltre 50 accordi di programma in variante sia al piano del ‘62 che a quello nuovo. La somma di tanti pezzi scollegati non fa una città».

«Sono un estimatore della Gabanelli» ribatte l’ex presidente dell’Inu Paolo Avarello «ma questo servizio mi ha deluso, perché si punta a fare spettacolo con una confusione di informazione e molto qualunquismo. Era tutta una melassa tendente al negativo senza approfondimenti veri sul negativo e senza citare il positivo che c’è».

"Abbiamo demolito 250 costruzioni abusive"

Carlo Alberto Bucci

Dieci anni con le ingiunzioni di abbattimento in mano e le ruspe alle spalle. Con centinaia di demolizioni abusive messe a segno. E con due volte l’auto da ricomprare perché, nel 1998 e nel 2000, l’utilitaria di famiglia venne data alle fiamme. Lettere minatorie, pedinamenti, cani feroci alle calcagna. È la vita, sotto tiro e sotto scorta, di Massimo Miglio, 58 anni, dal 1998 alla guida dell’Ufficio centrale antiabusivismo del Comune di Roma.

Anche il suo ufficio è stato citato da Report. Perché?

«Hanno detto che abbiamo regalato 700mila metri cubi al costruttore Pulcini. Un banale errore. Il nostro ufficio non è competente al rilascio di concessioni. Ma si occupa, esclusivamente, della repressione dell’abusivismo».

Dieci anni di lavoro, quante demolizioni?

«Circa 250, a Roma e provincia, per un totale di mezzo milione di metri cubi di volumetrie abbattute».

Un bel polverone.

«Non sta a me dirlo. Certo, non mi risulta che in Italia esista una città che più di Roma abbia represso l’abusivismo edilizio».

Nonostante i condoni dell’85, del 1994 e del 2003?

«I condoni edilizi sono stati nefasti, certo. Ma più nefasto è il prendere tempo. È invece necessario intervenire con immediatezza, fare presto. Abbattere cioè quando l’edificio è ancora solo uno scheletro di cemento. E questo nell’interesse anche della persona che ha fatto l’abuso, che eviterà così nuove, inutili spese».

Dal centro storico alla periferia, dai parchi alle antenne di Monte Mario: quali sono state le "Punta Perotti" di Roma?

«I nostri ecomostri sono, erano, i due complessi da 25 appartamenti abbattuti in zona Boccea. Ma anche le 60 abitazioni, costruite sui resti di una fattoria in via della Giustiniana, nel Parco di Veio, zona protetta e vincolata, demolite l’anno scorso».

Stesso rigore sull’Appia Antica?

«Certo, ricordo nel 2005 che intervenimmo di notte per tirare giù le costruzioni abusive di fronte a Cecilia Metella scoperte il giorno prima. E al momento non ci sono nuovi casi di abusi recenti né demolizioni in programma. La zona è ben controllata».

Nel 2004 vi presero a sassate quando interveniste al Celio.

«Veramente fui inseguito da un uomo che, armato di bastone, mi urlava: "Ti ammazzo!" C’è stata da poco l’ultima udienza per il processo. Ma ciò che conta è che siamo intervenuti abbattendo edifici nel verde, che poi è diventato parco pubblico. Una grande soddisfazione».

Che strumenti le servirebbero per migliorare la lotta al mattone selvaggio?

«Ad esempio, che il Tribunale amministrativo regionale, ogni volta che sospende l’esecuzione di un provvedimento di demolizione, contestualmente sospendesse la prosecuzione dell’attività edilizia».

Perché?

«Altrimenti diventa un vincolo per l’amministrazione comunale. E una sorta di liberatoria per l’autore dell’abuso edilizio».

Morassut: "Hanno deformato la realtà Le regole sono certe"

Paolo Boccacci

Morassut, ha annunciato una querela a Report, parlando di falsità raccontate sull’urbanistica romana.

«Certo. Un esempio? Si è detto che in una memoria di giunta presentata da me il 22 febbraio del 2008 per la centralità di Acilia Madonnetta, vi sia stato scritto che il campus universitario di Roma Tre sia saltato e che non vi sia nessuna previsione di trasporti pubblici. Niente di più falso».

L’accusa numero uno: le centralità nascono seguendo gli interessi e le proprietà dei suoli dei grandi costruttori.

«È una visione paleolitica e tendenziosa. Le proprietà delle aree fabbricabili sono necessariamente e quasi sempre private. Poi nelle centralità abbiamo dimezzato i metri cubi previsti nel ‘62. E nelle quantità approvate è prevista la cessione al Comune della metà per i servizi. I redattori di Report avrebbero potuto leggere le norme tecniche del piano, raccontare un’altra storia e imparare anche qualcosa. Per non dire che stiamo realizzando la metrò C, che sarà la linea metropolitana più lunga d´Europa».

Altra accusa: da Bufalotta a Ponte di Nona mancano i servizi.

«Tanto per cominciare tutte le varianti di Bufalotta di cui parla Report sono virtuali, non sono mai state approvate. Bufalotta e Ponte di Nona poi sono previsioni del vecchio prg, quello del ‘62. Sono due esempi dell’eredità gravissima che abbiamo ricevuto dagli anni ‘60-‘80. Lo sforzo di questi anni è stato quello di reperire le risorse per le infrastrutture, ad esempio, per Ponte di Nona, con le complanari sull’A24.

Tor Pagnotta: mancano i collegamenti.

«Il comprensorio del prg del ‘62 aveva una previsione di 5,5 milioni di metri cubi: li abbiamo ridotti ad uno e cento imponendo al proprietario delle aree di contribuire alla realizzazione del trasporto pubblico, che sta per andare in appalto, la Eur-Tor De Cenci-Tor Pagnotta, un tram su gomma».

Ma è ancora da fare.

«Certo, ma avere imposto il finanziamento è una delle motivazioni che ha condotto importanti quotidiani legati a poteri economici nella capitale ad avere sul piano regolatore di Roma negli ultimi mesi e anni un comportamento estremamente conflittuale».

"Le terrazze del presidente" di Pulcini non erano abusive?

«Si è trattato di condoni rilasciati dopo una lunga istruttoria e tenendo conto di ciò che stabiliva la legge fatta da Berlusconi».

Si è parlato di agro romano devastato dal cemento.

«Il nuovo piano regolatore ha dimezzato le dimensioni del vecchio prg, da 120 a 65 milioni di metri cubi, di cui la metà non residenziali, ha esteso i vincoli storico-archeologici da un’area di 1700 ettari a una di 7000 ettari e ha vincolato a verde due terzi del territorio romano, 88 mila ettari su 129 mila. Rivendico con orgoglio una stagione urbanistica straordinaria. In 15 anni sulla moralità della nostra amministrazione e delle persone che l’hanno guidata non è passata un’ombra. Non sarà una cattiva trasmissione televisiva a incrinare questa immagine»

A Parigi si costruisce solo su aree di società miste, con capitali a maggioranza pubblici.

«Parigi è la capitale della Francia amata dalla Francia e ha un’immensa disponibilità di risorse. Non è la stessa situazione di Roma. Qui abbiamo avviato un percorso simile per la riqualificazione di Ostia insieme al Demanio dello Stato».

Rampelli: "Il problema è la totale assenza di servizi e case popolari"

Ha visto Report sul Piano regolatore di Roma?

«Sì, molto interessante. Bentornato il giornalismo d’inchiesta. Però perché così tardi? Queste scelte urbanistiche che hanno messo in sofferenza la città erano state delineate fin dalla prima giunta Rutelli». Fabio Rampelli, deputato di An, architetto (tesi sui centri storici) autore del libro che inneggia al parco di Tormarancia, è uno dei nomi che ricorre come prossimo assessore all’Urbanistica.

In mezzo, però, i maxi-condoni del governo di centrodestra. Facile gridare alla cementificazione.

«Ma il Campidoglio aveva il dovere del controllo e della repressione degli abusi edilizi e invece ha consentito a circa 70 mila persone di costruirsi una casa abusiva. A quel punto la scelta era mettere in mezzo a una strada quelle famiglie o trovare soluzioni alternative. E comunque il primo condono generalizzato fu quello delle borgate abusive fatto da Petroselli, sul quale si sono consolidate le fortune della sinistra».

Nella trasmissione si parla anche del maxi-condono che ha favorito il costruttore Pulcini, con zoommata sui suoi finanziamenti, tutti dichiarati, a partiti come An e Lega.

«Non ho visto quella parte, ma comunque sarei molto più preoccupato da finanziamenti che vengono in nero che non quelli registrati».

Torniamo al parco di Tormarancia per il quale si è tanto battuto. Come sa, la sua istituzione ha quasi raddoppiato i diritti di cubatura dei costruttori che ora hanno cantieri in molte altre zone, una fra tante la Cassia. Dove però voi protestate contro il cemento...

«Noi abbiamo sempre chiesto soluzioni diverse rispetto alle compensazioni. Mai attuate. E comunque parliamo della tutela di un parco archeologico unico al mondo di fronte alla quale la previsione di costruire 2 milioni di metri cubi, una città come Pomezia, faceva rabbrividire».

Troppe case costruite, è la tesi di Report. Però tutte già vendute. E tra gli scontenti c’è chi ammette che il valore, in due anni, è raddoppiato. Voi fermerete i cantieri?

«La vera tragedia dell’urbanistica di questi anni non è tanto nell’aver costruito case ma l’assenza di edilizia sociale e di infrastrutture per migliorare la qualità della vita dei romani. A maggior ragione visti i 70 milioni di mc in più previsti nel Prg»

E allora?

«Noi facciamo una proposta innovativa, la "sostituzione": significa demolire le aree degradate delle periferie per dotarle di servizi, piazze, strade e poterle poi densificare. A quali quartieri penso? Non li dico, si creerebbero allarmi ingiustificati. Ci vorrà grande consenso anche tra cittadini e municipi».

Torrino, Infernetto: tanti comitati di quelle aree si sono schierati con voi e spesso sono pieni di abusivismo edilizio.

«Noi useremo il pugno di ferro contro ogni illegalità. Vogliamo una città delle regole anche nel campo dell’urbanistica. Per arrivarci però bisogna offrire strumenti facili e veloci per realizzare ciò che si è in diritto di fare. La iper-burocrazia può indurre a una inaccettabile logica del far da sé».

Anche la sua giunta dovrà fare i conti con le pressioni di costruttori proprietari o che hanno interessi nei giornali. Da Caltagirone a Toti a Bonifaci. Come li terrete a bada?

«Siamo stati chiamati dai romani a tutelare gli interessi di tutti, troveremo una soluzione che sappia coniugare le esigenze degli imprenditori con quelle della Capitale d’Italia».

Postilla

La trasmissione Report ha avuto il grande merito di sollevare il coperchio delle pesanti ipocrisie che ricoprivano il “modello Roma” e di indicare ad una vasta platea quale è quella televisiva che il re è nudo, allargando la discussione finora ristretta a pochi spazi privilegiati, come eddyburg.

Da sempre critici sugli ultimi lustri dell’urbanistica capitolina, registriamo quindi con grande interesse questo riaccendersi di attenzione mediatica che ha visto, per il momento, soprattutto le reazioni stizzite di chi si è sentito messo sotto accusa. Primo fra tutti l’assessore Morassut che cerca un recupero dopo le desolanti affermazioni sulla capitale come una “giungla in cui si combatte a colpi di machete” pronunciate in trasmissione, con una serie di smentite (da verificare) che però non incrinano il disperante quadro d’insieme sulla gestione urbanistica della Capitale che emergeva nel servizio televisivo. Quadro costruito con ritmo incalzante sia attraverso le parole degli intervistati, sia con l’evidenza delle immagini, testimoni inesorabili di uno squallore edilizio che credevamo archiviato ai film denuncia anni ‘60.

O ancora Massimo Miglio, a capo dell’Ufficio antiabusivismo del Comune, che restituisce un’immagine della situazione dell’Appia improntata ad un ottimismo da eroe della ruspa contraddetto quotidianamente dalle cronache che ritrovate su eddyburg.

Ma già s’annuncia una nuova gestione e nuovi protagonisti; alcune affermazioni dell’esponente del centro destra Rampelli sono senz’altro condivisibili: la condanna delle compensazioni come strumento ordinario di pianificazione, il richiamo alla “città delle regole” e l’accenno a quella “sostituzione” che pare prefigurare la ricerca di soluzioni di riqualificazione e la rinuncia a nuovo consumo di suolo. Meno ci piacciono le semplificazioni distorsive sui “condoni” di Petroselli (quella era davvero edilizia di necessità!) e l’affermazione finale secondo la quale occorre “coniugare le esigenze degli imprenditori con quelle della Capitale d’Italia”, con la quale si ribadisce che le richieste di pochi, valgono tanto (se non di più) dei bisogni di tutti, intesi come l’insieme non solo dei cittadini romani, ma di tutti coloro che vivono Roma.

E’, quest’ultima, un’aspirazione cui siamo purtroppo abituati da tempo e che scorre sotto traccia in maniera bipartisan come poche altre. Eddyburg, con l’aiuto di quanti vorranno allargare la discussione e portare il loro contributo ad una vicenda di capitale importanza, rimarrà ad osservare, ad analizzare, a criticare: in maniera bipartisan. (m.p.g.)

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