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Antonio di Gennaro
Ritorno da Gomorra
22 Marzo 2009
Segnali di speranza dalla terra della camorra, in una corrispondenza per eddyburg, 21 marzo 2009

Segnali di speranza da Caserta. Il 19 marzo si è svolta a Casal di Principe la grande manifestazione nel quindicesimo anniversario dell’esecuzione di don Giuseppe Diana, con una straordinaria partecipazione giovanile (erano presenti più di 40.000 ragazze e ragazzi). Nei giorni precedenti, anche le istituzioni avevano battuto un colpo, con l’adozione, da parte della Giunta provinciale di Caserta, della proposta di Piano territoriale di coordinamento, il primo che questa terra martoriata potrebbe finalmente a darsi.

Non si tratta di un piano qualsiasi, ma di una strategia, una road map verso la legalità. Il punto di partenza è il “territorio negato”, l’analisi impietosa delle ferite inferte alla Terra di lavoro da cinquant’anni di crescita disforme, sotto la spietata regia di una criminalità organizzata che fattura ogni anno un terzo del Pil regionale. Le aree degradate della provincia sono state minuziosamente cartografate, misurate, classificate, definendo una strategia complessiva di recupero, presidio, riconquista al controllo dei pubblici poteri.

Il piano dedica grande attenzione al territorio rurale, quanto ancora rimane dei paesaggi di Campania felix, introducendo un rigoroso regime di tutela per porre fine alla scriteriata distruzione delle terre nere della pianura vulcanica, sostenere il presidio agricolo, contrastare il degrado e l’avvelenamento criminale delle risorse di base: le acque, i suoli, gli ecosistemi.

Poi c’è la città, o meglio l’informe conurbazione, che, incurante dei confini amministrativi, si estende senza soluzione di continuità da Capua a Battipaglia, per più di 100 km, inglobando un centinaio di comuni: una sterminata periferia che occupa il 15% del territorio regionale, nella quale vivono come possono i tre quarti dei cittadini della Campania. Il piano affronta senza remore questa drammatica realtà, evidenziandone compiutamente gli squilibri: un pauroso disagio abitativo, nonostante tutto il suolo consumato, e un deficit di attrezzature e spazi verdi pari equivalente a 6.000 campi da calcio.

Insomma, una fame di case e spazi pubblici che preluderebbe al sacco finale del territorio agricolo, se il piano non dimostrasse inoppugnabilmente che l’imponente fabbisogno può essere interamente soddisfatto utilizzando le aree già urbanizzate, sottoutilizzate, dismesse, senza consumare nemmeno un metro quadro di campagna.

Il piano, coordinato da Vezio De Lucia e Georg Frisch , deve molto all’iniziativa dell’assessore Maria Carmela Caiola che, seppur avvicendata nel corso del mandato, ha gestito le fasi decisive di definizione degli indirizzi e di organizzazione degli uffici. Il fatto singolare è che l’adozione giunge alla vigilia del commissariamento dell’Ente provinciale, dopo le improvvise dimissioni del Presidente. L’auspicio è che la gestione commissariale riesca a dare continuità a questa esperienza, sino all’approvazione definitiva. Dopo tante denunce, sarebbe una risposta importante della Repubblica all’emergenza sociale, criminale ed ambientale che sta distruggendo questa parte del paese. Un bel segnale per quei 40.000 ragazzi che nel nome di don Peppe Diana hanno ribadito di non voler mollare; ma anche per quel pezzo – ahimè dominante - di opinione pubblica, che sembra aver definitivamente optato per la rassegnazione, l’afasia, la resa.

Chiunque può pubblicare questo articolo alla condizione di citare l’autore, e la fonte come segue: “tratto dal sito web http://eddyburg.it”

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