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Claudio Colombo
Ristoranti e sale convegni a Villa Reale - Il progetto anti declino divide Monza
27 Marzo 2011
Beni culturali
Non è vaga questione di principio, ma solida sostanza: uso improprio di un bene culturale collettivo, e regalo agli amichetti a spese dei cittadini. Corriere della Sera, 27 marzo 2011 (f.b.)

MONZA— Forse aveva ragione Cicciolina. Nel maggio del 2002, candidata alle Comunali di Monza nella lista dei Libertari, la mai dimenticata Ilona Staller propose un casino (accento sulla o) all’interno della Villa Reale, «per portare turismo e farla rivivere» . Forse aveva ragione lei. Di sicuro ce l’ha chi pensa che la reggia di Monza debba tornare a rinascere, facendo dimenticare le brutte immagini che potete vedere qui a fianco: calcinacci, stucchi sbrecciati, quadri bucati, arredi distrutti. Per dovere di cronaca, va detto che non tutti i 740 locali dell’ex residenza estiva dei Savoia sono così malmessi: il degrado è concentrato nel corpo centrale e in una delle due ali (la nord) che lo racchiudono. Sono zone proibite al pubblico, oscurate e tristi ma comunque esistenti: in sintesi, una vergogna che mortifica il bello e la cultura.

La situazione è questa, e bisogna correre ai ripari. Il problema è come farlo, chi deve farlo, con quali soldi: la discussione sta avvelenando il clima politico del capoluogo brianzolo. Monza è guidata da una giunta di centrodestra con sindaco leghista, ma il colore del potere c’entra poco: anche amministrazioni di segno opposto sono inciampate per decenni nell’ingombrante presenza del grande complesso all’interno del Parco cintato di 700 ettari, il più vasto d’Europa. Nessuna è mai riuscita nell’impresa di ridare piena dignità ambientale e culturale al luogo. Ogni monzese doc conosce la storia della Villa: sa che re Umberto I, proprio lì fuori, davanti alla società sportiva Forti e Liberi, si prese la revolverata fatale dall’anarchico Bresci.

Comincia in quel momento (siamo nel 1900) il lento declino che ha portato al degrado di oggi. E in quegli anni cominciano a circolare gli improbabili piani di recupero che qualcuno si è preso la briga di contare: almeno 180. Del casinò abbiamo riferito. Ma che dire del progetto che prevedeva un sanatorio per «militari smobilitati e tubercolotici» ? E come giudicare, culturalmente parlando, destinazioni tipo centro commerciale, autosilo, parco divertimenti, case di riposo per artisti in pensione? Idee tante e confuse, risultati pochi, e non soltanto per mancanza di fondi. Oggi Monza sta litigando su un progetto per metter mano alla Villa. Tutta no, costerebbe troppo: almeno 110 milioni di euro, secondo il progetto-quadro Carbonara (del 2004).

Ma un pezzetto sì, tanto per cominciare, con denari già stanziati e pronti nel piatto. Il percorso è stato questo: gli attuali proprietari (Comune di Monza, Regione Lombardia, Stato) più Milano che possiede una quota-Parco, hanno creato nel 2009 un Consorzio che ha affidato a Infrastrutture Lombarde — una spa di Regione Lombardia — la gestione del bando per i lavori. Al bando hanno risposto due società, che attendono (a giorni) il verdetto. Si tratta di restaurare il corpo centrale e una parte dell’ala nord, i più disastrati. L’importo dei lavori di questo primo lotto è di 23 milioni. e 400 mila euro, di cui 19 provenienti da fondi pubblici e 4 e mezzo a carico del privato, che avrà in concessione per 30 anni (a 30 mila euro di affitto annuo) gli spazi restaurati. Si progetta di riconvertire stanze piene di storia in ristorante, sale convegni, aree dedicate al commercio e all’artigianato.

Il Consorzio pubblico avrà a disposizione 36 giorni l’anno per organizzare eventi. Questo l’accordo, difeso dalla maggioranza e criticato duramente dall’opposizione, Pd in testa. La tesi della maggioranza: la riqualificazione ridarà lustro e bellezza alla Villa. La tesi dell’opposizione: i privati la trasformeranno in un orrendo luna park. Si è mossa anche la società civile: il comitato «La Villa Reale è anche mia» ha raccolto 11 mila firme di cittadini «che dicono no — argomenta la portavoce Bianca Montrasio— a un bando che di fatto privatizza un bene pubblico» . All’appello hanno aderito Oliviero Toscani e Renzo Piano, Gillo Dorfles e Walter Veltroni, Margherita Hack e Rita Levi Montalcini, moneta pesante da spendere in un incontro richiesto al presidente della Repubblica Napolitano.

«Il Comune— insiste Maurizio Oliva di Italia Nostra — ha affidato ai privati un ruolo ambiguo. Ha senso chiamarsi fuori dalla gestione di un bene del territorio?» . Anche il Fai è perplesso: «La logica di intervento a spezzatino premia i tempi del consenso politico ma è perdente sui tempi della cultura» . Replica Pietro Petraroia, ex sovrintendente, direttore del Consorzio Villa: «Ci sono confusione e disinformazione. Viene demonizzato il privato, senza sapere che restauro e gestione avverranno sotto lo stretto controllo della mano pubblica, in linea con le norme del Codice dei beni culturali e del paesaggio. La realtà è che la Villa Reale, per la prima volta dal 1861, è interessata da un progetto unitario e globale» . Il sindaco Marco Mariani parla di «opzione storica» e sostiene che le firme dei cittadini sono state «estorte con l’imbroglio» : «La realtà è una sola:— commenta sbrigativo e colorito — la Villa sta crollando e bisogna impedirlo. Chi non è d’accordo si comporta da pirla» .

La Camera di commercio di Monza e Brianza, presente nel Consorzio, snocciola numeri interessanti, tipo i 70 milioni di indotto all’anno che potrebbe offrire una Villa completamente restaurata, con la creazione di 800 nuovi posti di lavoro e il coinvolgimento di 300 imprese. Ma le cifre non spengono la polemica. Domani sera, consiglio comunale. Il fronte del no sosterrà anche la tesi di irregolarità nella procedura di assegnazione del bando (Mariani nega: «Ci sono tutte le firme che servono» ). Il fronte del sì ribadirà la validità del progetto. La sensazione è che la partita vivrà come minimo i tempi supplementari, con gli inevitabili ricorsi al Tar. Il traguardo del 2014, indicato nel progetto, sembra davvero un miraggio nel deserto. Al sole di primavera, la Villa Reale è di una bellezza sfolgorante: sembra una vecchia signora adagiata sul prato. In quasi due secoli e mezzo di vita ne ha viste tante, e ha persino retto all’urto di Cicciolina: è un luogo del cuore che merita dignità.

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