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Zygmunt Bauman
Restare se stessi in terra straniera è la sfida dell´era delle diaspore
13 Settembre 2008
Scritti su cui riflettere
“La nuova incarnazione dei diritti umani è il diritto a preservare l'identità anche nei paesi ospitanti”. La Repubblica, 13 settembre 2008

Le città, ed in particolare le metropoli, sono come pattumiere in cui i problemi della globalizzazione vengono gettati. Sono anche laboratori in cui l´arte di vivere con questi problemi (pur non risolvendoli) è sperimentata, messa alla prova e (speriamo) sviluppata. Mi concentrerò su un aspetto del processo di globalizzazione: e cioè, il mutamento di alcuni aspetti della migrazione globale.

Si possono individuare tre distinte fasi migratorie nell´epoca moderna. Quella attuale, la terza, tuttora in pieno vigore e slancio, ci porta nell´era delle diaspore: un arcipelago planetario di insediamenti etnici/religiosi/linguistici ha indotto una logica della redistribuzione planetaria delle risorse umane. Le diaspore sono disseminate, diffuse, si estendono in molti territori sovrani, ignorano le rivendicazioni territoriali per la supremazia di richieste e doveri locali, sono schiacciate dal doppio (o multiplo) legame della "doppia (o multipla) nazionalità" e doppia (o multipla) lealtà.

La nuova migrazione pone un punto interrogativo al legame tra identità e cittadinanza, individuo e luogo, vicinato e appartenenza. I confini del proprio "quartiere" sono porosi, è difficile identificare chi vi appartiene e chi è un estraneo. Che cos'è ciò a cui apparteniamo in questa località? Che cos´è ciò che ognuno di noi chiama casa e, quando ricordiamo e ripensiamo a come siamo arrivati qua, quali storie condividiamo? Vivere come noi in una diaspora tra diaspore ha imposto alla nostra attenzione il tema della "convivenza con la diversità". È probabile che avvenga solo una volta che tale differenza non sia più percepita puramente come una "irritazione temporanea", e così, diversamente dal passato, urgentemente bisognosa di interventi specifici, insegnamento e apprendimento. L'idea dei "diritti umani", si traduce oggi nel "diritto a essere diverso".

Un po' alla volta, questa nuova interpretazione dell'idea dei diritti umani, tutt'al più, semina tolleranza; deve cominciare seriamente fin d´ora a seminare solidarietà. La nuova interpretazione dell´idea di diritti umani scardina le gerarchie e distrugge l'immagine di una "evoluzione culturale" verso l'alto (progressiva). Forme di vita galleggiano, si incontrano, scontrano, precipitano, si aggrappano l´una all´altra, si fondono, si separano (per parafrasare George Simmel) con uguale gravità specifica. Le fisse e monolitiche gerarchie e le linee evolutive sono state sostituite da interminabili lotte per il riconoscimento, endemicamente inconcludenti; o al massimo da scale gerarchiche rinegoziabili.

Potremmo dire che la cultura è nella sua fase liquido-moderna, fatta a misura della libertà di scelta individuale. E dovrebbe sostenere tale libertà; assicurarsi che la scelta sia inevitabile: una necessità vitale e un dovere. La cultura contemporanea si basa su offerte, non norme. Come già notato da Pierre Bourdieu, la cultura vive secondo la seduzione, e non regole normative; secondo relazioni pubbliche, e non mantenimento dell'ordine; creando nuovi bisogni/desideri/volontà, non coercizione. Questa nostra società e una società di consumatori, e proprio come il resto del mondo è vissuto da consumatori, la cultura si trasforma in un magazzino di prodotti pensati per il consumo – in cui ognuno di essi compete per catturare l´attenzione di potenziali consumatori nella speranza di attirarli e trattenerli per un attimo. Abbandonare i rigidi standard, assecondare la mancanza di discriminazione, servire tutti i gusti non privilegiandone alcuno, incoraggiare la discontinuità e la "flessibilità" e romanticizzare l'instabilità e l'inconsistenza, è questa la "giusta" strategia da perseguire.

L'attuale fase di progressiva trasformazione dell'idea di cultura dalla sua originaria forma ispirata all'Illuminismo verso la sua reincarnazione liquido-moderna è stimolata e gestita dalle stesse forze che promuovono l'emancipazione dei mercati dagli impedimenti di natura non-economica – cioè da quei legami sociali, politici ed etici. Perseguendo la propria emancipazione, l'economia, focalizzata sul consumatore liquido-moderno, fa affidamento sulle offerte in eccesso, sul loro invecchiamento accelerato, e sul rapido declino del loro potere seduttivo – cose che, tra l'altro, la rendono un´economia di dissipazione e spreco. Dal momento che non è dato sapere in anticipo quali offerte si riveleranno sufficientemente attraenti da stimolare il desiderio consumistico, l'unica soluzione è quella di costosi tentativi.

La cultura sta diventando ora come uno di quei reparti del tipo "tutto ciò che ti serve e che puoi sognare" dei grandi magazzini in cui il mondo abitato da consumatori si è trasformato. Come in altri reparti di quel magazzino, le mensole strapiene sono rifornite giornalmente di merci, mentre i banchi sono addobbati con le ultime offerte commerciali destinate a scomparire immediatamente, assieme alle attrazioni che pubblicizzano. Le merci e le pubblicità allo stesso modo sono pensate per accrescere i desideri e stimolare le volontà (come George Steiner ha notoriamente descritto – "per un massimo impatto e un immediato invecchiamento"). I commercianti e i copywrighter contano sul connubio tra il potere seduttivo delle offerte e la radicata "arte di primeggiare", il desiderio di "ricavarsi uno spazio" proprio dei potenziali consumatori. La cultura liquido-moderna, differentemente dalla cultura dell´epoca del nation-building, non ha persone da acculturare. Ha invece clienti da sedurre. E, diversamente dai suoi predecessori "solidi moderni", non vuole più lasciare che le cose si risolvano da sole, il suo compito oggi è rendere permanente la sua sopravvivenza – rendendo temporali tutti gli aspetti della vita dei suoi precedenti protetti, ora rinati come clienti.

(Traduzione di Silvia Sai, testo elaborato in occasione del primo Festival delle Culture "Uguali-Diversi" a Luzzara e Novellara dal 12 al 14 settembre)

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