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Ugo Pierluigi; Mattei Sullo
Repressione mediatica in val di Susa
28 Gennaio 2012
Articoli del 2012
Un riepilogo e un commento sull’operazione politico-economico-mediatica contro il movimento della val di Susa. Il manifesto, 27 gennaio 2012

VENT'ANNI DI STORIA E UN BLITZ

di Pierluigi Sullo

«Blitz contro i No Tav!», gridano i siti dei grandi giornali. Finalmente il progresso avanza, si direbbe. Qualche giorno fa è stata pubblicata la lettera con cui alcune persone di un certo rilievo - Luca Mercalli, Ivan Cicconi, Sergio Ulgiati e Marco Ponti - rispettosamente si rivolgono al presidente del consiglio, Mario Monti, per fargli notare che da ogni punto di vista - compreso quello liberista che anima il governo dei "tecnici" - il tunnel Tav in Val di Susa è una follia, proprio come gli abitanti della Valle e i loro numerosi amici sostengono ormai dal 1992.

1992? Caspita, giusto vent'anni. Chi se lo ricorda più il mondo del 1992? Eppure, in quell'anno capitarono molte cose. Ne ricordo alcune, forse istruttive a chi abbia la pazienza di leggere.

Il 6 gennaio una bomba viene fatta esplodere sulla linea ferroviaria poco prima del passaggio dell'espresso Lecce-Milano-Stoccarda all'altezza di Surbo. Si evita una strage per un pelo. Purtroppo i No Tav avrebbero preso ad esistere qualche mese dopo, non potevano essere loro i colpevoli. Il 13 gennaio iniziano i telegiornali Fininvest: primo il Tg5, diretto da Enrico Mentana. L'anno dopo Berlusconi sarebbe "sceso" in politica. Il 7 febbraio i 12 stati della Cee firmano il Trattato sull'Unione Europea, noto come Trattato di Maastricht. Il 17 febbraio a Milano il socialista Mario Chiesa, direttore del Pio Albergo Trivulzio, viene arrestato per una tangente di 7 milioni di lire. È il primo atto di Mani pulite. Il 5 aprile le elezioni politiche: Dc 29,7%; Pds 16,1%; Psi 13,6%; Lega Nord 8,7%; Prc 5,6%. Il 23 di maggio sull'autostrada che collega Palermo all'aeroporto di Punta Raisi il tritolo uccide il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e tre agenti di scorta. Il 26 Oscar Luigi Scalfaro diviene Presidente della Repubblica. Il 28 giugno Giuliano Amato forma il nuovo governo: farà la manovra da 100 mila miliardi che "salverà" l'Italia. Il 9 luglio un decreto autorizza infatti il governo al prelievo forzoso sui conti correnti bancari del 6 per mille. La misura è giustificata dal bisogno di fronteggiare le forti speculazioni internazionali che stanno colpendo la lira. Inoltre, il governo decide la privatizzazione di quattro imprese statali: Eni, Iri, Ina ed Enel. Il 19 luglio a Palermo vengono uccisi da un'autobomba il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Il 18 luglio, nella sala consiliare di Bussoleno nasce nell'indifferenza di politici e media il primo comitato No Tav. Più o meno nello stesso periodo Nomisma, società legata a Romano Prodi, si aggiudica consulenze varie sull'Alta velocità ferroviaria. Il 31 luglio, accordo tra Confindustria e sindacati: viene soppressa la scala mobile a partire dal gennaio 1993. Il 12 agosto l'ente Ferrovie dello Stato viene trasformato in società per azioni. Ma facciamola breve. Il 3 novembre il democratico Bill Clinton è eletto presidente degli Stati Uniti. Il 3 dicembre l'Italia decide l'invio di un contingente per partecipare all'operazione Restore Hope in Somalia.

Se siete arrivati fin qui, noterete quanto lontano sia il 1992 e allo stesso tempo quanto vicino. Certo i presidenti americani e i nomi dei corrotti, o i paesi in cui soldati italiani vanno in «missione di pace», cambiano. Ma c'è qualcosa di duro, di coriaceo, che resta. Le «manovre», le privatizzazioni, in nome della modernità e dell'Europa, per esempio. E i No Tav della Valsusa.

La magistratura di Torino ha firmato 26 ordinanze di custodia cautelare in carcere, messo una persona ai domiciliari, prescritto 15 obblighi di dimora. Il «blitz» ha interessato quindici province in tutta Italia. E Marco Imarisio, giornalista del Corriere della Sera specializzato in "movimenti", oltre a far sapere che «i reati contestati sono resistenza, violenza, lesioni, danneggiamento aggravati in concorso», scrive che l'operazione ha «colpito i vertici del movimento in Valle e a Torino...», e che è stato «colpito il centro sociale torinese Askatasuna, considerato il braccio operativo del movimento No Tav». Imarisio, autore anche di un libro su Genova 2001, si deve essere specializzato in qualche altro movimento, visto che i No Tav non hanno notoriamente alcun «vertice», e non delegano a nessuno il ruolo di «braccio operativo». Tanto è vero che lo stesso procuratore di Torino, Giancarlo Caselli, ha detto che gli arresti non sono diretti contro la Valle di Susa o il movimento No Tav: «I soggetti che abbiamo individuato - ha dichiarato - sono autori, a nostro avviso, di specifici episodi di reato. È un'operazione che riguarda 41 persone e solo tre sono della Valle».

Ma quali sono, gli episodi di «resistenza» ecc.? Inizio luglio 2011: poliziotti e carabinieri - seguiranno gli alpini - occupano un'area della Valle di Susa, alla Maddalena di Chiomonte, poco dopo dichiarata «area di interesse strategico», cioè militarizzata, quindi sottratta alla normale gestione dei comuni, dei cittadini. Questa area viene chiamata «cantiere» perché vi dovrebbero lavorare le imprese (della Lega Coop) che hanno l'appalto per lo scavo di un tunnel esplorativo, propedeutico al tunnel di 52 chilometri. Ma in effetti nessuno vi sta lavorando, occupare manu militari la zona è un'azione dimostrativa, serve a dire ai cittadini della Valle che hanno perso la battaglia e all'Unione europea che ora si possono versare i milioni di euro promessi per l'opera (che ne costerebbe miliardi). La gente si oppone, cerca di divellere le reti, organizza una serie di manifestazioni che, in un clima sempre più minaccioso, sono sostanzialmente pacifiche, sebbene determinate (e per forza: i No Tav accumulano sapere e capacità di azione dal 1992).

Passano i mesi, ed ecco il "blitz". Proprio mentre i camionisti fanno i blocchi, i siciliani impugnano i forconi, il movimento dell'acqua fa quadrato attorno al referendum, i pescatori si fanno picchiare dalla polizia, e insomma i sondaggi sempre più rosei, l'unanimità o quasi dei partiti (come dimostra il testo votato dal Senato sul nuovo Trattato europeo) e il coro di elogi dei media non impediscono che le ferite e le fratture provocate dalla cura liberista del governo alla società italiana si traducano in proteste diffuse. I No Tav, come spesso è capitato loro negli ultimi anni, servono da cavia.

Ci vorrà ben altro, per farli finalmente tacere, quei valligiani riottosi. Intanto, Monti non risponde a chi contesta con fatti e cifre l'Alta velocità in Val di Susa (e a Firenze, per dirne un'altra). Forse il professore non ha argomenti?

CITTADINI ATTIVI, NON TERRORISTI

di Ugo Mattei

C'ero anch'io sui sentieri di Ramats lo scorso tre luglio e la sera sono rientrato incredulo di fronte all' aggressione irresponsabile delle forze dell'ordine ai manifestanti, saliti in montagna per una sacrosanta protesta in risposta allo sgombero della Libera Comunità della Maddalena, avvenuto solo pochi giorni prima. Salendo in fila e respirando quell'inebriante aria di montagna e di resistenza nei confronti di un potere arrogante e irrazionale, guardavo quei ragazzi, dell'età delle mie figlie e dei miei studenti. Ero fiero, come cittadino attivo, di vedere la loro partecipazione indignata da cittadini, agli antipodi di quella trasformazione in consumatori docili ed in carrieristi pronti ad ogni compromesso in cui da anni le riforme della scuola e dell'università tentano di trasformare i giovani occidentali, vittime designate del crollo della società opulenta. Attraversando le stradine del piccolo borgo e soffermandoci a bere ad una fontana che, a causa del traforo autostradale, offre acqua meno buona di un tempo, mi avevano colpito le signore che, sporgendosi sui balconi, ci ringraziavano per il nostro impegno per quella loro valle che da sempre è stata anche la mia valle.

Poi, in serata, la visita all'ospedale di Susa, il ritorno a Torino e il lavoro politico insieme alla Fiom per una grande fiaccolata, che per la prima volta era aperta da un cartello a me carissimo: No Tav Bene Comune. Venticinquemila persone, in massima parte torinesi, la solidarietà di tanti movimenti in lotta, da quello per l'acqua pubblica agli occupanti del Teatro Valle di Roma, a dimostrazione che il No Tav non è un movimento Nimby ma che invece sa far parte, a tutti gli effetti, di quella grande rete per i beni comuni che sta riuscendo ad organizzarsi (tappa importante domani a Napoli) per salvare il nostro paese dallo schianto cui lo condannano le politiche prone ai diktat del potere finanziario globale. Pochissimo dopo quel 25 luglio si scatenava la reazione contro la "primavera italiana" e contro il tentativo di ricominciare dai beni comuni: un tentativo di cui il movimento No Tav, con il suo rispetto certosino per il territorio è e resta parte integrante.

L'attacco alla legalità e il tentativo di obliare il senso politico delle lotte di primavera iniziava ad agosto con un susseguirsi di provvedimenti di pseudo-urgenza che ancora in troppo pochi ci sgoliamo per denunciare e per chiamare con il loro nome: emergenza democratica! La militarizzazione del cantiere Tav ci ha consegnato un messaggio forte e chiaro: per spartirsi quel bottino si è pronti a tutto. Ieri mattina la retata, volta a criminalizzare e intimorire non certo il solo movimento No Tav, che subisce questa sorte da vent'anni, ma proprio quel dissenso, quella solidarietà, quella cittadinanza attiva che lega in una sola lotta per i beni comuni le tantissime vertenze aperte sul territorio da chi rifiuta la logica dello stato di eccezione. Pratiche autoritarie che ci fanno piombare in un'emergenza democratica ancor più preoccupante ogni volta che la magistratura tiene bordone all' esecutivo.

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