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Sandro Roggio
Referendum, futuro in gioco
15 Dicembre 2007
Sardegna
“Gli interessi contro il Piano paesaggistico sono molto forti. - Ci saranno cittadini capaci di mobilitarsi contro il cemento?”. Dala Nuova Sardegna, 14 dicembre 2007

Si andrà a referendum, forse con due quesiti, sulle norme regionali di tutela del paesaggio. Chi, come me, aveva pensato che i promotori avrebbero rinunciato dopo il primo insuccesso ha dovuto ricredersi. La posta è di quelle in grado di mobilitare energie e il lavoro svolto nelle aree calde dell’intrapresa immobiliare ha fatto il risultato.

Gli avversari del Ppr sono agguerriti: le norme hanno impedito, importanti trasformazioni di luoghi preziosi (dove investe gente come Ricucci, Fiorani, ecc.) ed è facile immaginare l’impegno che sarà messo per aprire nuove brecce nel sistema di tutela.

Una casa di medio rango può valere nelle zone costiere di pregio molti milioni di euro. Un migliaio di case in un breve tratto litoraneo (una cifra tonda, del tutto sottostimata, per dare un’idea) valgono molti miliardi di euro. Spesso si tratta di case opzionate attraverso broker insieme ad azioni e obbligazioni: spesso non sono abitate neppure un giorno. Saranno rivendute quando il mercato, generoso in questi casi, lo renderà conveniente.

Ci saranno cittadini in grado di mobilitarsi, con altrettante motivazioni, per sostenere la linea della tutela? Non mancano gli argomenti (coscienza di luogo, solidarietà tra generazioni, sviluppo durevole) che potrebbero servire a dispiegare energie. Ma non ci sono segnali incoraggianti. Da una parte gli slogan dei detrattori contro il «Ppr blocca-sviluppo». Dall’altra troppo poche le iniziative di chi dovrebbe spiegare le scelte del Ppr per evitare alleanze improprie. Operatori turistici che vivono della qualità del paesaggio e palazzinari - un pizzaiolo e un immobiliarista - non possono essere in sintonia, uniti nella «lotta dura per altra cubatura». Questa è una storia che va avanti da tempo e peserà non poco nell’esito.

Il referendum abrogativo della legge «salvacoste», si svolgerà a giugno. Un altro referendum è stato dichiarato ammissibile dal Tar sul Ppr. Non ha retto, com’è noto, l’argomentazione secondo il quale è tante cose disomogenee (e quindi improponibile un solo quesito avverso). Il Tar ha ritenuto che si tratti di un complesso di norme «ispirate alla medesima ratio o comunque strettamente collegate». La sentenza - improvvidamente definita «politica» da qualcuno - aiuta piuttosto a fare chiarezza. Le scelte politiche della Regione indicano, secondo il Tar, «una netta inversione di tendenza, diretta a privilegiare una protezione forte del paesaggio e dell’identità sarda, con sacrificio delle potenzialità edificatorie soprattutto nella fascia costiera (...) in forza dei nuovi poteri conferiti alla Regione dal Codice Urbani, come bene paesaggistico e riconosciuta come area di particolare ed unico pregio, soggetta tuttavia da decenni ad aggressioni ormai giunte al limite della tollerabilità (...)».

E’ una constatazione importante: sarebbe utile se divenisse patrimonio di molti. Insieme agli apprezzamenti, ampiamente motivati, per i risultati delle politiche per il paesaggio e per lo strumento di pianificazione, che giungono da organismi internazionali e da altre Regioni che si cimentano nell’applicazione del Codice. Dall’esito del referendum forse non dipenderà la sopravvivenza o la cancellazione delle regole. C’è comunque da augurarsi che, oltre la reclame, sia un’occasione per un dibattito approfondito e civile su una questione sostanziale per il futuro della Sardegna.

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