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Pierfrancesco Curzi
Rami, il giocattolaio di Aleppo. “Io contrabbandiere di felicità”
1 Settembre 2016
2015-La guerra diffusa
«Il coraggio di un siriano tra la Finlandia e la Siria per portare sollievo ai bimbi sotto le bombe: “Assad? Daesh? Tutti criminali”».

Il Fatto Quotidiano, 1 settembre 2016 (p.d.)

Sembra il titolo di un film e, chissà magari potrà diventarlo. Il giocattolaio è un siriano trapiantato in Finlandia dal 1989, la cui passione/missione è regalare un sorriso ai bambini costretti a vivere sotto le bombe. Rami Adham, 44 anni, va e viene da Aleppo e quando va, si comporta proprio come gli affascinanti “spalloni” a cavallo tra Ottocento e Novecento lungo la nostra linea di confine con Austria e Svizzera: i contrabbandieri dell'epoca si caricavano sulle spalle enormi valigie o sacchi pieni di merce e denaro. Oggi, oltre un secolo più tardi, Rami Adham si carica zaini pieni di giocattoli. E varca la frontiera tra Turchia e Siria.

Quando è successo l'ultima volta?

A inizio anno. Sto preparando il prossimo viaggio. Per motivi di sicurezza non posso rivelare la data esatta. Sono viaggi complicati, le cose cambiano in fretta, gli amici possono diventare nemici, all'improvviso.

Si preannuncia pericoloso?

Sì, specie dopo l'assedio e la battaglia di Aleppo, con i ribelli bombardati con i barili e dalle forze russe. È il viaggio più delicato finora.

Quale sarà il tuo itinerario?

Non posso addentrarmi nei particolari. Ti posso solo dire che con l'aereo da Helsinki raggiungerò la Turchia, poi si vedrà. Da lì viaggerò su strade non ufficiali, varcherò il confine da punti non segnalati. Ho guide molto preparate.

Spiegaci cosa significa essere un toy smuggler, un 'trafficante di giocattoli'.

Significa portare un sorriso ai bambini che soffrono. Quando guardo in faccia i miei figli che vivono sereni e sicuri, non posso non pensare a quel che vedo ogni volta ad Aleppo.

Come parte la missione?

Grazie a serate, incontri e contatti in Finlandia, riesco a raccogliere giocattoli. Poi li carico sull'aereo per la Turchia e da lì, a mano, li porto con me fino ad Aleppo.

Per la prossima missione quanti ne porterai?

Oltre 600 pezzi.

Quando hai iniziato questa attività particolare?

Porto aiuti, giocattoli soprattutto, alla popolazione colpita da quando è iniziata la battaglia di Aleppo, quattro anni fa. Da quando la Turchia ha chiuso le frontiere con la Siria, dalla primavera del 2015, sono diventato un ‘contrabbandiere’ perché supero il confine clandestinamente.
Porti i giocattoli solo ad Aleppo?
Beh, quella è la città dove sono nato, il simbolo dell'aggressione del regime, ma capita di svolgere la mia funzione anche in altri centri dell’area, quelli liberati dalla presenza dei soldati di Assad.

C'è la storia di un bimbo che ti ha colpito in particolare?

Sì, una bambina di Aleppo, avrà avuto 6-7 anni e l'ho incontrata durante l'ultimo viaggio. Un giorno le ho dato un giocattolo, la mattina seguente me la sono ritrovata davanti: “Non lo hai preso ieri il giocattolo?”, le ho chiesto, e lei: “Ne volevo altri per tutti i bimbi del mio quartiere che hanno perso i genitori e non possono venire qui perché sono soli”. A quel punto le ho detto di portarmi da loro.

Oltre ai giocattoli, porti anche altri aiuti?

Certo, il denaro che riesco a raccogliere durante le raccolte e quello che viene donato alla nostra Ong, Toy Smuggler of Aleppo, dalla gente comune, dalle associazioni. Ogni singolo euro va a favore di Aleppo, non mi tengo neppure i soldi per il viaggio. La base dell'organizzazione è nella capitale finlandese, ma capita spesso di fare incontri in altri paesi, di conseguenza gli aiuti arrivano da varie parti del mondo. L'obiettivo primario in questa fase, è raccogliere abbastanza fondi per realizzare una scuola, la nostra scuola. Le bombe di Assad ne hanno distrutte tante, noi ne costruiamo una che rappresenti il sacrificio di tutte le altre. Un segnale forte.

Durante i tuoi viaggi in Siria, sei costretto ad assistere a scene inenarrabili, a incontrare gente che soffre; come si superano questi choc?

È brutto dirlo, ma ci si fa l'abitudine. Ogni volta che torno ad Aleppo la trovo sempre più piegata, distrutta, violata. E ad accogliermi arriva sempre la notizia di un parente o di un amico che non ci sono più, uccisi dalla guerra. È frustrante, ma bisogna andare avanti.

Cosa pensi della situazione attuale in Siria, ad Aleppo?

Penso che la resistenza dei ribelli sia un atto di eroismo e la rivoluzione un atto da supportare, sin dalle origini.
Dove sta, secondo te, il lato peggiore del conflitto, il governo siriano, il Daesh?
Sono tutti criminali, non riesco a distinguerli.
Rami, non hai paura quando torni in Siria?
Resto sempre pietrificato, e sempre di più.
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