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Rami Khuri
Quattro dubbi sull’attacco militare alla Siria
18 Aprile 2018
2015-La guerra diffusa
Internazionale, 17 aprile 2018. Il giornalisto libanese riprendei numerosi e pesanti dubbi sull’efficacia, la legittimità e credibilità dell’interventoUsa, Francia e UK alla sventurata Siria

Internazionale,

L’attaccomissilistico anglo-franco-americano lanciato in Siria perpunire il governo e dissuaderlo dall’uso di armi chimiche dovrebbe fermare perun breve periodo questo barbaro strumento di guerra, come già successo inpassato. Tuttavia, nel contesto del tradizionale e prolungato militarismoamericano ed europeo in Medio Oriente, l’operazione genera sensazionicontrastanti perché restano forti dubbi in merito alla sua efficacia,legittimità, credibilità e comprensione del contesto siriano. L’operazione sembra essere un’azione politica che non tieneconto delle dinamiche locali e regionali, concepita unicamente per direall’opinione pubblica occidentale che le tre potenze coinvolte rispettano lavita umana e il diritto internazionale più dei governi in Siria e in Russia.Una tesi abbastanza discutibile se consideriamo il numero di vittime provocatoda Stati Uniti, Francia e Regno Unito nella regione per decenni. Probabilmentele conseguenze dell’operazione non fermeranno il caos e le nuove forme diviolenza che affliggono la regione, come succede ogni volta con questo tipo diazioni militari esterne.
Un problema di efficacia
I bombardamenti lanciati tra il 14 e il 15 aprile nonsembrano particolarmente efficaci. Vent’anni di attacchi continui degli StatiUniti e di altre potenze contro i gruppi terroristici e i governi radicali, acominciare dai missili lanciati nel 1998 contro Al Qaeda in Sudan eAfghanistan, non hanno fermato Al Qaeda o altri gruppi simili, che al contrariostanno prosperando e che si affermano solo in zone devastate da attacchimilitari stranieri o interni, come la Somalia, lo Yemen, l’Iraq, l’Afghanistane la Siria. Il numero di governi e forze radicali che si oppongono agliStati Uniti e ad altre potenze straniere è aumentato costantemente negli ultimianni. Non c’è da stupirsi se di recente l’influenza di Iran, Russia, Hezbollahe Turchia in Siria e in altri territori arabi sia aumentata, soprattutto graziealle conseguenze del militarismo continuo degli Stati Uniti e di altre potenzestraniere e arabe, un militarismo il cui scopo era proprio quelli di “ridurre”questa influenza. L’ambasciatrice statunitense all’Onu Nikki Haley e i suoiamici saranno anche “pronti e carichi”, come lei ha dichiarato, ma resta ilfatto che dal 1998 gli americani si sono sparati più volte sui piedi con leloro operazioni militari in Medio Oriente lanciate per sconfiggere ilterrorismo e ridurre l’influenza dell’Iran. In definitiva Washington harafforzato quelli che voleva indebolire.

Un problema di legittimità
Gli attacchi non sembrano nemmeno legittimi, perché leNazioni Unite e altre istituzioni autorizzate a verificare le responsabilitàdell’attacco chimico non hanno svolto il loro lavoro sul campo – che sarebbedovuto cominciare il 15 aprile – prima di stabilire qualsiasi misura punitiva.Le tre potenze responsabili dell’attacco non possono sostenere di aver agitoper legittima difesa, perché non erano sotto la minaccia di un attaccoimminente e non sono state attaccate, diversamente da quanto accaduto con l’11settembre. Le potenze occidentali che sostengono di rispettare il diritto internazionalee nel frattempo lo infrangono o lo ignorano hanno chiaramente un problema dilegittimità.

Un problema di credibilità
Inoltre gli attacchi non sono particolarmente credibili. Lepreoccupazioni dell’occidente per i morti causati dalle armi chimiche perdonopeso, per due motivi. Il governo siriano e le forze di opposizione hanno uccisocentinaia di migliaia di civili, spesso con metodi disumani come i barili bombao gli assedi che miravano ad affamare il nemico, e questo non sembra averprodotto grandi azioni da parte delle potenze che hanno attaccato, anche se leconseguenze sono state ben peggiori. Il loro sdegno morale davanti alla mortedi civili innocenti è inoltre messo in discussione dal fatto che Stati Uniti,Regno Unito e Francia sono direttamente responsabili per la morte di centinaiadi migliaia di civili in Medio Oriente nel corso di decenni di interventimilitari e azioni politiche dirette, inclusi quelli attuali in Yemen.

I risultati a brevetermine di operazioni militari come questa tendono a svanire per la mancanza diuna politica più ampia
Ironia della sorte, il Regno Unito è la potenza che haintrodotto l’uso di armi chimiche nella regione durante la prima guerramondiale, armi che i britannici avrebbero voluto usare per reprimere unarivolta anticoloniale in Iraq (anche se alla fine non lo hanno fatto).L’impegno degli occidentali per evitare la morte di altri innocenti in modocrudele sarebbe più credibile se, per esempio, gli Stati Uniti e il Regno Unitosmettessero di assistere l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti nella loro guerra contro loYemen, dove decine di migliaia di persone sono malate di colera emigliaia sono morte per malattia, malnutrizione e altre conseguenze delleguerra. Tutte le morti causate dalla guerra sono ripugnanti e vannofermate con azioni collettive da parte di tutti i paesi che rispettano la vitaumana. Non si può procedere con le azioni sparse di un pugno di governi chesembrano parecchio selettivi nel loro sdegno per le sofferenze umane, maalquanto episodici nel loro rispetto del diritto internazionale.

Un problema di contesto
Gli attacchi, infine, non hanno tenuto conto del contestogenerale della guerra in Siria e dei suoi diversi collegamenti regionali eglobali. Nello specifico, i risultati a breve termine di operazioni militaricome questa – o come l’attacco angloamericano in Iraq del 2003 o anche larecente guerra contro il gruppo Stato islamico – tendono a svanire per mancanzadi una politica più ampia che affronti e cerchi di risolvere i problemi chehanno generato la guerra. È necessario un approccio più comprensivo erealistico per fermare i combattimenti, stabilizzare la Siria e gestire altretensioni che in questo momento circondano il paese, a cominciare dagliinteressi curdi, iraniani, israeliani, turchi e russi.

Questi attacchi portano avanti la tradizione occidentale diguerra senza fine nella regione araba cominciata da Napoleone più di due secolifa, un’attività che oggi sembra solo intensificarsi con l’utilizzo di droni,missili Cruise, strumenti di guerra elettronici e combattenti a contratto.Anche i risultati non variano: resistenza da parte delle potenze locali,distruzione delle società mediorientali e nascita di forze e governi radicaliche sfidano l’aggressore straniero. Questa dinamica è tanto più pericolosa oggise teniamo conto dell’intervento militare diretto in Siria di potenze nonoccidentali e regionali come l’Iran, la Russia, la Turchia, Israele eHezbollah. Solo una soluzione politica, sociale ed economica aldeterioramento delle condizioni di vita negli stati arabi metterà fine allaviolenza, liberandoci dai nostri dittatori e vietando l’uso di armi didistruzione di massa. Solo così troveremo la pace, diritti uguali per tutti eprosperità per il martoriato popolo di questa regione.
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