Un altro passo per la trasformazione della città in un mosaico di recinti. All’asta per essere "valorizzati " le isole di Sant’Andrea e Vignole, e il vasto complesso dell'Idroscalo. Articoli di Francesco Bottazzo e Alberto Vitucci, Corriere del Veneto e La Nuova Venezia, 10 aprile 2017 (m.p.r.)
Corriere del Veneto
«PROGETTO VENEZIA»
di Francesco Bottazzo
Milano. Fino agli anni Novanta era il luogo dove gli operatori finanziari ci facevano le aste a chiamata, quella Borsa «gridata » che è ancora oggi nell’immaginario collettivo. E non è un caso se in questa stessa sala il governo ha «messo all’asta» la caserma Miraglia delle Vignole, un’isola della laguna veneziana: «E’ un luogo significativo e abbiamo bisogno di trovare investitori», ha spiegato il ministro della Difesa Roberta Pinotti. In realtà l’obiettivo è razionalizzare, ridurre la spesa e valorizzare tutta l’isola. Perché ancor oggi in alcuni edifici ci sono i Lagunari che verrebbero spostati alla caserma Bafile di Mira dove saranno concentrate tutte le funzioni, anche quelle della caserma Matter di Mestre.
«Il sindaco ha accettato il piano a patto che ci rimangano vicini», sorride il ministro. «I lagunari sono i nostri marines e hanno sulla loro divisa il leone di San Marco. Vorrei che con questo accordo le Forze armate si sentissero a casa a Venezia perché per noi la sicurezza è di straordinaria importanza », incalza Luigi Brugnaro. Gli schermi di Palazzo Mezzanotte trasmettono le immagini dell’isola, dell’idroscalo e di quel canale attorno al quale sono stati costruiti tutti gli edifici, alloggi, officine, padiglioni e cavana. Per capire quello che è stato denominato «Progetto Venezia» bastano pochi numeri e un po’ di storia: 197 mila metri quadrati sulla laguna, trenta costruzioni e un canale navigabile di 800 metri di lunghezza e trenta di larghezza (l’idroscalo) da una parte; centro di addestramento militare fin dal 1884, base di partenza degli idrovolanti e di Gabriele D’Annunzio per molte delle sue imprese dall’altra.
Resort e marina la nuova vita dell’isola (ma senza nuovi edifici, i volumi dovranno rimanere quelli di oggi) dopo la gara per la concessione di 50 anni che bandirà Difesa Servizi, la società del ministero che si farà assistere nel ruolo di advisor della Cassa Depositi e prestiti. «Ma sarà un percorso partecipato con una consultazione pubblica per raccogliere idee», precisa Fausto Recchia, amministratore delegato di Difesa Servizi spa. Poi al suono della campanella (l’avvio del bando previsto a giugno) bocce ferme e spazio agli investitori che saranno chiamati a pensare a un’operazione che sfiorerà i duecento milioni di euro. «Venezia può contare su 30 milioni di turisti all’anno, è il posto più sicuro al mondo, ed è molto collegato - riflette Aldo Mazzucco, amministratore delegato della Cdp - Su questi tre pilastri si svilupperà la ricerca di investitori, presumibilmente grandi società di resort che hanno intenzione di puntare su attività convegnistiche e aziende internazionali».
Anche grazie alla posizione privilegiata a dieci minuti dal canale della Giudecca e da una quindicina da Murano. La parola d’ordine e valorizzare: restituire alla fruibilità collettiva luoghi fino a ieri nascosti e chiusi perché occupati dai militari, e far risparmiare il ministero che con l’operazione Venezia riesce a mettere da parte 2,6 milioni di euro all’anno anche grazie alla «chiusura» della caserma Matter di Mestre (con il conseguente trasferimento delle attività a Mira) che verrà modernizzata e probabilmente utilizzata per uffici della Pubblica amministrazione (quali l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza) e case. Il protocollo firmato ieri dal sindaco, dai ministri (Difesa, Infrastrutture e Cultura) e dal Demanio è tra i principali esempi di recupero e «restituzione » al territorio e alle comunità locali di un’area militare di interesse storico-culturale. Il tavolo tecnico costituito subito dopo (e coordinato dal Comune) dovrà individuare le linee guida e le procedure più semplici per eventuali varianti urbanistiche e vigilare sul protocollo.
Gongola il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro quando il ministro ai Beni culturali Dario Franceschini parla di «collaborazioni pubblico-private, riqualificazione dell’esistente e di tutela del patrimonio storico e del paesaggio senza per questo voler dire no a tutto: anche la valorizzazione è una forma di tutela» sottolinea. È la linea su cui si sta muovendo il ministero anche sull’isola di Lazzaretto Vecchio («Stiamo pensando a come intervenire e rigenerare», spiega Franceschini) all’insegna di quello quello che rischia di sembrare uno slogan ma su cui scommette il collega delle Infrastrutture Graziano Delrio. «Venezia deve essere una città viva e abitata, la laguna deve vivere economicamente non solo di turisti». Oggi in mostra c’è la caserma Miraglia delle Vignole, ieri c’era l’isola d Poveglia (su cui l’allora solo imprenditore, e non ancora primo cittadino Luigi Brugnaro aveva previsto un centro per curare disturbi alimentari e un investimento di 40 milioni prima di naufragare sotto le proteste delle associazioni e il dietrofront del Demanio), domani tra gli altri anche gli isolotti (in portafoglio alla Cdp) di Sant’Angelo delle polveri e San Giacomo in Paludo. «Il tema vero del futuro sarà la velocità nel raggiungere gli obiettivi prefissati. La politica, se la vogliamo riformare, deve cambiare ritmo: deve essere meno di parte, più concreta e coraggiosa» sottolinea il sindaco.
La Nuova Venezia
“PROGGETTO VENEZIA”, ALBERGHI NELLE ISOLE
di Alberto Vitucci
«La cosiddetta valorizzazione dei beni demaniali si traduce spesso in una privatizzazione. Con una perdita del bene comune per la collettività».
Un albergo di lusso all’Idroscalo. Resort e casette per turisti nel cuore della laguna, nelle isole di Sant’Andrea e delle Vignole. È questo il destino imminente dei beni demaniali in laguna dopo la firma, avvenuta ieri a Milano del «Progetto Venezia», che riguarda la caserma Miraglia e il complesso dell’isola delle Vignole e di Sant’Andrea, per anni sede dei lagunari.