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Roberta De Rossi
Prodi: «Sul Mose ha prevalso il dialogo»
19 Novembre 2006
MoSE
Giallo: Prodi nega di aver obbligato i “suoi” ministri di dire di si al MoSE rifiutando il confronto con il Comune!!! Da la Nuova Venezia del 15 novembre 2006

Una battuta del premier Romano Prodi è destinata a lasciare qualche coda polemica, nell’accesissimo dibattito di questi giorni sul Mose, dopo il via libera all’intervento (a maggioranza, sponsor il ministro Di Pietro) da parte del Consiglio dei ministri: «Non si fanno le cose imponendo», ha detto Prodi, «ma al contrario serve il metodo del colloquio, del dialogo con la gente che dovrà convivere con questi investimenti. Ciò è l’unico metodo che li rende possibili», «come hanno dimostrato la Tav e il Mose di Venezia, serve il metodo del colloquio» con la società civile.

Il premier parlava da Algeri e, nello specifico, della necessità di procedere con la realizzazione in Italia di nuovi impianti di gassificazione, che si portano appresso molte proteste da parte della popolazione. Ed ha citato il Mose come esempio di «dialogo con al società civile»: eppure proprio il fatto che il governo abbia deciso a prescindere dalla posizione delle amministrazioni locali è la critica che è stata subito mossa da più parti, tanto che il sindaco Cacciari ha annunciato l’intenzione di presentarsi al Comitatone del 22 novembre con un documento che ribadirà punto per punto le richieste avanzate dal Consiglio comunale al governo, per studiare nel dettaglio i progetti alternativi al Mose, liquidati invece da Di Pietro come impraticabili. Il Consiglio «ha forse messo troppo frettolosamente conclusione al confronto», «non tenendo conto dei rilievi e indicazioni del Consiglio comunale» ha commentato Cacciari. Altro che concertazione. Semmai il Comitatone dovesse poi dare il via libera all’intervento, il sindaco chiederà che sia un organismo «terzo», diverso dal Magistrato alle Acque, a vigilare sui cantieri.

Gli ambientalisti, intanto, non sono domi: ieri, Assemblea permanente No-Mose, ragazzi dei centri sociali, fronte rosso-verde, hanno discusso per ore su come continuare la «resistenza». La partita non è del tutto persa: il tutto per tutto - ne sono convinti - si giocherà nella riunione del Comitatone. E chissà che anche la Madonna della Salute non dia una mano: per il 21 novembre, infatti, è organizzata la mobilitazione più massiccia. Niente barricate, per carità: la festa più amata dai veneziani - lo promettono - non verrà turbata. Sarà solo «più informata».

«Diamo appuntamento alle 15 di martedì prossimo, in campo San Barnaba, a tutti quelli che credono che il Mose sia un mostro pericoloso», spiega Luciano Mazzolin, dell’Assemblea permanente No-Mose, «alle oltre 12 mila persone che hanno sottoscritto la petizione che abbiamo inviato alla Comunità europea, che ha aperto una procedura d’infrazione contro l’Italia per come ha gestito la fase di autorizzazione dei cantieri in un’area protetta. In base a quanti saremo, ci sparpaglieremo in tutta la città, occupando i campi centrali, per proseguire fino all’ultimo nella nostra campagna informativa. Invitiamo le persone anche a venire in barca, per un corteo acqueo».

Questa volta non sarà Maometto (in questo caso, gli ambientalisti) ad andare alla montagna (la seduta del Comitatone è stata convocata a Roma). I No-Mose lo assicurano: non protesteranno nella Capitale, il 22 novembre. In compenso parteciperanno - per ampliare quanto più possibile la campagna informativa, oramai alle ultime battute - alle manifestazioni di studenti e Cobas contro la Finanziaria, in programma il 17 novembre sia a Venezia sia a Padova.

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