Parla l’avvocato generale della Corte d’Appello di Napoli Gialanella: “I Comuni non collaborano”». la Repubblica, 9 agosto 2017 (c.m.c.)
«I segnali che arrivano dalla politica in tema di abusi edilizi non mi sembrano esattamente improntati al principio della tolleranza zero», dice l’avvocato generale della Corte d’Appello di Napoli Antonio Gialanella. Dalla sua scrivania, passano tutte le procedure di demolizione di competenza della Procura generale con a capo il pg Luigi Riello.
I due magistrati, d’intesa con le Procure del distretto, hanno dato un forte impulso alla lotta contro il cemento illegale. Ma è una partita che spesso l’autorità giudiziaria non gioca ad armi pari. E non solo per i numeri: a fronte di più di mille procedimenti pendenti, gli abbattimenti eseguiti dalla Procura generale nel 2016 non superano la settantina. «Abbiamo casi, come quello di un centro sportivo, dove l’ingiunzione a demolire è arrivata nel 2008 e solo otto anni più tardi, a novembre 2016, è iniziata la demolizione».
Perché è così difficile mandare giù un manufatto abusivo?
«Innanzitutto serve una sentenza definitiva e i tempi del processo penale non sono brevi. Anche perché parliamo di reati contravvenzionali che vengono giudicati, spesso, in territori dove i tribunali devono confrontarsi con omicidi e delitti di mafia. Dopo la condanna, comincia un altro iter a sua volta molto complesso ».
In cosa consiste?
«Il proprietario dell’immobile può opporsi sul piano giudiziario e avviare procedure strumentali su quello amministrativo. Questo può portare via anche degli anni. E non bisogna dimenticare che senza soldi non si può demolire ».
Chi finanzia l’abbattimento?
«Ci sono casi in cui il destinatario, quando non ha più alternative, procede all’autodemolizione per risparmiare sui costi. Altrimenti, si attiva il finanziamento della Cassa depositi e prestiti. Ma può farlo solo il Comune. È un vero e proprio mutuo concesso all’ente che, dopo la demolizione, si rivale sul proprietario».
Anche il finanziamento richiede tempi lunghi?
«La pratica va istruita. I problemi però ci sono anche a monte ».
In che senso?
«Debbo registrare lentezze dei Comuni nel ricorso al finanziamento della Cassa depositi e prestiti. Come Procura generale, abbiamo dovuto segnalare gli atteggiamenti, per così dire, poco collaborativi di alcune amministrazioni ».
A questo si riferiva quando parlava della politica che non sembra orientata verso la tolleranza zero?
«Questo è un aspetto. Ma arrivano segnali che suscitano perplessità anche dalla Regione Campania, con la legge, ora impugnata dal governo Gentiloni, sulle “misure alternative agli abbattimenti”. Al di là del merito, si rischia di lanciare un messaggio che non scoraggia gli abusi. Come del resto suscita perplessità anche il disegno di legge Falanga ».
Perché un giudizio così severo?
«Se, da un lato, il disegno di legge attribuisce maggiori poteri al prefetto, e questo potrebbe velocizzare le procedure di finanziamento, dall’altro fissa dei tetti di spesa per gli abbattimenti assolutamente inadeguati: 5 milioni per le procedure del 2016 e 10 per quelle tra il 2017 e il 2020 per tutto il territorio nazionale».
Non bastano?
«Le faccio solo un esempio: il Parco nazionale del Vesuvio, che sta svolgendo un’opera meritoria in questa battaglia, ha stanziato nell’ultimo bilancio 659 mila euro».
Sono tanti soldi.
«Sulla carta sì. Però sono già pronti due progetti di demolizione di competenza della Procura generale dell’importo di 300 mila euro, altri due della Procura di Nola per i quali occorrono 860 mila euro e sette della Procura di Torre Annunziata che richiedono 300 mila euro. Una demolizione di media entità non costa mai meno di 50 mila euro. Per abbattere il centro sportivo di cui le parlavo prima, è stato impegnato un milione e mezzo».
Le cautele della politica, almeno in alcuni casi, non possono essere dettate anche dalla volontà di non colpire chi ha realizzato un abuso per necessità?
«È sbagliato presentare la demolizione come uno strumento che penalizza solo gli ultimi. I fatti dimostrano che spesso in gioco ci sono interessi criminali, speculazioni, paesaggi devastati».