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Luigi Di Gioia
Primi effetti della McDonaldizzazione del patrimonio culturale in Puglia
9 Ottobre 2010
La politica nazionale dei beni culturali vista dal territorio. Quanto distruggono per trasformare ogni cosa in hamburger. Scritto per eddyburg

Dal 2009 il governo Berlusconi IV investe ogni anno 160mila euro a favore dei beni culturali. A tanto ammonta lo stipendio di Mario Resca, nominato da Bondi direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale presso il Ministero dei Beni e Attività Culturali. Uno dei meriti del neodirettore, il fiore all’occhiello della sua brillante carriera, è di essere stato dal 1995 al 2007 presidente e amministratore delegato di McDonald’s Italia. Cosa c’entrano gli hamburger con il patrimonio artistico e culturale italiano? In molti, in Italia e all’estero, si sono posti questo elementare interrogativo. Resca ha risposto: “Ammetto di non essere un esperto nel campo artistico però posso portare l’esperienza dell’organizzazione di aziende in difficoltà…Devo attirare turismo culturale, lavorare sull’immagine, fare marketing. Dalla risorsa dei beni culturali bisogna generare ricavi”[1].

A distanza di un anno abbiamo compreso in Puglia cosa c’entrano i panini con la cultura. La McDonaldizzazione del patrimonio culturale ha preso corpo nel bando per la gestione integrata del patrimonio regionale di competenza ministeriale[2], facente seguito alla Circolare n. 49 del 23/3/2009. Dall’alto della sua esperienza, il buon venditore di hamburger avrà pensato: “Dove mi conviene vender panini? Alla stazione Termini di Roma o in piazza S. Antonio nella borgata agricola di Loconia, 200 anime sperdute nella campagna pugliese?” Domanda retorica. Questo, e non poteva essere altrimenti, lo spirito che ha mosso le linee guida e relativi bandi per la gestione del patrimonio, risorsa da cui bisogna generare ricavi, si diceva. Come se fossero hamburger. Pertanto, perché investire risorse nei piccoli musei? Ovvero quelli che attirano solo alcune migliaia o decine di migliaia di visitatori all’anno: pochini per essere appetibili. Ma non si voleva nelle premesse attirare turismo culturale? No, più facile investire e vendere dove i turisti ci sono già. E la realtà pugliese, fatta di piccoli musei, cosparsa di decine e decine di luoghi di interesse archeologico e artistico, da nord a sud dei suoi 400 km di lunghezza, non rientra nella filosofia dell’hamburger. La straordinarietà del patrimonio pugliese, disseminato in ogni dove, punto di forza della sua offerta culturale - unica e originale - fattore importante di quel mix sole-mare-natura-cultura che ha permesso al settore turistico regionale non solo di reggere la crisi, ma addirittura di registrare notevoli incrementi, diviene inspiegabilmente un fattore negativo.

Luoghi della cultura come il Musei archeologici nazionali ubicati nei castelli di Manfredonia (FG) e Gioia del Colle (BA), Il Museo archeologico nazionale di Altamura (BA), l’Antiquarium e Parco archeologico di Canne della Battaglia (BT), già dotati dal 2001 dei cosiddetti “servizi aggiuntivi”, sono stati esclusi dalla nuova gara per l’affidamento in concessione dei servizi. E Taranto ed Egnazia hanno rischiato anche esse l’esclusione. Un bel passo indietro di 10 anni! Eppure stavolta lo Stato non chiede solo oneri e royality, che hanno messo seriamente in ginocchio i concessionari privati in questa loro prima esperienza di gestione, bensì investe dei capitali che sarebbero stati utili - ed opportuni - a colmare il gap di partenza proprio di quei piccoli musei di cui l’intera penisola, non solo la Puglia, è ricca.

Così i piccoli musei, non più gestiti, promossi e messi in rete con realtà più affermate e note, saranno lasciati alla deriva, forse destinati in futuro a passare sotto la competenza degli enti locali (con tutti gli onori e gli oneri).

E che dire di qualche decina di posti di lavoro seriamente a rischio in Puglia? Si tratta di personale qualificato, professionalmente cresciuto e formato in questo decennio di esperienza “multidisciplinare” (dalla semplice biglietteria ai servizi di caffetteria, dalle visite guidate alle attività didattiche, dall’accoglienza alle informazioni, dalla gestione del bookshop al marketing territoriale, ecc.) nei musei pugliesi. Al pari del patrimonio culturale, la McDonaldizzazione farà le sue vittime anche tra i lavoratori.

[1] Mibac: Come Cambierà il Sistema Museale Italiano

[2] Mibac: Gara per l'affidamento del servizi di accoglienza (Puglie)

[3] Mibac: scarica PDF

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