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Enzo d?Errico
Primi addii al Vesuvio, sulla scia del controllore
10 Aprile 2004
Abusivismo
Enzo d’Errico, 3 ottobre 2003. Ma è polemica per l'opposizione dei prelati. Già 900 domande per il bonus da 30 mila euro a chi lascia le case «pericolose». No dei parroci.

Urbanizzazione alle pendici del Vesuvio (Controluce) Il primo ad andarsene è fra i primi che quel giorno ci dovrà essere. Perché se il Vesuvio dovesse svegliarsi, Pasquale Belviso non potrebbe allontanarsi di un metro. Sarebbe costretto a restare accanto ai macchinari dell’Osservatorio geologico, proprio lì, sulle pendici del vulcano. Quei macchinari che, ogni fine mese, gli assicurano uno stipendio da tecnico di laboratorio. Ma che non potranno garantire, quel giorno, la sicurezza della sua famiglia. Allora meglio andare via, infilandosi in quella breccia di speranza aperta dalla Regione Campania: trentamila euro per costruirsi una casa altrove.

Un attimo: e se invece il motivo fosse un altro? Se l’equipaggio stesse abbandonando la nave in vista di un imminente disastro? È quanto si chiedono 600 mila persone, che non vivono a bordo di un transatlantico, ma su una polveriera. Certo, l’interrogativo svapora davanti a dati scientifici che raccontano di un vulcano in letargo, così assopito che nemmeno si stiracchia. Ma se abiti nei 200 chilometri quadrati più pericolosi d’Italia e, una mattina qualunque, leggi che il primo a scappare sarà un tecnico dell’Osservatorio Vesuviano, beh, c’è poco da fare: un brivido lungo la schiena ti corre comunque. Perché, dentro i confini della «zona rossa», la superstizione conta più della prevenzione e il fatalismo uccide spesso la ragione.

Capita perfino quando, dopo decenni d’immobilismo, qualcosa si muove e la Regione decide di premiare chi comprerà casa altrove. Grazie al cielo però c’è Pasquale Belviso, il tecnico che per primo ha richiesto il bonus. Non è tipo da amuleti, quest’uomo di 35 anni che vive a Ercolano e conosce il Vesuvio come fosse un parente. Gli è stata offerta un’opportunità, ci ha ragionato su con la moglie e i due figli, e insieme hanno deciso. Come hanno fatto, del resto, le altre 900 famiglie che, in appena due giorni, hanno ritirato il modulo per il finanziamento. «La mia non è una fuga - precisa -. Rispetto il vulcano, ma non lo temo perché è sorvegliato 24 ore su 24.

E se dovesse svegliarsi, ci avvertirebbe con largo anticipo. In caso di eruzione, però, mi ritroverei a dover scegliere cosa fare: portare in salvo la mia famiglia, o rimanere al lavoro per fronteggiare l’emergenza. Allora ci siamo detti: perché aspettare ancora... Ci danno un’opportunità, cogliamola al volo». Peccato che la Chiesa locale sia convinta del contrario e affidi i suoi dubbi a una lettera firmata dai vicari episcopali e dai decani dei Comuni vesuviani. «Se è vero che gli incentivi economici produrranno l’allontanamento di circa 100 mila persone in 15 anni - si legge nella missiva indirizzata al presidente della Campania, Antonio Bassolino, e all’assessore regionale all’Urbanistica, Marco Di Lello - che qualità di vita avranno le altre 500 mila che resteranno?».

Parole addirittura accomodanti se confrontate con quelle pronunciate da don Raffaele Borriello, vicario di Torre del Greco. «Il danno d’immagine inferto col bonus è un dato certo - sentenzia il prelato -. Il solo invito ad andar via è un atto che spinge alla rassegnazione chi resta». Marco Di Lello, lo stratega del piano che prevede uno stanziamento di 772 milioni di euro in 15 anni destinati a cambiare la faccia dei 18 Comuni a rischio, non cede alla tentazione del rattoppo. Parla chiaro e poco gli importa se lo strappo si fa più profondo.

«Dov’erano i parroci e i vicari episcopali quando le palazzine venivano su a pochi metri dal cratere e l’abusivismo sfregiava irrimediabilmente la loro terra? - sbotta -. Sbaglierò, ma non ricordo che abbiano alzato la voce come fanno adesso. E poi, dicano almeno che cos’hanno in mente: dobbiamo restare con le mani in mano ad aspettare che ci piovano sulla testa cenere e lapilli? Abbiamo consultato decine di volte i sindaci della zona per capire quale fosse la strada migliore. E sono i sindaci a rappresentare le comunità nelle istituzioni: chi altro avremmo dovuto ascoltare?».

Ma attenzione, il Vesuvio nasconde anche uno spicchio di paradiso. Silenzioso, piccolo, ma sufficiente a contenere i sogni di molte famiglie napoletane che, non potendo concedersi il lusso di una casa in città, la vengono a comprare qui, dove i prezzi sono ancora accessibili. «Tre anni fa, mi sono trasferita a Ercolano con mio marito e nostro figlio - racconta Loredana Mariniello, ricercatrice della facoltà di Scienze biotecnologiche -. Con la stessa cifra, a Napoli avremmo acquistato a stento un bilocale da ristrutturare. Oggi, invece, viviamo in un appartamento di cento metri quadri con parco e posto auto. Lo so, è rischioso. All’inizio ci pensavo spesso, poi mi sono abituata e non ci faccio più caso. Come tutti, d’altronde. E credo proprio che, se il vulcano vuole, rimarremo a lungo insieme».

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