La Repubblica, 16 marzo 2015
Se non è un trionfo poco ci manca, i seggi sono chiusi da poco più di un’ora e Felice Casson stappa già lo spumante alla «Casa Fortuna », a Mestre. Dieci anni dopo la sconfitta alle elezioni contro Massimo Cacciari, l’ex pm si prende un pezzo di rivincita alle primarie: un civatiano che spazza via due renziani, e così sarà lui il candidato sindaco di Venezia il prossimo 31 maggio. Con il 55,6 per cento dei voti ha battuto il giornalista della Nuova Venezia Nicola Pellicani, appoggiato dal Pd renziano (24,4 per cento); e l’ex consigliere comunale e avvocato Jacopo Molina (20%), renziano pure lui ma senza il grosso del partito alle spalle.
Per il senatore, 61 anni, era sì una vittoria attesa, con i sondaggi degli ultimi giorni (tutti ufficiosi) che lo davano in vantaggio, ma non con uno stacco così netto. L’impostazione legalitaria della sua campagna elettorale, in contrapposizione al cosiddetto «apparato», lo hanno premiato in una città ancora scossa dall’arresto, nel giugno scorso, del sindaco pd Giorgio Orsoni, rimasto invischiato nello scandalo legato al Mose. «Quella vicenda ha pesato molto sul voto — spiega un deluso Pellicani — un voto che comunque ha dato una indicazione netta. Peccato perché ho avuto poco tempo per far conoscere la mia proposta, adesso però guardiamo avanti, le nostre idee restano valide». E’ un voto che potrebbe dare un segnale anche a livello nazionale, visto che Casson (area Civati) ha avuto spesso una posizione di dissenso verso il governo di Matteo Renzi. E visto che a livello locale la sua candidatura ha trovato l’adesione di Sel, Rifondazione e ambientalisti, in antitesi rispetto alle dinamiche romane.
Scontri interni a parte, il centrosinistra può comunque dirsi soddisfatto: nonostante gli scandali dei mesi passati, la partecipazione è stata buona. Nei 36 seggi dislocati tra Venezia, Mestre e Marghera sono andati a votare circa 13mila cittadini, addirittura qualche decina in più rispetto al precedente del 2010, quello in cui prevalse proprio Orsoni. Le votazioni erano aperte anche agli stranieri (trecento elettori in tutto) e agli under 18: ma solo diciotto minorenni si sono recati alle urne, numero abbastanza deludente. Nessun problema ai seggi, al massimo un po’ di fila nel centro storico della laguna. Unica nota movimentata di una giornata sonnacchiosa e di attesa, le Sentinelle in piedi in piazza a Mestre; una cinquantina di persone scortate dai carabinieri, con i militanti dei centri sociali a fronteggiarli.
Felice Casson viene accolto dai militanti in piazza Ferretto. Gli squilla il telefono in continuazione.
Chi è, Renzi?
«No, no, ma qualcuno da Roma ha già chiamato, non si preoccupi, non sono isolato come dicevano. Dai capigruppo alle Camere al vicesegretario. Ora mi ha appena scritto un esponente dell’Udc, me lo devo conservare questo messaggino».
Questo voto ha un valore nazionale?
«Non credo, è figlio di quello che è accaduto in questi mesi. Il nostro popolo ha chiesto di voltare pagina con forza, nel nome della trasparenza, della legalità e dell’etica. Un segnale importante, ha vinto tutta Venezia».
Cacciari non la sosteneva, cosa starà pensando adesso?
«Chi se ne importa, davvero. Quando giorni fa ha fatto una conferenza stampa per dire che sosteneva Pellicani mi sono detto: è andata, sono alla disperazione completa. Ora comincia una nuova era».
Per lei è comunque una rivincita, a distanza di dieci anni.
«Era un’epoca fa, ma c’è una differenza rispetto ad allora: stiamo messi molto peggio».
E’ fiducioso per le elezioni «vere»?
«Se il centrosinistra resta unito vinciamo senza alcun problema, chiunque si candidi dall’altra parte».
Perché dice «se»?
«E’ un’ipotetica delle realtà del terzo tipo, diciamo. Spero che nessuno voglia pensare ad altro...».
I suoi avversari dicono che lei è l’uomo dei no...
«Sono per una politica pulita, trasparente, di controllo. So benissimo che non possiamo limitarci a dire sempre no bloccando le attività territoriali, economiche, commerciali, imprenditoriali e così via che ci sono sul porto e sulle grandi navi. Ma dobbiamo essere in grado, e sono certo che lo saremo, di mettere in pratica proposte credibili e attuabili da contrapporre a chi vuole arricchirsi con il malaffare, a chi anzi lo ha fatto negli anni passati».
Senta, ma alla fine si farà questo Mose?
«Ormai i lavori sono arrivati a oltre l’80 per cento e se tutto va bene dovrebbe entrare in funzionamento a metà 2017. La grande questione sarà coprire i costi di gestione e manutenzione dell’opera. Servirà rinegoziare con il governo il patto di stabilità».
Privatizzerà il Casinò, se diventerà sindaco?
«No, vendere i gioielli di famiglia è una strategia miope» ( m. p.)