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Alberto Vitucci
«Premio Attila» a Paolo Costa
4 Settembre 2008
MoSE
Decisione giusta, ma davvero difficile scegliere tra i candidati proposti: alcuni avrebbero meritato l’ex-aequo. La Nuova Venezia, 4 settembre 2008

Premio Attila 2008 a Paolo Costa. Ieri alla Mostra del Cinema i comitati «No Mose, No Dal Molin, coordinamento contro le grandi Navi» hanno proiettato il loro documentario «Venezia Crepa», sui danni «irreversibili e irreparabili» prodotti negli ultimi anni alla città e alla laguna. I lavori del Mose che sono in corso ma anche i progetti della sublagunare e i lavori per l’aeroporto americano Dal Molin a Vicenza.

«Molte erano le candidature, tutte autorevoli e degne di menzione», si legge in un comunicato, «come Prodi, Berlusconi, Galan e Lunardi, la presidente del Magistrato alle Acque Maria Giovanna Piva, la soprintendente Codello e il presidente di Arsenale spa Roberto D’Agostino». «Alla fine», spiegano i comitati, «l’ha spuntata Paolo Costa».

Nei suoi molteplici incarichi, di ex ministro, ex sindaco, parlamentare europeo e adesso presidente del Porto, Costa «ha contribuito a far approvare progetti e opere che hanno cuasato o causeranno danni irreversibili alla città». Ecco allora il Mose, dighe mobili e colate di cemento da 4300 milioni di euro, passato a Roma con il voto favorevole dell’allora sindaco Paolo Costa nonostante il voto contrario, la sera prima, del Consiglio comunale. Il sostegno al progetto di sublagunare, definito dalla giunta nel 2002 «di pubblica utilità» mentre porterà in città altri milioni di turisti e costi a carico della collettività.

E infine la nomina a presidente dell’Autorità portuale, primo atto del nuovo governo Berlusconi, contro le candidature proposte dal Comune e dalla Provincia. «Un esempio di difesa delle lobby per portare avanti progetti spesso non voluti dalle comunità locali, espropriandole di ogni decisione», scrivono i comitati.

Una «nomina» che Paolo Costa - in questi giorni a Bruxelles dove presiede ancora la commissione Trasporti dell’Unione europea - ha accolto con ironia. «Attila io? Forse dovrebbero cambiare il nome del premio. Attila era famoso perché dove passava il suo cavallo non cresceva più un filo d’erba. Al contrario io ho cambiato il progetto del Dal Molin, e ho salvato il grande prato verde». Quanto a Mose e sublagunare, Costa si dice «orgoglioso» di averli sostenuti. «Il Mose andava fatto, alternative non ce ne sono. La sublagunare è l’unico modo per salvare questa città e creare nuovi accessi. Tra quelli che considerano misfatti si sono dimenticati del Passante e del ponte di Calatrava».

Ma i comitati si dicono pronti a dimostrare che il premio è «meritato». Ieri lo hanno spiegato ai gionalisti di mezzo mondo, durante la proiezione di «Venezia Crepa», il documentario-inchiesta di 30 minuti realizzato dall’ associazione Ambiente Venezia e Multimedia records proiettato alla Biennale nella rassegna «Industry». Una raccolta d’autore dei danni provocati alla laguna dai lavori del Mose, dal moto ondoso, dalle Grandi Navi. «Progetti demenziali che distruggeranno questa città per favorire le grandi lobby», accusa Luciano Mazzolin.

Il premio Attila intanto («sezione speciale Nord Est») sarà consegnato stamattina a Paolo Costa dai comitati promotori. L’appuntamento è per le 14.30 alla stazione di Santa Lucia.

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