I commenti a Corriere.it: «Noi siamo un fenomeno nuovo, siamo liberali progressisti, mica pizza e mandolino»
Scrive Giacomo da Londra: «È inutile che il centrodestra s'arrabbi con Tremaglia. La realtà è che Berlusconi ci ha fatto fare figure meschine in Europa e nel mondo. Figure che ci hanno messo in imbarazzo. E questo imbarazzo credo sia stato determinante nell’andamento del voto estero». Scrive Emanuela da Washington: «Non potete neppure immaginare quante volte ho sentito commenti dopo una gaffe di Berlusconi».
Uno stillicidio quotidiano— continua Emanuela—che porta all’esasperazione e alla fine non se ne può più! E questo dev’essere successo a TUTTI gli italiani all’estero, non solo a me». Scrive Michele da Bruxelles: «Noi siamo un fenomeno nuovo, diverso dall'emigrazione tradizionale. Siamo liberali progressisti, anche perché confrontati con mondi politici meno stantii. Che dite: se ne saranno accorti, adesso, o dobbiamo continuare a sorbirci pizza & mandolino?». I commenti sono arrivati ieri pomeriggio: un’email e due tra i 18.000 (!) messaggi giunti alle dirette-video post-elettorali su www.corriere.it. Come questi, altri.
È vero: nel IV Referendum su Berlusconi, questi italiani hanno votato «no», scegliendo la sinistra. Ma qualcuno, a destra, dovrebbe chiedersi: perché? Un’ipotesi. Anzi, un’impressione: molti connazionali all’estero hanno usato quest’elezione 2006 per regolare un piccolo conto personale. E poiché gli italiani all’estero hanno, di fatto, deciso l’esito del voto, val la pena cercare di capire. Qual è l’accusa al presidente del Consiglio? D’essere un «detonatore di stereotipi»: di cui l’Italia —ci piaccia o no— è produttrice instancabile. Lo stereotipo nazionale è un esplosivo che, maneggiato con delicatezza, risulta inoffensivo. Meglio non scuoterlo, però: altrimenti esplode e può far male. Silvio Berlusconi non se n’è curato. La decisione di essere un «politico antipolitico», un primo ministro popolare e populista, l’ha portato a utilizzare all’estero gli stessi codici che gli hanno garantito il successo in Italia (e l’hanno portato, anche stavolta, a sfiorare una clamorosa riconferma).
La passione per il calcio, d’accordo; ma un premier proprietario della Tv, nelle democrazie del mondo, non piace. Va bene la mano sulla spalla dell’amico George e del caro Vladimir; vanno male —molto male— le battute sessuali sulle colleghe capo di governo, e le allusioni sulle disponibili segretarie italiane. Si può essere anticonvenzionali; non si possono fare battute sul nazismo nel Parlamento europeo, mostrare le corna nelle foto, ricevere i premier stranieri con la bandana, paragonarsi a Napoleone e Gesù Cristo. O meglio: si può, ma c’è un prezzo da pagare. E l’hanno pagato i connazionali all'estero. Per chi, nel mondo, ha pregiudizi sul nostro Paese, queste sono occasioni ghiotte: infatti, non se le è fatte sfuggire. Conduco dal 1998, su Corriere.it, un forum che si chiama Italians, ed è frequentato da questa nuova emigrazione professionale. Li conosco bene, questi nomadi che hanno patria: so quanto sono orgogliosi, sensibili, forti e fragili. Posso dire che il risultato del voto all’estero non mi ha stupito per niente?