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Giuseppe Palermo
Preistoria siciliana della legge sul golf
23 Settembre 2010
Lo sport non è innocente al cospetto del territorio. Neppure l’elegante golf. Trinacria docet. Scritto per eddyburg, 22 settembre 2010

Nella seduta del 17 settembre il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro del Turismo Maria Vittoria Brambilla, ha approvato un disegno di legge “che promuove la realizzazione di impianti golfistici, definendone i requisiti ed incentivando la costruzione di strutture ricettive turistico-alberghiere collegate ai campi” [1]. Gli impianti potranno essere realizzati, in deroga alla normativa vigente e con procedura semplificata, anche all'interno di parchi ed aree protette, con il "nulla osta dell'ente parco nazionale e dell'ente gestore delle aree marine protette" (art. 4). Il provvedimento, che dovrà ancora superare l’esame della Conferenza Unificata Stato-Regioni, è stato oggetto di svariate critiche, specie riguardo all’ultimo punto. È stato anche messo in luce il ruolo che avrebbe avuto il presidente della Federalberghi Bernabò Bocca – definito una sorta di “ministro ombra” del Turismo italiano – nel varo del provvedimento, il quale “appare scritto su misura per un certo tipo di alberghi italiani di cui i Sina Hotel dei Bocca rappresentano la punta di diamante: grande lusso in luoghi benedetti dalla natura e destinati ad un pubblico d’eccezione” (si veda l’articolo pubblicato sul sito del Fatto Quotidiano e riprodotto qui sotto).E' un po’ quel che sta accadendo, secondo la medesima logica, con i porti turistici.

Senza escludere affatto il peso che possono aver avuto siffatti interessi convergenti, merita tuttavia ricordare che in materia di leggi e provvedimenti a favore del golf è ancora una volta la Sicilia, in questa come in tante altre vicende, che ha aperto la strada. E ancora una volta va dato atto alla “mafia imprenditrice” di un ammirevole fiuto. Già in una conversazione intercettata nel gennaio 2001 il capomafia di Brancaccio, nonché primario ospedaliero e parente di Matteo Messina Denaro, Giuseppe Guttadauro (lo stesso che, con la sua loquacità, mise nei guai il presidente Cuffaro) parlava del suo sogno di costruire un campo da golf fra l’aeroporto Falcone-Borsellino e il mare, da far gestire ad alcuni suoi parenti americani, “così nessuno potrà dire nulla” [2]. L’idea, non certo frutto estemporaneo della fantasia di quel personaggio ma verosimilmente condivisa nell’ambiente, deve aver avuto fortuna. Sta di fatto che poco dopo la regione Sicilia si prese cura di legiferare proprio a favore di questo sport. Già nel bando del 2003 della l. 488/92 (la legge nazionale che prevedeva contributi a fondo perduto per le zone depresse), nelle tabelle della graduatoria per il settore turistico, erano previsti incentivi per “gli alberghi a 4 e 5 stelle con annesso campo da golf” [3]. Questo incentivo finanziario a sua volta si sommava all’altro derivante dall’indicatore rappresentato, nelle stesse tabelle regionali, dall’estensione dell’impianto: in altri termini, più l’impianto era esteso, maggiore il contributo pubblico. E siccome villaggi e campi da golf estesi lo sono per definizione, è evidente quale profitto ne abbiano tratto non solo i proprietari delle aree e i costruttori ma, a scendere, i mediatori e gli addetti al movimento terra (la storia dell’applicazione in Sicilia della l. 488, del resto, è ancora tutta da fare: una legge, sulla carta, destinata a incoraggiare il turismo sostenibile ma nella pratica volta anzitutto a favorire villaggi turistici e altre speculazioni immobiliari a largo impatto, soprattutto sulle coste).

Non dissimile il ricorso ad altri contributi pubblici per incoraggiare i campi da golf, dai fondi Cipe a lungo manovrati dal ministro palermitano Gianfranco Miccichè agli stessi contributi comunitari. Ancora l’anno scorso uno dei più accesi sostenitori del golf nell’Isola – oltre che ovviamente dei villaggi e dei porti turistici – l’allora assessore al Turismo Giambattista Bufardeci annunciò investimenti per "svariati milioni di euro dai fondi europei", auspicando che “la Sicilia diventi la sede naturale per il golf" [4]. Singoli progetti hanno poi ricevuto trattamenti di favore. Sempre al 2001 risale il più noto di questi, quello del Golf Resort Verdura di Sciacca di sir Rocco Forte, con le sue 45 buche indicato come il più grande d’Europa. Il resort dell’imprenditore italo-britannico è stato gratificato di massicci contributi a fondo perduto della Regione e di Sviluppo Italia, l’agenzia facente capo al suddetto Miccichè (per inciso: l’impianto ricade in parte su terreni di proprietà della moglie e del suocero di costui, il quale a chi gliene chiese conto rispose tranquillamente, come oggi è ormai d’uso, di non saperne nulla). Il progetto di Sciacca fu strenuamente sostenuto dallo stesso presidente Cuffaro, il quale sollecitò l’approvazione urgente dei relativi provvedimenti prima ancora che si conoscessero gli esiti della valutazione d’impatto ambientale e nonostante vi fosse coinvolto un sito d’interesse comunitario (ancora per inciso va ricordato che i familiari dell’on. Cuffaro, a loro volta, erano beneficiari di finanziamenti di “Sviluppo Italia”, sempre per complessi alberghieri, e che i deputati del centrosinistra all’Ars, con rare eccezioni, chiusero un occhio, o tutti e due: “Sempre soldi che arrivano sono…”) [5]. Non è questa la sede per ripercorrere la storia accidentata di quella struttura, a partire dal ruolo che avrebbe svolto nelle trattative per l’acquisto dei terreni l’ing. Joseph Zappia – il faccendiere condannato in primo grado a tre anni e mezzo per i tentati finanziamenti mafiosi al ponte di Messina [6] – alle indagini della Procura sulle modalità di acquisizione dei terreni e le speculazioni sull’incremento di valore delle aree, fino agli arresti recenti per le intimidazioni di cui più tardi sarebbe stato vittima lo stesso gruppo Forte. Quel che qui interessa è che, in aggiunta ai soliti contributi gonfiati, fu proprio allo scopo di salvare il progetto di Sciacca, sul punto di naufragare a causa della sua plateale illegittimità, che venne varata la legge regionale n° 11 del 29 ott. 2008: "Interventi in favore dello svolgimento dell'attività sportiva connessa all'esercizio del gioco del golf" [7], la quale autorizza la costruzione di campi con buche entro i 150 m. dalla battigia, in deroga alla vigente legge urbanistica regionale n° 78/76 e con procedure semplificate. Intanto, mentre a Sciacca il sindaco mobilitava le scolaresche a manifestare per il resort, a Palermo, c'era chi proponeva addirittura l'insegnamento del golf nelle scuole...

Nessuna meraviglia, perciò, che così incoraggiati i progetti di campi da golf si siano moltiplicati come funghi in tutta la Sicilia (alcuni portati a termine, come a Donnafugata presso Ragusa quello della multinazionale spagnola Sotogrande, ancora una volta contiguo a siti comunitari e oggetto di un contratto di localizzazione di “Sviluppo Italia”, altri rimasti sulla carta e ancora dormienti, altri ancora lasciati in tronco, come quello di Carlentini alla foce del San Leonardo: un ecomostro da cartolina, quest’ultimo, in una delle poche aree a sud di Catania risparmiate dall’abusivismo e dal petrolchimico, di cui di recente è stata annunciata la ripresa) [8]. Ma l’elenco dei progetti, quasi sempre localizzati in siti estremamente sensibili, sarebbe lunghissimo, da quello di Alcara Li Fusi, nel parco dei Nebrodi a quello di Bronte, nel parco dell’Etna, quest’ultimo caldeggiato dal sindaco di Bronte Giuseppe Firrarello, suscitando vibrate proteste da parte di botanici e zoologi dell’università di Catania [9].

Fra i progetti fortunatamente abortiti va almeno ricordato quello della mastodontica e velleitaria Disneyland di Regalbuto sul lago Pozzillo, in provincia di Enna (una superficie tripla, nella prima versione, rispetto a quella di Eurodisney), una sorta di favola che ha illuso per anni come un miraggio la gente di quei paesi. Il complesso includeva fra le altre cose, secondo il progetto di massima, campi da golf da 27 o 36 buche e ricadeva di nuovo, nemmeno a dirlo, su un sito d’interesse comunitario. Anche in quell’occasione, prima ancora di conoscere l’esito della VIA e quindi con palese illegittimità, furono impegnati massicci finanziamenti regionali e avviate compravendite di terreni. Esso fu sponsorizzato, come l’altro di Sciacca dall'on. Miccichè e, trasversalmente, dal ras locale Mirello Crisafulli [10].

Grazie a queste provvidenze sono quindi i green e le grandi strutture di cui sono parte che hanno fatto e fanno incetta del grosso dei contributi pubblici del settore, mentre gli imprenditori del turismo sostenibile, o semplicemente di quello “normale”, sono rimasti a bocca asciutta. Inutile dire che la gran parte di questi campi ricade non certo sulle periferie dismesse di cui qualcuno ha parlato e nemmeno su aree coltivate, ma su terreni liberi, spesso lungo le rive del mare o di laghi, e che ciò si è risolto o sta per risolversi in un’atroce distruzione di alcuni degli ultimi lembi di territorio siciliano ancora in condizioni di naturalità. E tutto ciò in una regione afflitta dalla siccità, e che lo sarà sempre di più. Ma il peggio, da molti sottovalutato, è che, assieme a quello dei centri commerciali e dei villaggi turistici, questo è stato ed è il grande affare della speculazione e del movimento terra, assai spesso com’ è facile intuire, in Sicilia e altrove, di marca mafiosa. Con l’importante precisazione che l’infiltrazione criminale può aver luogo in una qualsiasi delle fasi della realizzazione dell’impianto, ad opera di imprese – appaltanti o subappaltanti – distinte da quella responsabile della gestione, e prescindendo dalle intenzioni e dalla buona fede di molti dei promotori e degli sponsor.

Che del resto ogni nuova struttura, a parte l’impatto diretto del sedime, nella nostra realtà comporti anche una brutale appendice cementizia è scontato. Lo ammette senza reticenze il quotidiano La Sicilia, organo ufficiale della lobby golfistica dell’Isola: “…ogni campo da golf deve avere come corona una serie di villette, diciamo un centinaio (!), che garantiscano una remunerazione agli investitori. E queste villette sono necessarie in quanto lo straniero che viene un paio di mesi l’anno a giocare in quel campo da golf desidera averne una sia per risiederci e sia per godersi il panorama: perché appunto il panorama dev’essere estasiante, meglio vicino al mare, ma non necessariamente”. E, citando un operatore del settore, aggiunge: “il fondo perduto del 30% non è una spinta determinante… Gli investitori vogliono soprattutto due garanzie: che non si perda troppo tempo nelle pratiche e che sia consentita la costruzione di un determinato numero di villette…” [11]. E, come abbiamo visto, il panorama “estasiante” è quasi sempre quello delle aree protette.

Adesso poi che è in arrivo anche la legge nazionale – e poco importa se su input degli amici della signora Brambilla di qualcuno dei tanti membri della lobby che vi sono interessati, oppure anche – magari per suggestione indiretta e per interposta persona – di qualche altro amico degli amici – se questa non verrà fermata o almeno radicalmente modificata, la distruzione sarà completa.

[1] Comunicato n° 106 del 17 set. 2010. Il testo sul sito del Governo: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/golf/ddl_golf.pdf

[2] S. Palazzolo, “Antimafia 2000”, apr.-mag. 2004, p. 25, poi in: E. Bellavia-S. Palazzolo, Voglia di mafia, Roma 2004, p. 159.

[3] Pubblicato con D. M. 22 set. 2004. Gli incentivi saranno mantenuti nei bandi successivi, cf. D. A. 20 apr. 2006, G. U. Reg. Sicilia, 19 mag. 2006, n° 25. Sullo sfruttamento dei meccanismi di questa legge da parte delle organizzazioni criminali si vedano le osservazioni, con numerosi esempi di truffe accertate, dei magistrati Maurizio De Lucia e Michele Prestipino della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, riportate all’interno del Dossier di Legambiente Sicilia, ‘Vacanze Siciliane’, cf. http://files.splinder.com/93c9313f081f1bd181b9096b896d9262.pdf.

[4] “Italia Oggi”, 21 feb. 2009; “I love Sicilia”, mag. 2009.

[5] Cf. su tutto ciò C. Lopapa, “La Repubblica”, ed. Palermo, 23, 26 e 27 nov. 2004. Altri dettagli sulla vicenda nel citato dossier di Legambiente Sicilia, e si veda anche, qui su eddyburg, A. Gervasi: http://www.eddyburg.it/article/articleview/13574/0/136/.

[6] F. Castaldo-E. Deaglio,“Diario”, 11 mar. 2005, pp. 17-18.

[7] G. U. Reg. Sicilia, 31 ott. 2008, n° 50.

http://www.gurs.regione.sicilia.it/Gazzette/g08-50/g08-50-p1.html

[8]Cf. A. Condorelli, “Centonove”, 6 giu. 2008. Fra i sostenitori del progetto l’ex presidente dell’Antimafia Roberto Centaro e l’on. Pippo Gianni (“La Sicilia”, 7 gen. 2005; ivi e “Giornale di Sicilia”, 29 maggio 2005).

[9] “Quotidiano di Sicilia”, 13 mag. 2006; S. Sconza, “L’Isola possibile”, apr. 2006: http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getarticle&id=19631. Sui ricorrenti tentativi di insediare poli turistici nei parchi, magari cercando di modificarne la zonizzazione, cf. R. De Benedictis, “Idea solidale” (Siracusa), ott. 2005: http://eddyburg.it/article/articleview/5391/0/136/. Si veda anche, in generale, W. Molino, La grande invasione del golf in Sicilia, “Diario”, 12 dic. 2008-8 gen. 2009.

[10] Dati e giudizi sul progetto e sul suo iter amministrativo in “L’Altra Campana” (Siracusa), ott.-dic. 2003, p. 5. Per una prima farsesca “inaugurazione”, presenti i due politici, cf. “La Sicilia”, 13 set. 2005; di una seconda del 23 gennaio 2007, ad opera del presidente Cuffaro, esiste anche un pittoresco filmato: http://www.youtube.com/watch?v=djp_UkjBePc.

[11] “La Sicilia”, 1° mag. 2005. La ministra Brambilla, meno scopertamente, ha detto in sostanza cose simili: "più strutture per il golf anche di tipo ricettivo significano più posti di lavoro ecc.” (Adn Kronos, 26 mar. 2010).

il Fatto quotidiano online, 18 settembre 2010

Brambilla incentiva i campi da golf.

Un’idea del suo amico albergatore Bernabò Bocca

di Sara Nicoli

Il patron di Federalberghi ha ispirato la nuova legge voluta dal ministro del Turismo per promuovere la realizzazione di nuovi "green" e di strutture ricettive collegate. Che otterranno sgravi fiscali e potranno sorgere accanto alle aree protette. Gli ambientalisti protestano: "Il governo apre i parchi a nuove colate di cemento"

Ogni promessa è debito. E così, dopo settimane di attesa, dal Consiglio dei ministri di un venerdì 17 tutto da dimenticare per la maggioranza, è finalmente uscita una risposta per lo Sviluppo economico del Paese: non il nome del nuovo ministro, bensì un bel provvedimento che incentiva la costruzione di campi da golf su tutto il territorio nazionale. Con lo scopo dichiarato di “trasformare la pratica del golf da sport per sole elite a disciplina popolare, anche mediante la costruzione di nuovi impianti adiacenti ad aree protette”.

“Un’occasione straordinaria – ecco lo slogan di Palazzo Chigi – anche per la riconversione di aree industrialmente dismesse”. Bagnoli, con un bel prato all’inglese lungo mare, sarebbe di sicuro impatto, ma vien da chiedersi come è mai possibile che la ministra del Turismo, la rossa Michela Vittoria Brambilla, nota agli elettori del Pdl come pasionaria dei Circoli delle Libertà, sia riuscita nel miracolo di trovare dei soldi (sotto forma di sgravi fiscali) per la causa del golf quando nelle casse dello Stato non c’è una lira. E i terremotati dell’Aquila aspettano ancora che il centro storico della loro città sia messo in sicurezza.

Ma i grandi “perché” del governo hanno sempre una spiegazione. Il ddl incentivi “campi da golf” ha infatti uno sponsor di tutto rispetto, assai gradito al centrodestra e ancor di più alla ministra Brambilla: è Bernabò Bocca, grande patron della Federalberghi e di Confturismo, in buona sostanza il “ministro ombra” del Turismo italiano. L’amicizia tra la rossa Brambilla e l’altrettando fulvo Bernabò dei conti Bocca, figlio del compianto Ernesto Bocca, fondatore dei Sina Hotel (100 miliardi di euro di fatturato) e di Donna Ida Visconti di Modrone dei Duchi Visconti di Modrone, è nota da tempo. Meno noto che il sodalizio si spinga oltre l’amicizia ed arrivi direttamente sul tavolo del simbolico ministero del Turismo, dove Bernabò gode da tempo di ampio margine di manovra.

La questione del golf, dicono le fonti de il fatto quotidiano.it, è stata una sua idea legata alla promozione dei grandi alberghi di alte categorie che richiedono anche il “servizio” del “green” a pochi passi. Negli ultimi anni, secondo quando il giovane Bocca ha spiegato all’inesperta Brambilla, il turismo di élite (soprattutto americano e inglese) ha boicottato l’Italia perché Paese davvero a corto di campi da golf. E gli albergatori italiani di certo non si sarebbero mai potuti sobbarcare da soli la costruzione ex novo di tanti “green” per far venire in italia un ricercato turista di élite. Ecco dunque l’idea: “Creare sul territorio – ha detto la Brambilla – impianti golfistici dotati di percorsi a 18 buche e di includere, nel pacchetto di servizi turistici offerti, anche altri prodotti e strutture ricettive, ben presenti in Paesi concorrenti dell’Italia come ad esempio Spagna e Portogallo”: il patrimonio alberghiero dei Bocca avrà senz’altro di che giovarsene.

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