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Stefano Miliani
Potere ai writers: Livorno invasa dai pesci drago
10 Maggio 2009
In tempi di divieti e recinti, il comune toscano sceglie di dare libertà ai graffitari per restituire una "forma di sensibilizzazione urbana". Da l’Unità, 10 maggio 2009 (m.p.g.)

La gigantesca raffineria dell’Eni a Livorno nord emette fumi e fiammelle in un dedalo di impalcature, al porto transitano i traghetti per le isole e le navi mercantili, e sebbene tutto appaia normale, la città sulla costa toscana conosce da tempo un periodo economicamente faticoso. L’indotto dell’auto è in crisi, la mole di merci ai moli non è quella del passato, la raffineria ha ridotto il lavoro, c’è cassa integrazione. Non risolleverà certo le sorti dell’economia, però almeno in questo fine settimana qualcosa movimenta e ravviva angoli marginali della città: un pesce-drago accanto a tenerissimi polpi rosa confetto, esseri fluttuanti lungo onde verde-azzurro, fantasmi avvolti in nastri memori forse di Escher in un sottopasso invaso da scritte non proprio galanti...

Livorno è città dove da tempo si discute se un centro Ikea potrà aiutare il territorio o avrà troppi effetti collaterali indesiderati; è città sotto elezioni dove l’ex sindaco Lamberti - già Pci, Ds e ora dissidente del Pd - sfida il candidato del Partito democratico e sindaco uscente Alessandro Cosimi; ed è città che ha voluto fare un esperimento. Non sarà l’unico, non sarà il primo, di sicuro lancia un messaggio in bottiglia fitto di colori, un piccolo spiraglio in un paese sempre più angosciato dal bisogno di ordine mediatico se un leghista può invocare misure razziste stile apartheid sui mezzi pubblici milanesi. Nella città toscana il Comune e le cinque circoscrizioni hanno commissionato ad artisti di strada dei murales. Lasciando mano libera. Sì, avete inteso: hanno pagato le bombolette spray, hanno suggerito un tema, il mare inquinato, e hanno consegnato muri spogli e anonimi agli street artists. Creando corto circuiti curiosi.

"LA BUDELLA DI ..."

Al di là dei "Pisa merda" e altri complimenti che campeggiano a ogni piè sospinto (la rivalità con la città della Torre è un vanto e basta sfogliare il mensile satirico Il Vernacoliere per ricordarselo), qui puoi notare una giovane mamma con bambino leggere la scritta "la budella di tu’ ma’" e passar oltre indifferente. Forse perché da queste parti si parla schietto e l’ipocrisia dei formalismi regge poco. Ovvio, anche a Livorno un artista di strada di solito lavora in semiclandestinità, avvolge i muri d’immagini nella notte, siano questi le superfici sbrecciate di fabbriche nella zona industriale o il cemento vicino alla stazione ferroviaria. Stavolta però è diverso.

TRASGREDIRE O NO?

Oltre la periferia, verso sud, si dispiega villa Corridi. Nel venerdì pomeriggio bambini e bambine giocano vigilati dagli adulti. Fuori, il muro di cinta giallo-sporco e consumato in via del Lazzeretto dà su campi con canneti, olivi e, più in là, palazzi squadrati anni 80. Qui interviene il gruppo 3F: una trentina di metri di spray con pesce-drago alato e dalla dentatura feroce, fanciulle in forma di indianeggianti corolle floreali, un polpo e pesciolini pitturati con l’aiuto di bambini inzaccherati. L’artista-regista della situazione, un leccese dal passato a Milano e ora livornese, 27 anni, racconta: "Se un artista come Cattelan appende dei manichini impiccati a un albero com’è successo a Milano e viene sponsorizzato si discute se è arte, se uno street artist dipinge un muro diventa un atto terroristico. Constatato ciò, non credo che serva legarsi al concetto di illegalità per essere autentico. Bisogna imparare ad ascoltarsi e a venirsi incontro con tutti".

In centro, lungo il muro grezzo di via Ippolito Nievo intorno all’ex Gymnasium, il 21enne Sketch, livornese, con la sua crew elabora una elaborata visione marina: "Molti graffitari ritengono essenziale dipingere nell’illegalità, invece io non penso che uno si ammoscia se ha il permesso. Certo, qui qualche passante ci ha apostrofato, ma i più ci hanno incoraggiato. E nessun poliziotto ci ha bloccato". Helix, 17enne, non concorda appieno e spiega con foga perché lo fa: "Escludiamo dal discorso centri storici e luoghi importanti, chi ci scrive sopra è solo un deficiente. Però anche la trasgressività è importante: in fondo facciamo i writers per far capire che la società va male". In effetti non va tanto bene: un assessore livornese che si è occupato di sicurezza racconta che molti livornesi si sentono spaventati benché la città sia piuttosto tranquilla. Ma, commenta, se mass media e tv ci dicono di aver paura e noi siamo terrorizzati, allora, forse, c’è davvero qualcosa di distorto nell’Italia d’oggi.

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