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Porto-garage a Port'Ercole
10 Aprile 2004
Argentario
Un comunicato del 7 aprile 2004 delle associazioni ambientaliste (Mare Vivo, Legambiente, WWF, Italia Nostra) denuncia un ulteriore tentativo di privilegiare gli interessi economici rispetto alla tutela del territorio

COMUNICATO

Nuova minaccia per Porto Ercole

Tra le ipotesi di intervento per il porto di Porto Ercole, che ultimamente circolano all’Argentario, ce n’è una molto preoccupante: qualcuno vuole creare un Marina “a sfruttamento intensivo” che stravolgerà completamente tutta l’area portuale ed avrà gravi ripercussioni nelle limitrofe aree a terra.

Si vuol fare di Porto Ercole un Porto-Garage occupando quanto più possibile dell’area portuale, dove verranno depositate più di 700 imbarcazioni grandi fino a 30-50 metri (provenienti soprattutto dall’estero) per tutto l’anno, lasciando spazi minimi ai natanti ed alle attività portuali svolte oggi dai residenti. Una presenza locale che si vedrà privata non solo delle caratteristiche paesaggistiche, storiche e ambientali dell’attuale Porto Rifugio e dello storico borgo marinaro, ma che sarà condizionata da una nuova gestione privatistica del porto che imporrà all’abitato, tra l’altro, un incremento dei problemi di traffico veicolare e di inquinamento, soprattutto durante il periodo estivo.

Questo modello di sviluppo è sbagliato: non solo il Piano Regionale dei porti prevede un massimo di 500 posti barca, ma concepire un nuovo marina per imbarcazioni utilizzate solo durante il periodo estivo contrasta con gli stessi principi del Piano Strutturale del Comune e del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Grosseto, che indicano tra i principi irrinunciabili la “destagionalizzazione” dell’offerta finalizzata allo sviluppo di un turismo tutto l’anno.

Non viene inoltre considerata la vicina realtà di Cala Galera che ha una vocazione completamente diversa da Porto Ercole: mentre questo è un antico borgo marinaro con un porto dedicato a imbarcazioni medio-piccole e da pesca, l’altro è un moderno Marina privato dedicato a imbarcazioni medio-grandi e inserito in una vasta area cantieristica e di rimessaggio dedicata esclusivamente alla nautica. Non bisogna pertanto creare doppioni ma intervenire in modo diversificato nei due siti, rispettando le attuali e specifiche vocazioni.

Per realizzare tale nefasto progetto si sta per stipulare una convenzione (la cui bozza sta circolando da alcuni giorni) tra due Società a partecipazione pubblica, Italia Navigando e Argentario Approdi con lo scopo di realizzare una nuova Società (con un vincolo di 80 anni!!!) in cui Italia Navigando avrà indiscutibilmente una posizione dominante. Infatti l’Amministratore Delegato di tale nuova Società risponderà direttamente a Italia Navigando, avrà tutti i poteri operativi e gestionali sul porto e su tutte le attività commerciali e artigianali ad esso connesse, sia a terra (bar, ristoranti, rivendita carburanti, cantieristica, rimessaggio, officine, ecc.) che a mare (noleggio imbarcazioni, noleggio posti barca, ecc.) e dovrà seguire “Linee Guida” già fissate e improntate alla massima redditività.

Tutto questo porterà a due cose: da un lato a uno sfruttamento intensivo di tutta l’area portuale, già ampiamente visibile dalla bozza di progetto presentata per il Marina di Porto Ercole, con il conseguente degrado dei valori ambientali e paesaggistici del porto, e dall’altro gli interessi attualmente costituiti intorno al porto verranno sopraffatti, con la messa fuori gioco delle imprenditorie locali e dell’autonomia delle attività economiche e commerciali locali.

Quindi non solo verrà danneggiato il patrimonio ambientale e paesaggistico di Porto Ercole, annullando in tal modo quei presupposti di attrazione turistica sui quali finora si è basata l’attività economica della popolazione portercolese, ma tale trasformazione si accompagnerà anche alla perdita di una libera ed effettiva partecipazione degli imprenditori locali allo sviluppo economico e commerciale del paese.

Tutto questo sconvolgimento si potrebbe verificare molto presto se tale nuova Società (o meglio Italia Navigando) chiederà una concessione unica per il porto, sulla base di questo nefasto progetto, all’Ente competente, che è tuttora il Ministero delle Infrastrutture.

Ci auguriamo tuttavia che il Ministero non vorrà scegliere proprio tale nuova Società, con il suo progetto globale di intervento, ma piuttosto altre alternative, più rispettose dell’ambiente, del paesaggio e delle realtà attuali, che potranno essere la base su cui altri concorrenti potranno, a buon diritto, richiedere le concessioni sul porto.

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