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Marco Palombi
Porcellum 2.0: alla Camera avremo il 70% di nominati
27 Gennaio 2017
Democrazia
«La Consulta che aveva bocciato le liste bloccate ora partorisce una legge che aumenta il numero di deputati scelti dai capi: potrebbero essere persino tre su quattro».Sembra che siano diventati grandi pasticcioni i giudici della Corte costituzionale. L'irresistibile declino di tutti i cervelli oppure asservimento alla politica? Morale, chi ci rimette è la democrazia.
«La Consulta che aveva bocciato le liste bloccate ora partorisce una legge che aumenta il numero di deputati scelti dai capi: potrebbero essere persino tre su quattro».Sembra che siano diventati grandi pasticcioni i giudici della Corte costituzionale. L'irresistibile declino di tutti i cervelli oppure asservimento alla politica? Morale, chi ci rimette è la democrazia.

IlFatto quotidiano, 27 gennaio 2017

È un paradosso, ma capita spesso che le cose abbiano un andamento circolare: quel che resta dell’Italicum, dopo la sentenza della Consulta dell’altroieri, è sostanzialmente un Porcellum 2.0, cioè la legge che la stessa Corte costituzionale aveva bocciato tre anni fa. “È paradossale, ma per certi versi è davvero così”, dice Federico Fornaro, senatore Pd di rito bersaniano, uno di quegli uomini di partito che sa tutto di leggi elettorali in teoria e, soprattutto, in pratica: “Si può dire che, dando quasi per scontato che nessuno prenderà il premio di maggioranza oltre il 40%, nella prossima Camera i deputati nominati dai vertici dei partiti passeranno dal 50-60% dell’Italicum col ballottaggio vigente al 70-75% di questa versione aggiornata dalla Consulta”. In teste significa, come vedremo nel dettaglio, tra i 426 e i 456 parlamentari su 630 totali.

Breve spiegazione. Intanto si parla solo della Camera: in Senato vige infatti un sistema – residuato dalla sentenza con cui la Consulta ha ucciso il Porcellum – in cui si elegge chi prende più preferenze nella singola lista (se ne può esprimere una). Nel 2014 la Corte dichiarò incostituzionali le liste bloccate (in cui cioè si elegge automaticamente dal posto numero 1 in giù), mercoledì ha promosso i “capilista bloccati”: l’unico nominato è il capolista, dal posto numero 2 in poi valgono le preferenze. Quanti sono i capilista bloccati? Tecnicamente parlando 91 per ogni partito, cui aggiungere gli 8 del Trentino Alto Adige e quello della Val d’Aosta, che sono però collegi “uninominali”, cioè con una lista è di un solo nome (poi ci sono i 12 eletti all’estero con un sistema a parte).

Stabilito questo, veniamo ai probabili effetti – sulla base delle intenzioni di voto rilevate dai sondaggi – della legge per la Camera venuta fuori dalla sentenza della Consulta (una soglia di sbarramento bassa al 3% e premio di maggioranza che scatta solo oltre il 40% dei voti). Solo due liste hanno la legittima speranza di eleggere più di 100 deputati (i primi 100 sono infatti i capilista bloccati, cioè nominati dalle segreterie): sono Pd e Movimento 5 Stelle. Per comodità, assegniamo il 30% dei voti a entrambe che, calcolando un generoso 10% di voti dispersi sotto la soglia di sbarramento, gli consente di ottenere circa il 33% dei deputati a disposizione: al massimo 200, insomma, di cui all’ingrosso la metà eletti col voto di preferenza.

Gli altri partiti, al momento, sono tutti lontani dal 15%, che rappresenta con questo modello elettorale la soglia per ottenere 100 deputati. Significa che Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, Nuovo centrodestra e Sinistra Italia avranno nella prossima Camera quasi solo parlamentari nominati: va segnalato che se tutti questi partiti – due dei quali “ballano” attorno alla soglia del 3% nei sondaggi – riuscissero a entrare in Parlamento, si ridurrebbe la quota di eletti di Pd e M5s rispetto all’esempio che abbiamo appena fatto: i nominati, insomma, sarebbero di più rispetto ai 420 abbondanti dello scenario più favorevole.

I sondaggi sono compatibili, insomma, con un risultato che porterebbe a Montecitorio poco meno di 460 deputati nominati, quasi il 75% o, se preferite, tre su quattro. Il conto, ovviamente, scende se il vecchio centrodestra dovesse optare per un listone unico che al momento è poco probabile: anche coalizzato non ha speranza di arrivare al 40% e i dissidi di linea politica tra i vari partiti non paiono sanabili facilmente.
Paradossalmente l’Italicum – che col ballottaggio assegnava il premio di maggioranza in ogni caso – produceva meno nominati della legge lasciata in vigore dalla Consulta (non che questo attenui la natura incostituzionale di quel sistema, ormai acclarata): la lista vincente, infatti, portava a casa 340 deputati solo 100 dei quali nominati. A seconda dei risultati degli altri partiti (ma superare i 100 deputati dovendosi “spartire” solo i restanti 282 eletti in Italia è eventualità assai difficile con una soglia di sbarramento così bassa) la forchetta dei nominati oscilla tra un minimo di 335 (quasi impossibile con le intenzioni di voto di oggi) e un massimo di 360, cioè da poco più del 50% a poco meno del 60% di nominato. Un’enormità, ma comunque meno del sistema prodotto con la sentenza dell’altroieri dalla Corte costituzionale, l’organo che aveva bocciato il Porcellum (anche) perché non consentiva ai cittadini di scegliere chi mandare in Parlamento.

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