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Paul Krugman
Populismo, il vero e il falso
31 Dicembre 2016
Democrazia
Una riflessione del premio Nobel per l’economia Paul Krugman su ciò che chiamano populismo: semplice, ma quanto mai inquietante per noi Europei.
Una riflessione del premio Nobel per l’economia Paul Krugman su ciò che chiamano populismo: semplice, ma quanto mai inquietante per noi Europei.

Newyorktimes.com, "The opinion page", 23 dicembre 2016. Tradotto per eddyburg da Maria Cristina Gibelli


POPULISMO, VERO E FALSO
(in calce in lingua originale)

I movimenti autoritari che esprimono un’avversione profonda nei confronti delle minoranze etniche sono in marcia in tutto il mondo occidentale. Sono al governo in Ungheria e Polonia, e prenderanno presto il potere in America. E si stanno organizzando anche oltre le frontiere: il Freedom Party austriaco, fondato da ex nazisti, ha siglato un accordo con il governo russo e condivide la scelta di Trump in merito al Consigliere per la Sicurezza Nazionale.

Ma come dovremmo definire questi gruppi? Molti corrispondenti stanno usando il termine “populisti”: un termine che appare sia inadeguato che ingannevole. Penso che il razzismo possa essere considerato populista nel senso che rappresenta il punto di vista di una parte della popolazione che non appartiene alla élite. Ma le altre caratteristiche di questo movimento – la dipendenza da teorie del complotto, l’indifferenza alle norme del diritto, la propensione a punire coloro che esprimono una visione critica – possono davvero essere collocate sotto l’etichetta di “populismo”?

Tuttavia, i membri europei di queste alleanze emergenti – un asse del male? – hanno offerto alcuni benefici reali ai lavoratori. Il partito ungherese Fidesz ha ridotto i mutui e abbassato le tariffe dei servizi (energia, gas, acqua). Il Partito polacco Law and Justice ha aumentato gli assegni familiari e i salari minimi e abbassato l’età pensionabile. Il Front National francese si presenta come il difensore di un esteso welfare state – ma soltanto per le persone giuste.

Il Trumpismo è però differente. La retorica che ha accompagnato la campagna elettorale può anche aver incluso la promessa di mantenere il Medicare e la Social Security intatti e di rimpiazzare l’Obamacare con qualcosa di ‘terrific’. Ma tutto sta a indicare che assisteremo a una manna che pioverà sui miliardari accompagnata da tagli selvaggi nei programmi destinati non solo ai poveri ma anche alla classe media. E la classe lavoratrice bianca, che ha garantito a Trump il 46% dei voti, si sta configurando come la grande perdente. Non conosciamo ancora le sue ricette politiche dettagliate. Ma le scelte dei ministri già mostrano in che direzione sta spirando il vento.

Le sue scelte in merito a chi presiederà al Bilancio, e alla Salute e Servizi alla persona sono orientate a favore dello smantellamento dell’Affordable Care Act e a favore della privatizzazione del Medicare. La sua scelta del Ministro del lavoro è andata a favore di un tycoon del fast-food che è stato un oppositore vociante sia dell’Obamacare che dell’aumento dei salari minimi. E i Repubblicani hanno già presentato in Parlamento delle proposte per un taglio deciso della Social security, incluso un aumento drastico dell’età pensionabile.

Che effetto potranno avere queste politiche? L’Obamacare ha prodotto una grande riduzione dei non assicurati nelle regioni che quest’anno hanno votato per Trump; e abrogandola, tutti questi vantaggi sarebbero annullati. L’ Urban Institute, una istituzione non partigiana, stima che l’abrogazione porterebbe alla perdita della copertura assicurativa per 30 milioni di Americani – 16 dei quali bianchi non ispanici.

E certamente non ci sarà una alternativa “terrific”: i piani dei Repubblicani porteranno a coprire soltanto una frazione delle persone che saranno escluse: saranno favoriti i più giovani, più in salute, più ricchi. Convertendo Medicare in un sistema di voucher si realizzerà un taglio severo dei benefici, in parte perché porterà a una riduzione della spesa pubblica, in parte perché una parte significativa della spesa sarà dirottata sui margini e i profitti delle compagnie di assicurazione. E aumentare l’età pensionabile necessaria per ottenere la Social Security colpirebbe soprattutto gli Americani la cui aspettativa di vita sta stagnando o si è ridotta, o quelli che sono disabili e hanno difficoltà a proseguire nel lavoro – tutti problemi che sono strettamente correlati ai voti che sono andati a Trump.

In altre parole, il movimento che sta per prendere il potere non è lo stesso che caratterizza i movimenti di estrema destra europei. Possono condividere il razzismo e il disprezzo per la democrazia; ma il populismo europeo è perlomeno in parte reale, mentre il populismo di Trump si sta rivelando del tutto falso, una truffa venduta agli elettori della classe operaia che avrà un brusco risveglio. Il nuovo regime ne pagherà il prezzo politico?

Bene, non ci conterei. Questo epico adescamento, questo tradimento dei sostenitori di Trump offre certamente ai Democratici una opportunità politica. Ma ci sarà un impegno enorme per scaricare altrove le colpe. Si affermerà che il collasso della assistenza sanitaria è responsabilità degli errori di Obama; che il fallimento di possibili alternative riformatrici è responsabilità dei Democratici recalcitranti; ci saranno infiniti tentativi di distrazione dell’attenzione della popolazione.

Aspettiamoci più acrobazie “Carrier-style” (il salvataggio di 1000 posti di lavoro nell’Indiana sbandierati nella campagna elettorale di Trump) che, naturalmente, non aiutano i lavoratori, ma che hanno dominato l’informazione partigiana. Aspettiamoci attacchi esasperati contro le minoranze. E vale la pena ricordare ciò che i regimi autoritari tradizionalmente fanno per spostare l'attenzione dalle loro politiche interne fallimentari; cioè, spostare l’attenzione su questioni estere. Magari una guerra commerciale contro la Cina, e magari qualcosa di peggio.

Occorre che l’opposizione faccia tutto quello che può per sconfiggere queste strategie di distrazione di massa. Soprattutto, non dovrebbe lasciarsi risucchiare in una collaborazione che la porterebbe a condividere almeno in parte la responsabilità delle scelte. Gli autori di questa truffa dovranno portarne l’intera responsabilità

POPULISM, REAL AND PHONY

by Paul Krugman
Authoritarians with an animus against ethnic minorities are on the march across the Western world. They control governments in Hungary and Poland, and will soon take power in America. And they’re organizing across borders: Austria’s Freedom Party, founded by former Nazis, has signed an agreent with Russia’s ruling party — and met with Donald Trump’s choice for national security adviser.

But what should we call these groups? Many reporters are using the term “populist,” which seems both inadequate and misleading. I guess racism can be considered populist in the sense that it represents the views of some non-elite people. But are the other shared features of this movement — addiction to conspiracy theories, indifference to the rule of law, a penchant for punishing critics — really captured by the “populist” label?

Still, the European members of this emerging alliance — an axis of evil? — have offered some real benefits to workers. Hungary’s Fidesz party has provided mortgage relief and pushed down utility prices. Poland’s Law and Justice party has increased child benefits, raised the minimum wage and reduced the retirement age. France’s National Front is running as a defender of that nation’s extensive welfare state — but only for the right people.

Trumpism is, however, different. The campaign rhetoric may have included promises to keep Medicare and Social Security intact and replace Obamacare with something “terrific.” But the emerging policy agenda is anything but populist.

All indications are that we’re looking at huge windfalls for billionaires combined with savage cuts in programs that serve not just the poor but also the middle class. And the white working class, which provided much of the 46 percent Trump vote share, is shaping up as the biggest loser.

True, we don’t yet have detailed policy proposals. But Mr. Trump’s cabinet choices show which way the wind is blowing.

Both his pick as budget director and his choice to head Health and Human Services want to dismantle the Affordable Care Act and privatize Medicare. His choice as labor secretary is a fast-food tycoon who has been a vociferous opponent both of Obamacare and of minimum wage hikes. And House Republicans have already submitted plans for drastic cuts in Social Security, including a sharp rise in the retirement age.

What would these policies do? Obamacare led to big declines in the number of the uninsured in regions that voted Trump this year, and repealing it would undo all those gains. The nonpartisan Urban Institute estimates that repeal would cause 30 million Americans — 16 million of them non-Hispanic whites — to lose health coverage.

And no, there won’t be a “terrific” replacement: Republican plans would cover only a fraction as many people as the law they would displace, and they’d be different people — younger, healthier and richer.

Converting Medicare into a voucher system would also amount to a severe benefit cut, partly because it would lead to lower government spending, partly because a significant fraction of spending would be diverted into the overhead and profits of private insurance companies. And raising the retirement age for Social Security would hit especially hard among Americans whose life expectancy has stagnated or declined, or who have disabilities that make it hard for them to continue working — problems that are strongly correlated with Trump votes.

In other words, the movement that’s about to take power here isn’t the same as Europe’s far-right movements. It may share their racism and contempt for democracy; but European populism is at least partly real, while Trumpist populism is turning out to be entirely fake, a scam sold to working-class voters who are in for a rude awakening. Will the new regime pay a political price?

Well, don’t count on it. This epic bait-and-switch, this betrayal of supporters, certainly offers Democrats a political opportunity. But you know that there will be huge efforts to shift the blame. These will include claims that the collapse of health care is really President Obama’s fault; claims that the failure of alternatives is somehow the fault of recalcitrant Democrats; and an endless series of attempts to distract the public.

Expect more Carrier-style stunts that don’t actually help workers but dominate a news cycle. Expect lots of fulmination against minorities. And it’s worth remembering what authoritarian regimes traditionally do to shift attention from failing policies, namely, find some foreigners to confront. Maybe it will be a trade war with China, maybe something worse.

Opponents need to do all they can to defeat such strategies of distraction. Above all, they shouldn’t let themselves be sucked into cooperation that leaves them sharing part of the blame. The perpetrators of this scam should be forced to own it.

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