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Pompei: strazio o resurrezione?
27 Agosto 2008
Beni culturali
Nell’articolo di Repubblica e nell’intervista a Bondi, le due “verità” opposte sul nostro sito archeologico più importante, commentate nella postilla (m.p.g.)

Così rinascono gli Scavi

Stella Cervasio - la Repubblica, ed. Napoli, 27 agosto 2008

"I rovi occupavano il sessanta per cento dell´area archeologica, oggi è tornata la natura" Alla faccia dell’inquinamento, ci sono luoghi in Campania che possono diventare vere oasi ecologiche. È il caso di Pompei, che proprio in questi giorni ha avuto un segnale incontrovertibile, più ancora del risultato di un´analisi dell´aria: il ritorno dell’upupa. L’uccello dei poeti, dal piumaggio spettacolare a righe bianche e nere e con una grande cresta a ventaglio sulla testa, rossa puntinata di nero, mancava da anni dalla zona degli Scavi, ma prima dell’eruzione il suo becco ricurvo a Pompei era di casa, come testimoniano le pitture murarie delle domus: nel bestiario pompeiano il suo volo simile a quello di una farfalla è tra quelli che più hanno colpito gli artisti che trasferirono la natura sulle pareti delle lussuose case patrizie. L’Upupa epops è stata avvistata nell’area archeologica e la sua presenza è stata documentata fotograficamente. Il ritorno sta a significare un’ottima qualità dell´habitat naturale, dal punto di vista delle condizioni del verde e della purezza dell’aria. In quanto migratore, l’upupa soggiorna solo dove le conviene, dove cioè tra ambiente naturale e catena alimentare c’è un rapporto equo. Altrimenti, vola via e sceglie altre mète. Gli esperti del laboratorio scientifico dell’area archeologica hanno preso la sua apparizione come un palmares che ricompensa oltre 15 anni di attività. Il lavoro di Anna Maria Ciarallo, paleobotanica, e della sua équipe che opera a Pompei nella soprintendenza di Pier Giovanni Guzzo, è volto a creare un equilibrio fra natura e resti di un´antica civiltà che proprio dalla natura fu distrutta. Il risultato è anche una risposta alle denunce di degrado in cui verserebbero gli Scavi di Pompei, secondo gli esperti. «Gli sforzi compiuti per liberare Pompei dai rovi - dice Anna Maria Ciarallo - che quindici anni fa occupavano per il sessanta per cento l’area archeologica, hanno dato i loro frutti. Con pazienza certosina, mettendo a punto tecniche di intervento diventate esemplari per l’archeologia di tutto il mondo, si è cercato di coniugare le esigenze di conservazioni del bene archeologico con quello naturalistico, poco noto al grande pubblico, ma altrettanto importante. Si è creato così uno straordinario equilibrio tra archeologia e natura, unico al mondo».

Che vuol dire? Una ventina di anni fa Pompei incarnava il gusto "romantico"delle rovine dove la natura ha preso il sopravvento, con erbe infestanti e rovi cresciuti disordinatamente dappertutto, come si vede nelle vecchie foto degli Scavi. Dove le pietre mancavano, il verde incolto riempiva i vuoti. Sotto la guida di Guzzo, si è formulato un progetto per la ricostruzione dei giardini come li volevano e li vedevano i pompeiani, proprietari delle case. Gli spettacolari spazi verdi delle case di Loreio Tiburtino, della Venere in Conchiglia, della Casa del Menandro e di quella del Profumiere, dell´Orto dei Fuggiaschi o della Grande Palestra oggi sono un valore aggiunto offerto ai visitatori, parte integrante dell’itinerario storico e di utilità per il restauro archeologico. All’estero se ne sono accorti prima di noi. I giardini recuperati sono infatti stati inseriti in una guida europea sugli spazi verdi più belli del mondo.

«Abbiamo sperimentato tecniche molto innovative di conservazione - spiega la botanica - come alcune malte per il restauro capaci di contrastare l’infestazione di erbe pericolose per la stabilità dei ruderi. Sono state protette rarissime specie vegetali adottando tecniche avanzatissime per la difesa ambientale, utilizzando i prati autoctoni per contrastare gli stress idrici legati alle condizioni climatiche che ormai caratterizzano le nostre zone».

Vigneti, siepi curate, piante in fiore, come nei giardini degli Amorini dorati (come si vede nella foto del ‘98, in precedenza erano preda delle sterpaglie, dove anche camminare per un visitatore era proibitivo), della bella Casa del Citarista, la preferita di Robert Harris, che qui scrisse nel 2003 il bestseller "Pompei", anche nell’area della necropoli di via Nocera, le cui immagini storiche parlano - quelle sì - di un degrado che oggi appare datato.

La verità di Bondi: «Pompei? Era uno strazio»

Enrico Paoli – Libero, 27 agosto 2008

Ministro, il nostro patrimonio storico e artistico è, forse, unico al mondo. Eppure non riusciamo a tutelarlo e valorizzarlo a sufficienza. Come intende intervenire?

«Sto lavorando ad un piano nazionale dei Musei italiani. Voglio dimostrare che è possibile realizzare un importante progetto di tutela e di valorizzazione dei musei italiani, destinando ad esso risorse adeguate, sia pubbliche che private», dice il ministro ai Beni Culturali Sandro Bondi, intervendo sulla polemica sollevata da Libero. «Ho deciso di bandire un concorso aperto anche agli stranieri per ricoprire il posto di direttore generale per i musei italiani. Accanto a questo progetto, sto lavorando, in stretta collaborazione con il sottosegretario Michela Brambilla, ad un piano per la valorizzazione degli itinerari turistico culturali, con particolare attenzione all`Italia cosiddetta minore, alle piccole città d`arte che rappresentano una ricchezza diffusa e nascosta senza paragoni nel mondo. Desidero, infine, sostenere particolarmente l`arte contemporanea».

Nel Mezzogiorno d`Italia i siti storici e archeologici sono ammalati di degrado e incuria? Perché? C`è una differenza fra nord e sud?

«Non credo che il Nord abbia una natura diversa dal Sud, dettata quasi dal Fato. Detto questo, le differenze ci sono, tra Nord e Sud, e si vedono. Ma la risposta la devono sempre dare i sistemi socioeconomici e culturali complessivi dominanti nelle singole aree del territorio nazionale. Dobbiamo avere la giusta attenzione in questi casi e valutare le singole realtà. Faccio poi presente che, ad esempio, la Sicilia è, di fatto, la punta di diamante dell`autonomia istituzionale ed operativa in queste materie ed è Regione autonoma, ma i problemi ci sono, in questa, come in altre Regioni d`Italia. Nel caso della Sicilia, direi che dovrebbe essere la Regione a investire soldi per il recupero dei luoghi e, quindi, per la successiva valorizzazione. Occorre sempre distinguere per non incorrere in facili schematizzazioni ed errori di analisi».

Per alcuni aspetti la Sicilia, anche se il patrimonio di quella regione non dipende direttamente dal suo ministero, rappresenta un caso limite. Ma è davvero impossibile porre un argine allo strapotere delle soprintendenze, in Sicilia come nel resto d`Italia?

«Guardi, io non parlerei di strapotere. Il Ministero dei beni culturali del quale le soprintendenze rappresentano le articolazioni territoriali rispondono ad una missione: quella di tutelare e custodire il patrimonio storico artistico e paesaggistico della nostra Nazione. È una missione che si fonda sulla Costituzione, che pone lo Stato a fondamento della tutela e della valorizzazione dei beni culturali. Questa missione ha formato una vera e propria élite burocratica, costituita da funzionari, storici e archeologi di grande preparazione culturale t di grande esperienza. Io, comunque, sono impegnato in una riforma che rifugga dagli estremi: sia un interventismo delle soprintendenze che può apparire a volte irragionevole e statalista, sia una libertà assoluta che metta in pericolo il nostro patrimonio culturale. I giornali stessi stigmatizzano alternativamente sia il degrado, del nostro territorio dovuto ad una malintesa libertà di costruire, sia il freno allo sviluppo conseguente a divieti e ad una burocrazia impermeabile al buon senso. Basta partire dal Codice dei beni culturali voluto dal mio predecessore Giuliano Urbani, e successivamente integrato dai ministri Buttiglione e Rutelli, rappresenta già un punto di equilibrio molto avanzato. Io ho cominciato ad agire sulla base del Codice del beni culturali e delle innovazioni costituzionali più recenti allestendo dei tavoli di lavoro con le Regioni e con gli enti locali che stanno dando già degli ottimi risultati in tema di collaborazione istituzionale».

Su Pompei invece è intervenuto, ma il grosso resta ancora da fare. Anche lei ha la percezione che questo sito archeologico non venga considerato una priorità per il nostro paese? L’industria dei turismo vive grazie a queste bellezze storiche...

«Pompei, che è una delle aree archeologiche più importanti del mondo, è stata lasciata in condizioni indescrivibili. L`immagine dell`Italia che ne ricavavano i turisti era straziante. Perciò ho adottato un provvedimento unico nella storia del nostro Paese. II Commissario sta operando con efficacia, e credo che in poco tempo l`area archeologica sarà riportata in condizioni di piena efficienza. Questa è la condizione essenziale per affrontare la fase successiva che prevede una gestione più manageriale del sito e della sua migliore valorizzazione turistica Per il futuro, sto riflettendo sulla migliore gestione dei beni culturali del nostro Paese. La forma delle gestioni autonome, come quella delle Fondazioni, sta offrendo indicazioni utili e positive. La Reggia di Venaria, l`area archeologica di Aquileia e la Villa Reale di Monza rappresentano modelli nuovi di gestione dei beni culturali. Non c`è dubbio, inoltre, che queste innovazioni indicano la necessità di separare e distinguere la sfera della tutela dei beni culturali affidata alla soprintendenze, da quella della loro vaio rizzazione turistica che può essere meglio affidata a strumenti autonomi di gestione».

L’altro aspetto eclatante riguarda le grandi opere, come la metropolitana a Roma il parcheggio del Pincio. Sono stati eseguiti gli scavi, sono emersi dei reperti archeologici che, con tutta probabilità, finiranno nello scantinato di qualche museo. L’unico risultato concreto, alla fine, è quello di bloccare i lavori. Ma è davvero impossibile superare questa logica dei veti?

«Sono assolutamente convinto del ruolo positivo della cultura per lo sviluppo del Paese, per questo il ministero per i beni e le attività culturali non deve essere più identificato come quello che frena la modernizzazione e lo sviluppo del Paese. Per queste ragioni, sono stato proprio io, senza che nessuno me lo chiedesse, a proporre al Presidente Berlusconi di nominare un commissario straordinario per superare tutti gli ostacoli, anche di natura burocratica, alla realizzazione delle linee metropolitane di Roma e di Napoli; due opere straordinarie per il rilancio e la modernizzazione di queste due città e a cui il governo tiene molto».

E sul caso del parcheggio del Pincio?

«Per quanto riguardala questione del Pincio a Roma, non c’è stato alcun intervento ostativo alla realizzazione del parcheggio da parte delle competenti soprintendenze. Semmai ci sono stati interventi e prese di posizione da parte della società civile per richiamare l’attenzione sulla necessità di salvaguardare un possibile grande patrimonio archeologico. Ci sono stati gli interventi a questo proposito molto intelligenti dei Professor Carandini e del sottosegretario Francesco Giro. Lo stesso mio amico Fabrizio Cicchitto mi ha invitato a recarmi sul posto e di valutare bene la situazione. Lo farò certamente. Questo per dire che la situazione è più complessa di come la si voglia far credere. E che le soluzioni non sono mai semplici, ma richiedono obiettività, conoscenza, buonsenso. Sempre che non vi siano interessi economici prevalenti che sono legittimi ma che devono avere dei contrappesi se si tratta di tutelare il patrimonio della Nazione. Molti esperti di cui ho fiducia mi hanno detto che per il Pincio è possibile sia realizzare il parcheggio che musealizzare i reperti archeologici. Esaminerò con attenzione questo problema, dopo aver sentito il sindaco Alemanno, i funzionari del ministero e i rappresentanti della società civile».

A proposito di modernizzazione a Firenze per non scavare sottoterra, ha rinunciato ad una vera metropolitana per una tramvia che dovrebbe correre a pochi metri dal Battistero. Le sembra una soluzione accettabile?

«La tutela del patrimonio storico del nostro Paese é una funzione che lo Stato deve continuare a svolgere sia pure con la partecipazione determinante degli enti territoriali. Ho espresso preoccupazione per l`impatto che la tramvia potrebbe avere sul Duomo e sul Battistero. Resto di questo avviso. E questa posizione del ministero verrà comunicata al comune di Firenze quando si riunirà per la prima volta il tavolo tecnico che abbiamo deciso di costituire su questo ed altri argomenti».

Postilla

L’intervista del ministro Bondi che riportiamo merita senza dubbio un commento non affrettato, che rimandiamo ad altra occasione, non solo per le risposte, ma anche per le domande, esemplari, nella rozzezza culturale e antropologica che esprimono, di un’intera concezione del nostro patrimonio cui purtroppo il ministro non sembra contrapporre una radicale diversità.

Ma in questa sede interessa sottolineare soprattutto il contrasto, non solo di contenuti, ma anche di toni, dei due articoli odierni sulla situazione di Pompei: la realtà che raffigurano è talmente in contrasto da domandarsi se si tratti dello stesso sito. Certo, come ci hanno insegnato schiere di filosofi, la verità “oggettiva” non esiste e come insegnano fior di epistemologi di alto livello, la complessità degli elementi che costituiscono un sistema come può essere quello di Pompei è tale che le interpretazioni possono divergere anche profondamente, eppure…a noi di eddyburg, sospettosi per natura, è venuto in mente di controllare l’agenda del capo del ministro Bondi: ad ottobre è prevista una sua visita agli scavi pompeiani, in pendant mediatico-politico di quella ormai “cult” di qualche settimana fa in una Napoli finalmente “risanata” dalla monnezza. E una Pompei rifiorita con un colpo di bacchetta magico commissariale è assai più vendibile e spettacolare di un sito che dopo lunghi anni di ricerche, analisi, restauri, cure (per di più originate in “regime” di centro sinistra…), rinasce non solo dal punto di vista culturale, ma addirittura anche da quello naturalistico.

A pensar male, come si sa, si fa peccato, ma…(m.p.g.)

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