Abbiamo seguito le argomentazioni pro MoSE esposte da Mario Pirani in alcuni recenti articoli apparsi su Repubblica (“Le diffidenze sulla TAV e sul MoSE”, ed altri), ed abbiamo molto apprezzato alcuni Suoi commenti sul sito eddyburg. In qualità di ingegneri che hanno progettato una delle alternative al MoSE oggi in esame da parte del Comune di Venezia, la Paratoia a Gravità, ci sentiamo chiamati in causa e vorremmo esporre il nostro punto di vista.
Dobbiamo dire con franchezza che la curiosità ed il buon umore suscitato da alcune battute spiritose degli articoli di Pirani, è diventato per noi un vero sconcerto quando è emerso il suo vero punto di vista sul MoSE. Stentiamo a credere che un giornalista del suo livello culturale sembra aver sposato la teoria del dualismo assoluto tra il “fare” ed il “non fare”, usata come un’arma da molti fautori e sostenitori del MoSE, per bollare coloro che criticano l’opera come quelli che non vogliono salvare Venezia. Noi siamo ingegneri che hanno impostato tutta la loro vita professionale nel “fare” ma soprattutto fare bene per competere nel mercato internazionale per acquisire i progetti che abbiamo realizzato con successo e considerati pietre miliari nel campo dell’ingegneria marina ed “offshore”.
Il MoSE, dice in sostanza Pirani, nel suo iter ventennale è stato approvato in diverse sedi, da governi di diversa coloritura politica e da una commissione di esperti internazionali.
Diciamo subito che queste approvazioni, quando ci sono state, sono sempre state date avendo sul tavolo soltanto una soluzione, il progetto del MoSE appunto e noi pensiamo che in diversi casi può anche aver giocato un ruolo decisivo il fatto che nessuno voleva o poteva assumersi, giustamente, la responsabilità morale di schierarsi contro la salvaguardia di Venezia. Anche perché negli scorsi anni si è voluta far passare l’equazione che chi è contro il MoSE è contro la salvezza di Venezia.
Pirani cita la legge speciale del 1984, ma dimentica che essa fissava per le opere di difesa i tre principi irrinunciabili di gradualità, sperimentalità, reversibilità. E dato che il MoSE, per la sua concezione monolitica e le scelte tecnologiche e di sistema fatte, non rispetta e non potrà mai rispettare tali principi, se ne deduce che le approvazioni da esso ricevute, sono da considerare illegittime: non si può approvare un progetto che non rispetta requisiti fondamentali imposti dalla legge speciale.
Si cita poi la famosa approvazione della commissione di Esperti Internazionali che in realtà è avvenuta in termini molto più sofferti da quello lapidario indicato: “ Parere nettamente favorevole al MoSE”.
Da una lettura attenta del documento si può facilmente evidenziare che:
1. Gli esperti premettono che accettando le premesse di progetto del MoSE, hanno escluso a-priori di far confronti con altre tipologie di soluzioni.
2. Gli esperti valutano molto negativamente un punto cruciale del progetto: l’analisi dinamica della schiera di paratoie MoSE, che per effetto della condizione di risonanza cui si trovano a lavorare, produce il famoso “sfarfallamento”, cioè la oscillazione sfasata delle paratoie.
E’ vero che alla fine il progetto viene accettato, ma con forti critiche e suggerimenti che, da quanto ci risulta, non sono stati accolti.
Il nostro progetto, la Paratoia a Gravità, sviluppato a partire dal 2002, oltre a rispettare i tre principi irrinunciabili suddetti, presenta numerosi altri decisivi vantaggi, che richiederebbero molto spazio e non possono essere illustrati in questa sede.
Ci limitiamo a dire che la nostra trentennale esperienza nel campo delle tecnologie marine ed offshore ci ha consentito in primo luogo di focalizzare le inadeguatezze ed i punti critici del MoSE, e che partendo da essi abbiamo sviluppato una soluzione tecnica alternativa (il sistema di sbarramento delle bocche di porto basato sul concetto della Paratoia a Gravità) che soddisfa pienamente i criteri di progetto imposti dalla legge speciale, in particolare i principi di gradualità, sperimentalità e reversibilità e non è in risonanza con le onde . La nostra soluzione utilizza componenti, tecniche e procedure di progettazione e realizzazione che sono standard nell’ingegneria marina, ha impatto ambientale, costi, tempi e rischi di sviluppo estremamente inferiori al progetto del Consorzio Venezia Nuova e non prevede componenti critici e mai sperimentati (nel cosiddetto “progetto definitivo” del MoSE, citiamo un solo esempio su altri, non esiste il progetto dei connettori meccanici sconnettibili delle cerniere delle paratoie dalle basi di cemento armato, componenti innovativi e chiave per la fattibilità stessa dell’intero sistema).
Abbiamo appreso dai media che il nostro progetto è stato “scartato” e, nonostante le nostre ripetute richieste, non ci è mai stata data la ragione tecnica del giudizio “non positivo” espresso dal Magistrato alle Acque di Venezia. Facciamo presente che durante la presentazione del nostro progetto al Magistrato alle acque, abbiamo dimostrato tutte la carenze progettuali del MoSE, anche per evidenziare le differenze e i vantaggi che questo presenta; in quella occasione i tecnici del Magistrato, il progettista del MoSE e i massimi esperti presenti non furono in grado di contestare le nostre affermazioni e dissero che dovevano pensarci con calma per poter fare domande “intelligenti e non banali” sul nostro progetto (il verbale dell’incontro è a disposizione).
Ci permettiamo di suggerire al dott. Pirani di venire a Venezia per rendersi conto di persona di quello che sta bollendo in pentola ed in quella occasione saremmo lieti di illustrargli il nostro progetto. Siamo sicuri che scoprirà e prenderà atto di novità importanti che da lontano gli sono sfuggite, anche perché siamo certi che una persona del suo livello culturale, su un argomento così importante, non voglia e non possa ragionare sulla base di preconcetti. In alternativa, se vuole, può organizzare lui stesso una tavola rotonda in cui si possa fare un confronto tecnico pubblico fra il nostro progetto ed il MoSE.
Non possiamo che rammaricarci per il fatto che queste stesse considerazioni, inviate a Repubblica ed a Pirani, non siano state prese in considerazione da un giornale così importante, che purtroppo, ci pare di constatare, non è particolarmente attento a quanto sta accadendo per la salvezza di questa nostra città.
Ingegneri Vincenzo Di Tella, Gaetano Sebastiani, Paolo Vielmo
Venezia