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Cristiana Salvagni
Piantate giardini sui vostri tetti così le città diventano più verdi
25 Giugno 2014
Clima e risorse
Una soluzione tecnologica è un passo in avanti, purché non venga applicata da sola, ma adeguata al contesto complesso di problemi in cui si inserisce.

Una soluzione tecnologica è un passo in avanti, purché non venga applicata da sola, ma adeguata al contesto complesso di problemi in cui si inserisce. La Repubblica 25 giugno 2014, postilla (f.b.)

Cespugli di fiori e prati all’inglese al posto di paraboliche e panni stesi. Così potrebbe cambiare la vista dall’alto delle nostre città in base alla prima delibera del Comitato per lo sviluppo del verde urbano del ministero dell’Ambiente, che prevede incentivi fiscali fino al 65 per cento per chi trasforma il tetto di casa in un giardino pensile.

La terrazza condominiale e il lastrico solare che diventano un’oasi green , per godersi il panorama, prendere il sole o fare una festa, non è più solo un capriccio o un lusso: secondo il comitato di saggi che deve indirizzare i regolamenti attuativi della legge numero 10 del 2013, quella sullo sviluppo degli spazi verdi in città, è una metamorfosi da incoraggiare perché migliora le prestazioni energetiche degli edifici quanto l’installazione dei pannelli solari o la sostituzione degli infissi vecchi. Quindi deve godere degli stessi sgravi fiscali.

Diffusi soprattutto al centro sud, i lastrici solari sono una costante delle periferie italiane costruite a partire dagli anni Sessanta. Solo a Roma ce ne sono 20mila, per un polmone verde potenzialmente vasto 400 ettari: cinque volte Villa Borghese o 570 campi da calcio. Ma la delibera approvata in aprile può aiutare anche città poco verdi a riempirsi di parchi ad alta quota: a Mestre, per esempio, ci sono tanti lastrici e solo l’1 per cento di verde urbano. Per ottenere gli incentivi le strade sono due: presentare la certificazione che attesta il risparmio energetico, e in questo caso si arriva allo sgravio del 65 per cento sulla spesa sostenuta, o presentare l’intervento come ristrutturazione generale e sfruttare l’incentivo del 50 per cento.

Tantissimi i benefici: le “coperture verdi” riducono le emissioni di anidride carbonica, assorbono i rumori, filtrano le polveri sottili, trattengono l’acqua piovana alleggerendo la rete fognaria, tallone d’Achille degli allagamenti, migliorano l’isolamento termico dei palazzi e il panorama. «I giardini pensili cambiano anche il clima estivo nelle città perché smorzano l’isola di calore » spiega l’ingegnere Giorgio Boldini, membro del comitato e presidente dell’Associazione italiana verde pensile.

«A Roma in agosto la temperatura è più alta di cinque gradi rispetto alle campagne circostanti: il sole batte sull’asfalto, sui muri di cemento e questi si arroventano, riscaldano l’aria e il calore resta durante la notte. A Milano i gradi diventano anche nove in più». Nel suo giardino sul tetto, cento metri quadrati di erba e arbusti a quota 24 metri nel quartiere Prati, a Roma, Boldini ha addirittura piantato dei pioppi argentati che hanno raggiunto i sei metri di altezza. «Grazie a queste piante a casa non ho bisogno dell’aria condizionata» continua.

Non serve la bacchetta magica per mutare un lastrico in giardino ma basta sostituire le piastrelle con uno strato impermeabile, un altro inerte e qualche centimetro di terra. L’operazione costa sui 150 euro al metro quadrato. «Esattamente quanto ci vorrebbe per rifare un lastrico vecchio: per questo la trasformazione conviene quando bisogna ristrutturare » chiarisce Boldini. «L’intento della delibera è dire che si può trasformare un tetto in giardino e ricavarne un beneficio economico».

Questa posizione apre grandi prospettive per architetti e garden designer amanti della biodiversità: Roma, Milano, Napoli o Bari non conquisteranno certo lo splendore dei mitici giardini pensili di Babilonia, considerati una delle Sette Meraviglie dell’antichità, ma riconvertire in verde le distese di tegole e piastrelle impone un nuovo sguardo sulla progettazione. «Le città del futuro saranno sempre più integrate con gli elementi naturali» spiega Edoardo Bit, architetto specializzato nel verde verticale. «Questo significa riportare in quota i corridoi ecologici per le specie animali e vegetali spodestate dai palazzi».

postilla

Non è certo un caso se pur in mezzo a tanti altri aggeggi assai più ingombranti e vistosi, dentro il quartiere forse più decantato d'Italia dei nostri tempi, spicchi fra tutti il cosiddetto Bosco Verticale: la natura va di moda, e in una certa prospettiva è pure ottima cosa provare a uscire dalle secche di certi approcci meccanici puri alla città che sull'arco del '900 hanno creato tanti guai. Ed è ulteriormente positivo che questo guardare alla natura non si declini più in quelle versioni ideologiche fallimentari della città giardino villettara, energivora, palesemente insostenibile e a orientamento automobilistico detta comunemente sprawl e non solo dai suoi critici. Però tocca come sempre distinguere la parte dal tutto: c'è una bella differenza tra un adeguamento edilizio e la cosiddetta “città del futuro”, esattamente come c'è un abisso fra un terrazzo, per quanto verdissimo e produttivo di cose pure da mangiare, e un parco metropolitano, una rete ecologica, un campo agricolo. Per esempio in questi giorni si sta sviluppando con l'iniziativa http://www.habitami.it/ una campagna pubblico-privata di riqualificazione energetica degli edifici, e va benissimo, ma nessuno si sognerebbe mai di definire, da sola, una cosa così “la città del futuro”. Ecco, proviamo a considerare sempre, tutto, nelle giuste proporzioni, non di più, non di meno (f.b.)

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