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Marco Murgia
«Piano paesaggistico demolito dai titoli dei giornali e non dai giudici del Tar»
3 Novembre 2007
Sardegna
Ieri i giornali della Sardegna avevano dichiarato la “demolizione” del PPR da parte del Tar. Questo articolo diwww.l’altravoce.netristabilisce la verità

Era già successo sabato, in diretta su Raitre per uno speciale di “Ambiente Italia” dedicato alla giornata del Coast Day in Sardegna. Impossibile, in quella occasione, non discutere del Piano paesaggistico regionale: e l'assessore aall'Urbanistica Gianvalerio Sanna aveva denunciato la malainformazione sulla norma salva-coste varata dalla Giunta nel 2004. Difficile pensare a una premonizione: anche perché probabilmente in viale Trento non si aspettavano le quattro sentenze-fotocopia con cui il Tar ha annullato il quarto comma dell'articolo 15 delle Norme tecniche di attuazione, sbloccando di fatto le concessioni edilizie nei comuni in regola con il Puc al momento dell'approvazione del Piano.

Ma anche all'indomani del pronunciamento del Tribunale amministrativo, l'idea dell'assessore non cambia. Supportata, in questa occasione, anche dal presidente Renato Soru. Il concetto è affidato a una nota che precede una conferenza stampa in programma per la mattinata di oggi: «La ricerca di sensazionalismo ha fatto fare oggi (ieri, ndr) qualche titolo che contiene un macroscopico errore di valutazione della sentenza del Tar e delle sue conseguenze sulla validità del Piano paesaggistico regionale». In pratica è un altolà per chi grida al “colpo mortale” inferto a una delle norme principe della legislatura. Tutto il contrario, secondo Soru e Sanna: «Il Piano paesaggistico», sottolineano, «esce da questa prima fase di contestazioni e ricorsi - fra cui quello della Confindustria e di alcuni Comuni - con un riconoscimento di piena legittimità del suo impianto, della sua struttura, della coerenza con la disciplina nazionale e quindi con il riconoscimento della sua piena validità».

Nessuna falla nell'impianto della legge, quindi. Una piccola breccia, al massimo, che la sentenza dei giudici amministrativi contribuirà a riparare: «Potranno esserci singoli aspetti marginali che possono essere meglio precisati, cosa che potrà essere fatta in sede di discussione del Piano paesaggistico regionale per la parte che riguarda gli ambiti interni, e l'attività dei giudici ci è utile anche per giungere a questo ulteriore livello di definizione».

Nel caso specifico, anzi, «la sentenza del TAR non solo non apre varchi, ma ribadisce maggiori vincoli e maggiore severità. L'istituto dell'intesa - che è un istituto transitorio che regola l'attività edilizia e la permette a certe condizioni sino all'approvazione del Puc - è pienamente valido in gran parte delle circostanze previste dalle norme tecniche». In buona sostanza non si aprirebbe la voragine pronosticata a una prima lettura della sentenza, anche se buona parte dei ricorsi depositati - qualche decina, pare di capire - farebbero riferimento proprio all'istituto dell'intesa.

Golfo Aranci e Santa Teresa di Gallura, i due comuni interessati alle ultime sentenze del Tar, avevano già approvato nel 2004 il proprio Puc. È il motivo per cui l'istituto dell'intesa «viene considerato illegittimo perché inutile, per verificare le lottizzazioni che sono fatte salve nella fascia costiera per i Comuni che avevano il PUC approvato e per i Comuni senza Puc fuori dalla fascia costiera. Questa illegittimità ha come conseguenza non che possano essere fatte salve delle lottizzazioni che non hanno i requisiti fissati dal Piano paesaggistico, ma che è sufficiente che sia il Comune a verificare autonomamente la sussistenza di questi requisiti».

Non cambia il risultato, sostiene la Giunta, perché «è comunque la Regione che deve dare il nulla osta paesaggistico, anche quando quelle lottizzazioni fatte salve sono certificate dai Comuni e non attraverso l'intesa». Dalla decisione del Tar, insomma, il Piano paesaggistico regionale uscirebbe addirittura rafforzato. Di sicuro, secondo Soru e Sanna, improntato a «una maggiore severità, perché viene eliminata anche solo l'ipotesi che attraverso l'intesa si potessero approvare lottizzazioni prive dei requisiti richiesti. Comune e Regione verificano separatamente queste lottizzazioni: il Comune valutandone la rispondenza ai requisiti, la Regione successivamente, verificando la possibilità di concedere o no il nulla osta». Con buona pace per chi gridava al crollo totale della norma salva-coste.

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