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Pesanti critiche dal Friuli alla politica territoriale della Giunta Illy
30 Novembre 2007
In giro per l'Italia
Una lettera aperta del Presidente del Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli, Gianfranco D'Aronco al Presidente della Regione Friuli – Venezia Giulia

Il Comitato per l'autonomia e il rilancio del Friuli è costituito da esponenti della cultura e della politica friulana iscritti a gruppi politici (Margherita, Socialisti, DS, Movimento Friuli) e/o con percorsi politici (DC, PCI) differenti, che hanno anche ricoperto cariche istituzionali di rilievo (assessori regionali, sindaci, ecc.) è si avvale della consulenza di un gruppetto di urbanisti facenti capo all’università locale. In calce il documento critico sul PTR

Egregio Presidente Illy,

recentemente la Giunta Regionale ha assunto la delibera di adozione del Piano Territoriale Regionale (PTR) ai sensi della legge 5 del 2007 ed ha quindi dato formale avvio all'iter di approvazione di detto Piano.

Ciò pone all'attenzione di tutti, e in particolare dei soggetti che nei diversi settori rivestono posizioni di responsabilità, la questione delle scelte di fondo che si vanno a compiere per il territorio, con riguardo alle esigenze dello sviluppo e della salvaguardia dell'ambiente, per le necessità di oggi e delle generazioni future.

Come Lei ha già avuto modo di constatare con la vicenda della legge per lingua friulana, il Comitato che ho l'onore di presiedere, ha finalità culturali e meta-politiche per cui le sue valutazioni vanno intese quale contributo alla definizione di una prospettiva condivisa del territorio regionale, specie di quello friulano dove qualità naturalistiche, storia dei luoghi, coesione delle comunità costituiscano lo sfondo positivo ed inalienabile su cui disegnare anche i tratti della regione futura.

Recentemente, avvalendosi di esperti del mondo universitario, professionale ed amministrativo, il Comitato ha esaminato il PTR giungendo alla formulazione di un documento che è stato presentato alle istituzioni territoriali, alle categorie economiche ed alle associazioni culturali martedì 13 novembre nel corso di una conferenza stampa.

Questo documento, che inviamo alla sua attenzione, esprime diverse “preoccupazioni”, relative sia all'impianto sia ai contenuti dello stesso PTR che desidero, nell'interesse di tutti, rappresentarLe:

1.importanti e radicali trasformazioni territoriali vengono previste dal PTR ma queste vengono imposte d’autorità al territorio, alle autonomie locali, ai cittadini interessati secondo un modello vecchio di pianificazione che esclude condivisione e partecipazione;

2.quelle stesse forti trasformazioni territoriali vengono previste senza che il PTR sviluppi alcuna significativa valutazione di merito delle stesse;

3.fra la grande quantità di obiettivi - espressi spesso genericamente -, e le soluzioni finali, che spetterà alla pianificazione comunale di trovare, c’è un gran vuoto che rischia di trasferire, sui Sindaci, incertezze giuridiche e gestionali;

4.con il meccanismo labile e volontaristico dell’associazione fra Comuni, si perde, inoltre, la vera occasione storica di pianificare l’”area vasta” ed i fenomeni, al contempo sovracomunali e subregionali, come i distretti produttivi, il welfare d'area, il paesaggio, i bacini idrografici, le relazioni virtuose tra corridoi infrastrutturali e territorio, i corridoi ambientali, le tutele naturali;

5.non emerge, alla fin fine, una visione innovativa e condivisa del futuro del territorio regionale ma solo l’intento di attuare, d’autorità e costi quel che costi, alcune forti trasformazioni territoriali.

L’insieme di queste ragioni è fonte di preoccupazione per il Comitato che ha una visione di regione (espressa pubblicamente nei documenti su “Territorio e ambiente: un modello sostenibile per il Friuli” del novembre 2006 e sulle “Grandi Infrastrutture” del marzo del 2007) dove:

il territorio è inteso in senso plurale e coeso come sistema di spazi fisici, di significati culturali ed identitari, di modalità di governo partecipate e condivise;

il governo del territorio della regione deve dotarsi, prima di formulare nuove previsioni, di uno Statuto del Territorio (comprendente anche una “Carta del patrimonio inalienabile e non negoziabile del territorio friulano”), condiviso da tutte le istituzioni regionali, che deve servire a guidare i processi di partecipazione e le valutazioni di coerenza e di compatibilità delle trasformazioni territoriali future;

il governo del territorio implica sempre più credibili processi di partecipazione alle scelte fondamentali che significa anche possibilità di valutazione pubblica di scelte alternative. Il Comitato ritiene, inoltre, che questi processi, data la loro delicatezza, non possano essere gestiti dagli stessi soggetti che pianificano ed attuano ma da una Authority indipendente ed operativamente snella e leggera.

In quest’ottica:

- le autonomie territoriali vanno valorizzate secondo un disegno di “policentrismo virtuoso”, come peraltro indicato dalle strategie europee in materia ma anche dalla stessa legge regionale 1 del 2006. In questo disegno, i Comuni di oggi, vanno aiutati a crescere e ad elaborare le loro strategie di “area vasta” come precondizione verso virtuosi processi di aggregazione e cooperazione territoriale;

alla Regione devono spettare, invece, gli importanti e fondamentali compiti di:

a.coordinamento ed “armonizzazione delle diversità territoriali”;

b.promozione della cooperazione e delle autonomie territoriali;

c.identificazione, verifica e valutazione delle macrocompatibilità strategiche.

Ci sarebbe piaciuto confrontarci su queste questioni in maniera pacata ed approfondita e secondo modalità dove a tutti fossero stati dati gli strumenti per poter intervenire in un dibattito che non è, ai fini del futuro della cultura e dell’identità friulana, meno importante di quello della lingua ma che anzi, con quello della lingua, è perfettamente complementare (il territorio friulano, se non altro quello storico, è, infatti, la base materiale della lingua).

Purtroppo, i tempi assai limitati concessi al dibattito ed al confronto pubblico (solo 60 giorni), rendono tutta questa importante e fondamentale materia, oggetto di pura procedura burocratica.

Ma poiché siamo in presenza di atti di primaria importanza che orienteranno le politiche del territorio nel medio e forse anche lungo periodo, crediamo che tutti i soggetti interessati a discuterne ed aventi titolo a formulare osservazioni devono poter essere posti nelle condizioni reali (di documentazione e di tempo) per dare il loro contributo.

Per questo e per evitare che la consultazione si riduca ad un rito burocratico, il Comitato Le chiede, con la presente, di adoperarsi, come Presidente della Giunta Regionale, affinché la Regione:

si renda promotrice di incontri, nelle varie aree delle regione, aperti a tutti, per illustrare e discutere nel merito i contenuti di fondo del PTR e per rendere più agevole la lettura e l’interpretazione degli atti che lo compongono;

allunghi significativamente i tempi previsti per la consultazione pubblica onde consentire anche la predisposizione di argomentate e valutate osservazioni al PTR.

Questo allungamento dei tempi è forse poco congruo con una impostazione burocratica della pianificazione del territorio, ma credo che Lei, per la visione e la concezione alta che ha della Regione, non possa accettare che questioni fondamentali per il futuro del territorio friulano e, quindi, anche regionale, vengano ad essere schiacciate dentro limiti burocratici così angusti.

RingraziandoLa per l'attenzione, Le porgo i più distinti saluti.

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