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Lodo Meneghetti
Perché no, un parcheggio dentro il Duomo?
15 Luglio 2005
Lodovico (Lodo) Meneghetti
Il maggio 1984 la Repubblica pubblicava ...

Il 19 maggio 1984 “la Repubblica” pubblicava una mia intervista, il cui titolo si adatterebbe perfettamente alla situazione d’oggi: Processo al traffico, la parola agli esperti. “Parcheggi in centro un errore”. Un mese prima avevo scritto un articolo per “Polinewsia”, il mensile del Politecnico, Milano uno spazio in sfacelo, nel quale denunciavo fra l’altro l’assurdità di un programma di parcheggi basato sulla costruzione di silo sotterranei nel cuore della città. A quel momento, amministrazione comunale di sinistra, assessore al traffico e trasporti l’ingegner Vittorio Korach, un primo elenco di autorimesse sotterranee in suolo pubblico comportanti la concessione ai privati di un diritto di superficie che denominai “diritto di strato terrestre” parve incredibile, tanto disinteresse rivelava per luoghi milanesi dotati di specifici caratteri urbani: Piazza degli affari, Piazza della Vetra, Via Unione, Piazza Meda, Piazza Liberty, via Croce Rossa, Via Cusani. Intanto erano in costruzione avanzata gli autosilo di Via San Barnaba e di Via Vittor Pisani (quest’ultimo famoso in seguito per essere rimasto semi-deserto). E il programma procedeva oltre: Via Marina (lo spazio alberato che ogni amico di Milano vorrebbe vedere integrato ai giardini di Villa reale e di Via Palestro), Corso Europa, addirittura Piazza Fontana: di nuovo, difficile crederlo. Eppure era ancora fresca la memoria del primo massacro di piazza storica nel centro a causa di una gigantesca autorimessa sotterranea, quella di Piazza Borromeo. Il modello sbagliato già si affermava qua e là. Piazza Diaz, Largo Corsia dei Servi, Via San Pietro all’Orto…

Quanto alle ragioni degli interventi, l’amministrazione svariava da “per i residenti” – quando nella maggioranza dei posti deputati non abitava quasi nessuno – a “per le esigenze del traffico operativo” (ossia gli spostamenti degli addetti al commercio e alla finanza) secondo una curiosa contraddizione: alla domanda fatta all’assessore, perché favorire iniziative tese a realizzare nuovi parcheggi sotterranei privati? Diamine, fu la risposta, per liberare parti delle reti stradali da attrezzare per la sosta operativa…

Comune di sinistra, Comune di destra: non sembrano trascorsi due decenni. Il livello politico culturale è il medesimo: basso, dal punto di vista dei principi urbanistici, perfino sorprendente. Mi spiego. La logica delle autorimesse sotterranee ha comportato una forte accelerazione, giacché, come allora, è il convinto assessore (ora il professor Giorgio Goggi) a spingere senza ascoltare perplessità e critiche, senza mitigare precedenti velleitarismi. Si sono costruiti “per residenti” (presunti) silo sotterranei dotati di un primo piano destinato a parcheggio a rotazione. Le norme definite dal Comune richiedevano una stretta pertinenza fra localizzazione dei box interrati e la residenza dei possessori, sicché si doveva circoscrivere un’area urbana precisa che sancisse i diritti. La prima realizzazione di grandi dimensioni, probabilmente decisa prima dell’insediamento della nuova giunta, fu quella di Via Mascagni, circa 700 box lungo le vere e proprie strade sotterranee che corrono dall’ingresso all’angolo con la cerchia del Naviglio, Via Visconti di Modrone, all’ingresso vicino alla circonvallazione, Viale Bianca Maria. Il rispetto dell’area urbana di pertinenza ebbe un effetto prevedibile: la domanda non era sufficiente. Così si cominciò ad allargare l’area, fino a giungere allo spazio dell’intero comune! Molti acquisti furono man mano solo investimenti per affittare a pendolari. Già nel caso di questa autorimessa, sempre troppo centrale ma in ogni modo al margine del piccolo cuore spopolato, il proposito di servire i residenti di zona (prezzi a parte) appariva in parte pretestuoso. Ora l’inganno sembra provocazione: autosilo interrato in Piazza Meda, già avviato (ma non ci sarà quello nuovo del dismesso garage di Via Bagutta trasformato in grande magazzino?), in Piazza Fontana davanti al Palazzo del Capitano del Popolo… e quali altri luoghi meno abitati e più monumentali dello spazio segnato dalla fontana del Piermarini o dalla scultura di Pomodoro avranno in mente i nostri per fornire all’inesistente residente il suo inacquistabile box? e per abbattere definitivamente qualsiasi speranza di fermare le automobili prima che possano entrare nella navata centrale del Duomo? Che i parcheggi nel centro, monumentale e no delle città, dedicati al “traffico operativo” di korachiana memoria o, peggio, ai turisti costituiscano un richiamo, come una lampada per le farfalle notturne svolazzanti nei dintorni, lo capiscono anche i primini; realizzarli dove dovrebbe vincere la pedonalità o perlomeno il calming traffic diventa una colpa grave nei confronti di tutti, anche di coloro che non si sentono legati a questa povera Milano. Nel frattempo l’assessore, invece di impegnarsi per realizzare i grandi parcheggi esterni d’interscambio col mezzo pubblico, cerca, ancora, di realizzare silo sotterranei per residenti che non li vogliono guarda caso in aree ricche di alberi e prati, o in luoghi come la Darsena che a nessun autentico milanese sarebbe venuto in mente di rinnovare mediante strati di automobili al di sotto delle mai più viste barche.

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