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Piero Bevilacqua
Perché la sinistra radicale è contro gli Ogm
15 Novembre 2005
Piero Bevilacqua
Il tribunale della UE, su richiesta ...

Il tribunale della UE, su richiesta della Commissione, ha di recente dato torto alle regioni che hanno dichiarato il proprio territorio Ogm free. Crediamo che si tratti di una sentenza grave, che non solo viola le autonomie regionali, ma contraddice il principio di precauzione che l’UE ha finora adottato in questa materia.

Vediamo in breve le ragioni molteplici e gravi per cui bisogna chiamare i cittadini alla vigilanza e alla protesta.

1. Gli Ogm sono piante che incorporano materiale genetico del mondo animale per combattere alcuni parassiti. Si tratta di un azzardo grave. Nel momento in cui l’opinione pubblica mondiale è in allarme per la possibilità che il virus dell’ «influenza dei polli» si possa trasmettere all’uomo, gli Ogm saltano le barriere naturali tra le specie e impongono all’alimentazione umana e animale un prodotto che non esiste in natura.

2. Non è mai stata condotta alcuna indagine epidemiologica che rassicuri sugli effetti degli Ogm sulla salute umana e animale.La Food and Drug Administration degli USA si è solo limitata a riconoscere l’equivalenza dei prodotti tradizionali con quelli geneticamente modificati. Mentre alcune indagini sperimentali hanno osservato danni agli organismi delle cavie. Nulla può rassicurarci sugli effetti di lungo periodo della loro assunzione.

3. Come viene ammesso anche da alcuni sostenitori degli Ogm, in campo aperto le nuove piante contamineranno le varietà tradizionali, creando situazioni di alterazioni ambientali che nessuno è in grado di prevedere.

4. L’ingresso degli Ogm nelle campagne europee sarebbe un colpo mortale alle nostre economie agricole, ai nostri prodotti tipici, alla nostra cucina, al nostro turismo.Nel giro di un paio di decenni, infatti, scomparirebbero le nostre varietà tradizionali (le viti del Chianti, le mele trentine, gli albicocchi vesuviani) sostituite da piante «patentate», manipolate nel loro corredo genetico e rese indistinguibili dalle stesse piante coltivate in qualunque punto del pianeta.Sarà sempre possibile aggiungere a piante e animali qualche nuova caratteristica biologica per sostituire gli esemplari tradizionali. Bisogna saper prevedere che la tendenza oggi in atto da parte di alcune grandi Corporations è di sottoporre l’intero mondo vivente ai processi di trasformazione e omologazione industriale. I profitti attesi sono enormi. Se non ci opporremo, tanto i nostri prosciutti che i formaggi francesi,i riesling tedeschi o le birre belghe saranno private del loro legame col territorio e le sue materie prime e consegnate al mondo indistinto degli alimenti manipolati in laboratorio. Non è allarmismo. Una volta che gli Ogm saranno penetrati nelle nostre economie, il processo di omologazione genetica diventerà inarrestabile.

5. Non è vero che gli Ogm risolverebbero il problema della fame . Come ricorda la FAO, nel mondo c’ è cibo a sufficienza per tutti : la presenza di milioni di affamati è dovuta all’iniquità della sua distribuzione. Al contrario di ciò che superficialmente si afferma, gli Ogm sono una grave minaccia per le società dei Paesi poveri. Perché la loro coltivazione risulti conveniente, infatti, essi richiedono una agricoltura capital intensive, cioè altamente meccanizzata, insediata in vaste superfici aziendali, sostenute da intense concimazioni chimiche e diserbanti. E’ esattamente l’agricoltura ipertecnologica che caccerebbe dalle loro terre milioni di contadini spingendoli ai margini di nuove e ingovernabili megalopoli.

7. Non abbiamo alcun bisogno dei prodotti Ogm. Tanto l’agricoltura europea che quella americana sono eccedentarie, cioè producono oltre il bisogno delle rispettive popolazioni e la collettività deve sostenere dei costi per limitare l’eccesso di derrate. Fare entrare gli Ogm in Europa, esponendo gratuitamente al rischio la salute dei cittadini, preparando l’erosione della biodiversità agricola delle nostre campagne, è una scelta suicida che nessuna superficiale ideologia del libero commercio può giustificare.

Roma, 12 ottobre 2005-

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