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Jill Grant
Perché gli urbanisti sono ambigui sulle "gated communities"
15 Settembre 2004
Megalopoli
Una concreta, realistica e documentata provocazione, su un tema attualissimo ma quanto pare escluso dal dibattito perché poco elegante. Da una relazione al Canadian Institute of Planners, maggio 2004 (fb)

Titolo originale: Why Planners are Ambivalent About Gated Communities - traduzione di Fabrizio Bottini

Le nuove città recintate

Durante il Medio Evo, molte città costruirono lunghe mura per proteggere i propri abitanti. Con il cambiamento delle tecnologie militari e l’espandersi delle alleanze politiche, le mura urbane gradualmente divennero inutili. Ma negli anni recenti, si è visto un risorgere delle comunità chiuse. I progetti gated contemporanei sono a volte città complete, come nel caso di Hidden Hill, California, o Alphaville, in Brasile. Più spesso, però, si tratta di lottizzazioni con case e qualche struttura per il tempo libero. In queste nuove comunità recintate, mura e cancelli promettono sicurezza, privacy, privilegi per chi vive all’interno.

Alcune stime indicano che ben 4 milioni di americani vivono in circa 30.000 insediamenti ad accesso controllato. Queste enclaves chiuse compaiono nei quartieri residenziali di tutti i continenti. Insieme al commercio big-box e alle aree di sviluppo agevolato, questi progetti rappresentano la città globale postindustriale.

Se le persone agiate di oggi sembrano ovunque condividere un interesse in questa nuova forma urbana, si riscontrano considerevoli variazioni regionali nelle caratteristiche delle enclaves chiuse. Questo ci porta a indagare sulle comunità chiuse del Canada, su cui è stato scritto poco.

Gated Communities in Canada

Abbiamo utilizzato la seguente definizione: “ Gated Communities sono insediamenti residenziali su strade private che sono chiusi al traffico pubblico tramite un cancello all’ingresso principale. Questi insediamenti possono essere circondati da recinzioni, muri o altre barriere naturali che limitano ulteriormente l’accesso pubblico”.

I nostri metodi di ricerca hanno preso in considerazione l’esame della letteratura scientifica, domande via e-mail ad urbanisti, analisi dei listini immobiliari su internet, casi studio in tre province. Abbiamo identificato 314 gated communities in sei province. Non si tratta di uno studio esaustivo: riteniamo che ci possano essere due o tre volte tanti insediamenti del genere in Canada. Il numero maggiore dei quartieri chiusi è nella British Columbia. Alcuni costruttori hanno creato un mercato di nicchia di un certo successo per questo tipo di quartieri. Ci sono concentrazioni di queste enclaves nella Okanagan Valley e nei sobborghi di Vancouver. I gated projects sono popolari fra le persone più anziane e si trovano comunemente in località abitate da pensionati. Circa un terzo dei progetti identificati si rivolge selettivamente a residenti anziani. Per la maggior parte, gli insediamenti canadesi hanno meno di 100 abitazioni. A differenza dei quartieri chiusi USA, pochi di quelli canadesi impiegano guardie o videosorveglianza.

Le risposte dell’urbanistica

Nell’indagine via e-mail, abbiamo contattato 123 urbanisti ottenendo risposte da 78 (il 63%). Solo nove delle amministrazioni municipali avevano politiche di piano o linee guida di progetto orientate specificamente alle gated communities. Nonostante alcuni orientamenti di piano scoraggiassero la chiusura (a Burnaby, Coquitlam, Nanaimo, Kelowna, Qualicum Beach, piano per la regione di Ottawa), erano rare le indicazioni che esplicitamente tentavano di prevenirla. Alcune regole che proibiscono i lotti a “fronte inverso”, o limitano l’altezza delle recinzioni possono diminuire l’impatto della chiusura, ma non impedirla. Politiche che richiedano l’accessibilità pubblica o incoraggino la connettività stradale possono avere effetti maggiori (come a Surrey, Burnaby, Orangeville). Molte città hanno adottato linee guida per il verde e regolamenti per recinzioni progettate in modo da diminuire l’impatto di vaste chiusure.

Gli urbanisti intervistati spesso esprimono un certo disagio verso le gated enclaves. La loro preoccupazione principale è l’effetto visivo di lunghe muraglie lungo strade di connessione, e l’interruzione della rete viaria. Alcuni hanno sollevato questioni sociali sul senso di segregare gruppi di persone dietro un muro. Tutti riconoscono però che quelle cancellate sono molto popolari fra gli acquirenti di case, costruttori e amministratori. Parecchi hanno affermato che i loro consigli municipali non erano interessati nelle restrizioni agli insediamenti chiusi.

Forse, l’opposizione più attiva al gating viene dai gruppi locali di vigili del fuoco, preoccupati dai tempi di intervento. Se i quartieri della British Columbia sembrano aver raggiunto accordi col personale di emergenza, in Nova Scotia il servizio antincendi è ancora contrario a strade private di qualsiasi genere.

Nella maggior parte delle città canadesi, i costruttori non hanno ancora realizzato quartieri chiusi. I cancelli compaiono in genere dove la crescita è più forte, e il mercato più segmentato. In parecchie città e cittadine prive di gated enclaves, gli urbanisti indicano di aver dissuaso i costruttori dal proporle. Per la maggior parte però gli stessi urbanisti non hanno esperienze con questi tipi di quartiere, e non si aspettano di ricevere proposte riguardo ad essi per l’immediato futuro. Quindi, non hanno necessità di sviluppare alcun tipo di politica di prevenzione.

Conflitto con gli obiettivi urbanistici

La letteratura accademica che si occupa del gating dà quasi universalmente giudizi negativi. Queste enclaves sono descritte come paesaggi di paura e privilegio. Sono criticate in quanto esclusive, reazionarie, e socialmente isolanti. La letteratura sembra suggerire che la chiusura contraddica i principi della professione urbanistica, di apertura, accessibilità, diversità, eguaglianza.

La letteratura promozionale delle gated communities, per contrasto, è notevolmente positiva. Che vende e compra case nelle gated communities vede paesaggi di privacy, sicurezza, ambiente amichevole, senso comunitario.

Gli urbanisti municipali che non hanno mai avuto a che fare con richieste relative a quartieri chiusi possono farsi un’opinione a riguardo in base a quanto hanno visto nella letteratura, o nei loro viaggi, o in parte in base a valutazioni professionali e sensibilità personale. Chi si occupa di gated communities all’interno della propria circoscrizione può trovare molto più difficile lo sviluppo di un’opinione a riguardo. Se esaminiamo i valori urbanistici associati a questi quartieri, vediamo i motivi di questa ambiguità.

In qualche modo, il gating ha caratteristiche coerenti ad alcuni valori base dell’urbanistica. Per esempio, questi quartieri sono spesso edificati in zone destinate alle abitazioni multifamiliari. Con una proprietà di tipo condominiale, le abitazioni sono su piccoli lotti e realizate con densità medie, facilitano lo sviluppo compatto e le strategie di aumento della densità locale. All’interno dei quartieri, uno spazio aperto di qualità forma ambienti pedonali a dimensione umana. Con il traffico limitato, le strade sono sicure e quiete. Linee di progetto unificate, insieme a chiari limiti e fuochi, creano un senso dello spazio. Molti di questi principi si sono inseriti stabilmente nell’urbanistica canadese attraverso l’influenza del new urbanism, e si sono concretizzati nelle gated communities.

I residenti di queste enclaves possono godere di un senso comunitario. Lavorano insieme nella gestione del proprio quartiere, attraverso le associazioni di abitanti, costruendo un potenziale capitale sociale. Condividono i servizi comuni e gli spazi per il tempo libero, si vedono l’un l’altro mentre camminano nella zona. Sono disponibili all’aiuto reciproco. Dato che trasferirsi in una comunità recintata è una scelta di stile di vita, i residenti abitualmente hanno interessi personali e caratteristiche simili.

I fattori che rendono forti queste comunità – l’omogeneità economica e quella sociale – costituiscono una sfida ai valori dell’urbanistica contemporanea. Uno dei suoi principi chiave è l’idea di diversità. Le città devono contenere un ampia gamma di persone e possibilità. Gli urbanisti hanno tradotto tendenzialmente questo obiettivo nella pianificazione a usi misti, tipi di residenze e di famiglie all’interno della città I quartieri gated non seguono questo criterio, perché segregano usi, classi, e spesso anche età.

Dato che le loro strade non sono collegate alla più vasta rete urbana, le enclaves aumentano le dimensioni delle cellule della trama insediativa, obbligando pedoni e auto a circumnavigarle. Poche sono ben servite dai trasporti pubblici. Se i piani di oggi spesso auspicano una rete di forte connessione stradale, percorsi verdi e pedonali, le gated communities interrompono questo tessuto.

Anche se esistono pure parchi di case mobili recintati, la maggior parte dei quartieri chiusi sono enclaves di alto reddito. La chiusura presenta un’altra sfida all’obiettivo di assicurare una ampia scelta residenziale anche a prezzi accessibili, nei nuovi quartieri. Qualunque guadagno ottenuto costruendo a densità più elevate più essere vanificato dai costi aggiuntivi di costruzione e manutenzione di mura e cancelli.

Alcuni sostengono che anziché far diminuire il tasso di criminalità, le gated enclaves aumentano il timore dei crimini. La presenza di recinzioni, cancelli, videosorveglianza e guardie rivela la crescente insicurezza della società moderna. Allo stesso tempo, visto che gli urbanisti lavorano per collaborare a piani di città che siano vivaci, sicure, accoglienti e adattabili, la tendenza che vediamo nei sobborghi ci dice che non tutti credono alla città aperta.

Dobbiamo riconoscere anche che gli urbanisti lavorano entro limiti politici e fiscali, che rendono difficile resistere alla pressione per quartieri chiusi. In molte parti del paese, le strade private sono comuni nei nuovi suburbi. I consigli municipali approvano vie private per facilitare il trasferimento dei costi a costruttori e consumatori. Il problema è che le strade private sono la facile premessa ai cancelli.

I costruttori che cercano di dare un senso identitario ai nuovi quartieri vedono ingressi e mura come abbellimenti. Chiudere una strada può attirare abitanti preoccupati per la manutenzione stradale e la sicurezza. In alcune zone, i residenti fanno addirittura pressione per chiudere strade pubbliche, a impedire scorciatoie al traffico e limitare i fastidi. I cancelli sono diventati popolari nell’ambito del mercato: un tipo di estensione del concetto di cul-de-sac su larga scala. L’ enclave chiusa offre un ambito sicuro e avvolgente. Per la maggior parte questi quartieri offrono vicinati di buona qualità, invisibili ai passanti, e aumentano i valori delle proprietà immobiliari della zona. Dato che hanno ingressi poco vistosi sulle strade locali, e recinzioni gradevoli con ottimo arredo a verde, pochi le notano per lamentarsene. Anche gli urbanisti comunali possono non conoscerne l’esistenza, dato che i cancelli possono essere stati aggiunti dopo l’approvazione dei piani attuativi.

Chiudere gli occhi?

Visto che otto su dieci nuovi insediamenti negli USA sono di tipo chiuso, potremmo desumere che gli urbanisti americani stiano attivamente esplorando le implicazioni dei gated developments. Un’occhiata veloce al programma della recente conferenza dell’American Planning Association a Washington, dell’aprile 2004, chiarisce la questione. In un programma con parecchie centinaia di presentazioni – oltre 80 sui vari aspetti del new urbanism, della smart growth, degli spazi orientati al trasporto pubblico; oltre 50 sui GIS e le applicazioni dei computers – non c’era una sola sessione o presentazione sugli insediamenti chiusi. Nonostante molte relazioni sottolineassero l’importanza della connettività stradale negli insediamenti new urbanist, nessuna discuteva le conseguenza spaziali delle gated enclaves. Il problema rimaneva invisibile, e i partecipanti alla conferenza ignoravano le contraddizioni della pratica quotidiana a favore di una conferma dei principi operativi urbanistici in voga.

Il Canadian Institute of Planners sembra più interessato a favorire una discussione. Sia l’anno scorso che questo, la nostra proposta per un gruppo di discussione sui quartieri recintati è stata accettata nel programma della conferenza. Questo offre l’opportunità di stimolare un dibattito fra urbanisti. Crediamo che questo argomento sia uno di quelli da affrontare da parte degli urbanisti a viso aperto, al fine di formare una “opinione professionale” che possa guidare gli operatori locali che si trovano di fronte una crescente richiesta di approvare gated developments. Anche se l’estensione del fenomeno in Canada resta limitata, nuovi interventi stanno aprendo la strada giorno dopo giorno. Se i timori per la sicurezza personale aumentano (come è possibile nell’era del terrorismo globale), allora molti canadesi potranno sperare di scappare dietro ai cancelli. In quanto urbanisti, come gli risponderemo?

Nota: questo è il link al sito del Canadian Institute of Planning ; dato che per motivi di spazio e tempo ho escluso da questa traduzione tabelle e bibliografia, allego di seguito il file PDF originale completo (fb)

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