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Miguel Gotor
Perché Bologna non va dimenticata
2 Agosto 2011
Articoli del 2011
Strage fascista, terrorismo di stato; continuano a nascondere le responsabilità sotto il tappeto. La Repubblica, 2 agosto 2011

Sono trascorsi trentuno anni dalla strage di Bologna. Per ricordare le vittime è stato inaugurato ieri, nel parco di Villa Toschi, un monumento dedicato ai sette bambini morti nell´attentato, il più grave della storia repubblicana: Angela Fresu (3 anni), Luca Mauri (6), Sonia Burri (7), Manuela Gallon (11), Kai Mader (8), Eckhardt Mader (14) e Cesare Francesco Diomede Fresa (14). Tante storie piccole e anonime polverizzate da una mano assassina; un insieme di traiettorie possibili divenute all´improvviso un futuro negato. Non per una tragica fatalità, come sarebbe più comodo pensare, ma perché in Italia nel 1980 c´era chi faceva politica mettendo le bombe allo scopo di uccidere dei cittadini inermi. La stazione di Bologna è uno snodo ferroviario tra i più importanti in Italia e tanti viaggiatori in questi anni hanno sostato, almeno una volta, davanti a uno squarcio nel muro, una ferita di marmo, che ricorda il luogo in cui fu lasciata la bomba. Una lapide riporta l´elenco degli 85 morti e il nome di Angela Fresu, la più piccola delle vittime, con accanto gli anni scolpiti a una sola cifra, si distingue dagli altri, obbligando inevitabilmente il passeggero frettoloso a interrogarsi sul senso del nostro viaggio, come un´ombra che passa improvvisa tra un treno e l´altro.

Per l´attentato sono stati condannati i tre terroristi neofascisti Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, che continuano a professarsi innocenti. Se i mandanti restano ancora oscuri, sono stati però individuati i responsabili di alcuni depistaggi: il piduista Licio Gelli, il faccendiere Francesco Pazienza e i membri dei servizi segreti Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte. Per questa ragione l´attentato di Bologna costituisce un´anomalia nella storia dello stragismo italiano: l´unico caso in cui la magistratura è riuscita a stabilire una verità giudiziaria non limitata alla manovalanza. L´azione di depistaggio aveva l´obiettivo di accreditare una pista internazionale che distogliesse gli inquirenti dalla realtà italiana e di affermare l´idea presso la pubblica opinione che quella sentenza fosse il prodotto di una cospirazione delle cosiddette «Toghe rosse».

Continuare a ricordare la strage di Bologna non significa solo omaggiare quelle vittime innocenti, ma anche non dimenticare tali azioni di depistaggio ordite da quanti hanno avvelenato la fragile democrazia italiana per favorire una stabilizzazione conservatrice del quadro politico. Per questo motivo è molto grave che, per il secondo anno consecutivo, alla cerimonia non parteciperà alcun ministro della Repubblica. Il governo non c´è per indifferenza civile e per imbarazzo politico: il 2 agosto è una giornata dedicata al ricordo, ma questo governo preferisce l´oblio. Si tratta di uno sgradevole atto di insensibilità istituzionale che, secondo il presidente della Associazione familiari Paolo Bolognesi, avrebbe un significato ritorsivo: i ministri eviterebbero la cerimonia non per paura dei fischi, che dovrebbero comunque avere il coraggio e la dignità di affrontare nel caso ci fossero, o, come hanno sostenuto, per evitare strumentalizzazioni politiche, ma perché «i familiari delle vittime hanno parlato molto di mandanti e di P2», la loggia segreta coinvolta nei depistaggi alla quale anche il presidente del Consiglio era iscritto.

Oggi Angela Fresu avrebbe 34 anni, sarebbe potuta essere mille cose e invece non ha fatto in tempo a diventare nulla se non un´innocenza caduta in una voragine mostruosa. Non è morta per il valore delle sue idee e per i propri atti responsabili e dunque non ha neppure l´esile privilegio di questa consolazione. Ci ricorda, però, le infinite possibilità contenute in ogni vita, la speranza che le è stata negata. Di sua madre Maria non è rimasto nulla, il corpo incenerito dalla bomba: nulla se non una poesia di Andrea Zanzotto che ancora aiuta a non dimenticare quel corpo e lo trasforma nel simbolo di un´altra Italia che lotta contro la smemoratezza e l´inciviltà: «E il nome di Maria Fresu/ continua a scoppiare/ all´ora dei pranzi/in ogni casseruola/ in ogni pentola/in ogni boccone/ in ogni/rutto – scoppiato e disseminato –/in milioni di/dimenticanze, di comi, bburp». (vedi qui)

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