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Gaetano Azzariti
Per un presidente normale
3 Febbraio 2015
Articoli del 2015
«Mat­ta­rella dun­que interpreterà il suo ruolo di capo dello stato in base ai pro­pri sen­ti­menti, alla sua sen­si­bi­lità. Senza vin­coli di man­dato, né doveri di rico­no­scenza. Avrà un unico fon­da­men­tale obbligo: farsi garante della Costi­tu­zione». Il manifesto, 3 febbraio 2015

«Mat­ta­rella dun­que interpreterà il suo ruolo di capo dello stato in base ai pro­pri sen­ti­menti, alla sua sen­si­bi­lità. Senza vin­coli di man­dato, né doveri di rico­no­scenza. Avrà un unico fon­da­men­tale obbligo: farsi garante della Costi­tu­zione». Il manifesto, 3 febbraio 2015

L’elezione di Ser­gio Mat­ta­rella alla pre­si­denza della Repub­blica può essere con­si­de­rata una spia della neces­sità di tor­nare alla nor­ma­lità costi­tu­zio­nale, dopo tante forzature. Nulla più di un segnale, poi­ché può essere solo il nuovo inqui­lino del Qui­ri­nale a dare il senso della pro­pria pre­si­denza, sin dal discorso «pro­gram­ma­tico» che svol­gerà tra poche ore, il 3 feb­braio, al momento del giu­ra­mento, e poi nel corso della sua atti­vità per i pros­simi sette anni.

Cio­no­no­stante, sin d’ora, non pos­sono essere tra­scu­rati tre dati: il signi­fi­cato della scelta di una per­sona estra­nea alla più con­vulsa fase poli­tica domi­nata da con­ti­nue disin­vol­ture costi­tu­zio­nali; la fama di garante intran­si­gente della lega­lità costi­tu­zio­nale del pre­scelto; il venir meno della opzione Nazareno.

Sino a pochi giorni addie­tro si stava seguendo una strada molto diversa nella scelta del capo dello stato. Si era alla ricerca di una per­so­na­lità che garan­tisse i sog­getti poli­tici: il can­di­dato del Naza­reno, frutto dell’accordo tra Ber­lu­sconi e Renzi, ovvero, in alter­na­tiva a que­sto, una per­so­na­lità che ras­si­cu­rasse altre mag­gio­ranze pos­si­bili. S’era anche molto enfa­tiz­zata la neces­sità che il nuovo pre­si­dente fosse per­sona che potesse favo­rire i pro­fondi pro­cessi di riforma costi­tu­zio­nale, isti­tu­zio­nale e sociale in corso. Nulla di più lon­tano dallo spi­rito della costi­tu­zione, che esclude un capo dello stato al ser­vi­zio di una stra­te­gia poli­tica ovvero fau­tore del cam­bia­mento istituzionale.

Le stesse moda­lità adot­tate lascia­vano assai per­plessi. Quella sorta di con­sul­ta­zioni tra tutte le forze poli­ti­che svolte dal pre­si­dente del Con­si­glio presso la sede del par­tito di cui è segre­ta­rio, che rice­veva in rapida suc­ces­sione tutte le dele­ga­zioni dei par­titi, riflet­te­vano un’immagine sba­gliata: evo­ca­vano la prassi della nomina dei governi. Con una con­fu­sione dei ruoli tra pre­si­dente del Con­si­glio e della Repub­blica che rischiava di com­pro­met­tere la stessa legit­ti­ma­zione della scelta del futuro presidente.

Per for­tuna non è andata così. Mat­ta­rella non è uomo di garan­zia per nes­sun lea­der e non è legato a nes­suna for­mula poli­tica; men­tre le «con­sul­ta­zioni» dei gruppi par­la­men­tari e delle forze poli­ti­che si sono rive­late sostan­zial­mente inin­fluenti, puro spettacolo.

Non v’è dub­bio che l’artefice della scelta sia stato Mat­teo Renzi. Il quale ha ope­rato in base a valu­ta­zioni di natura stret­ta­mente poli­tica e con moda­lità del tutto infor­mali. Ognuno potrà valu­tare sul piano poli­tico o etico il com­por­ta­mento tenuto dal lea­der del Pd, quel che si vuole qui rile­vare sono due par­ti­co­lari aspetti.

Se si ha in mente il sistema d’elezione del capo dello stato (un organo di garan­zia che non viene scelto in base ad un pro­gramma, bensì intuitu per­so­nae) si com­prende che da sem­pre è la capa­cità di creare un gra­di­mento dif­fuso tra i grandi elet­tori l’arma vin­cente, non invece l’accordo tra lea­der. In fondo, la sto­ria dei 101 sta li a dimo­strarlo. Se ci si volge al più lon­tano pas­sato si con­ferma che la regola aurea delle ele­zioni pre­si­den­ziali sia stata costan­te­mente quella del con­senso otte­nuto dalla più estesa mag­gio­ranza par­la­men­tare pos­si­bile, al di là di ogni schie­ra­mento pre­de­fi­nito. In fondo, quando il pre­si­dente è stato eletto in prima bat­tuta con le più ele­vate mag­gio­ranze pre­vi­ste in costi­tu­zione (nei casi di Cos­siga e Ciampi) gli arte­fici del suc­cesso furono i due lea­der del par­tito di mag­gio­ranza rela­tiva del tempo (rispet­ti­va­mente De Mita e Vel­troni), i quali ope­ra­rono anch’essi in modo infor­male e in base alla logica del con­senso diffuso.

Oggi è stato Mat­teo Renzi a farsi pro­mo­tore dell’elezione del pre­si­dente. Un suo per­so­nale suc­cesso poli­tico, non avrebbe senso negarlo. Quel che però deve anche esser detto - il secondo aspetto che si vuole rile­vare - è che que­sto è stato reso pos­si­bile solo per­ché è stata scelta una per­so­na­lità che non è parte del sistema poli­tico e di potere del segre­ta­rio del par­tito di mag­gio­ranza rela­tiva, tan­to­meno della sua cer­chia. Anche que­sto fa parte del gioco. Nei casi pre­ce­den­te­mente richia­mati, né Cos­siga era demi­tiano, né Ciampi era vel­tro­niano. Di più, una volta eletti, entrambi i pre­si­denti hanno ope­rato non certo per sal­va­guar­dare le poli­ti­che dei loro king­ma­ker, ma in rap­pre­sen­tanza dell’unità nazio­nale (tra­la­sciamo qui l’anomalia dell’ultimo bien­nio di Cos­siga, per non com­pli­care il discorso). La rinun­cia a pro­porre una per­so­na­lità esclu­si­va­mente gra­dita alla pro­pria parte si rivela, per­tanto, come la con­di­zione del suc­cesso, da ultimo anche per Renzi.

Mat­ta­rella dun­que inter­pre­terà il suo ruolo di capo dello stato in base ai pro­pri sen­ti­menti, alla sua sen­si­bi­lità. Senza vin­coli di man­dato, né doveri di rico­no­scenza. Avrà un unico fon­da­men­tale obbligo: farsi garante della costi­tu­zione. Una costi­tu­zione spesso disin­vol­ta­mente disat­tesa dal sistema poli­tico. Ed è per que­sto che oggi avremmo un gran biso­gno di un custode riser­vato nei modi e intran­si­gente nella sostanza.

Tra poche ore pren­derà la parola di fronte al Par­la­mento. Auguri a noi. Auguri Presidente.

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