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Antonello Cherchi
Per le Province un futuro da super-città
14 Maggio 2012
Articoli del 2012
Informazioni e idee se non altro costruttive, su un tema quasi sempre sottovalutato o malamente strapazzato dalla stampa. Il Sole 24 Ore, 14 maggio 2012 (f.b.)

Sul futuro assetto delle province, la Sardegna fa da battistrada. Con il referendum del 6 maggio ne ha eliminate quattro, le più recenti: Olbia-Tempio, Medio Campidano, Carbonia-Iglesias e Ogliastra. I sardi si sono, inoltre, detti favorevoli a un'eventuale abolizione delle altre quattro province, quelle storiche (Cagliari, Sassari, Nuore e Oristano).La novità che può segnare la strada anche a livello nazionale non sta, però, tanto nel fatto che nell'isola si sia passati all'azione, dando così concretezza a un dibattito che a livello parlamentare si trascina da mesi e che oscilla tra la cancellazione totale delle amministrazioni provinciali e una loro profonda riorganizzazione (tesi, quest'ultima, sposata dal Governo Monti con il decreto legge salva-Italia, il 201/2011), quanto negli esiti immediati del dopo-referendum.

La Sardegna ora è, infatti, un laboratorio: sta sperimentando quello che potrà accadere in tutte le altre regioni quando – così come prevede l'articolo 23 del salva-Italia – si tratterà di dare un nuovo profilo alle province. Che non spariranno, ma saranno ridotte a super-uffici comunali: dovranno, infatti, coordinare le attività dei municipi che ricadono nel loro territorio. Le attuali competenze delle amministrazioni provinciali saranno, invece, trasferite ai comuni, insieme alla gran parte del personale e al resto delle funzioni.

Le future province avranno, dunque, una struttura più snella e consigli ridimensionati nonché formati solo dai politici che già siedono nei municipi che fanno parte della provincia. Il tutto secondo nuove regole elettorali contenute in un disegno di legge approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri del 6 aprile e che ora è all'esame del Capo dello Stato. Il disegno di legge – da cui si aspettano risparmi per lo Stato per 120 milioni e 199 milioni per le province – dovrà essere operativo entro fine anno e sempre entro dicembre dovrà essere portato a termine il trasferimento ai comuni delle funzioni. Per il transito verso i municipi del personale e delle risorse non c'è, invece, una scadenza, ma non potrà che essere contestuale al debutto delle province nuovo formato, che avverrà il prossimo anno, iniziando dalle amministrazioni che nel 2013 arriveranno a fine mandato.

Ebbene, la Sardegna tutti questi problemi li sta già affrontando, con l'aggravante che nell'isola si tratta di far sparire, e non di riconvertire, quattro amministrazioni e che non c'è stata alcuna preparazione all'evento. Così ora la regione, a cui spetta governare la transizione, è in difficoltà. Regna l'incertezza normativa, tant'è che sono stati investiti della questione quattro avvocati, che dovranno dare un parere sul da farsi. Si tratta di ridisegnare i confini delle province rimaste (non è automatico che si ripristino i vecchi limiti e anzi c'è chi sostiene che sia a rischio anche la geografia delle amministrazioni storiche, perché il referendum ha cancellato i loro riferimenti territoriali), come e dove trasferire i 505 dipendenti, che fare degli investimenti in corso.

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