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Rachele Gonnelli
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11 Marzo 2013
Articoli del 2013
Un articolo di Rachele Gonnelli e un'intervista a Michele Serra di Luca Landò illustrano e commentano l'appello per un un «esecutivo di alto profilo» che rispetti il risultato delle urne», lanciato ai decisori da 10 autorevoli voci dell'opinione pubblica.

Un articolo di Rachele Gonnelli e un'intervista a Michele Serra di Luca Landò illustrano e commentano l'appello per un un «esecutivo di alto profilo» che rispetti il risultato delle urne», lanciato ai decisori da 10 autorevoli voci dell'opinione pubblica.

L'Unità, 11 marzo 2013

Per un governo di cambiamento

di Rachele Gonnelli

Si intitola «Facciamolo» in inglese sarebbe stato più forte anche se con maggiori riverberi di doppi sensi, we can do it il nuovo appello lanciato ieri per un governo di cambiamento, che anche il Movimento Cinque Stelle dovrebbe aiutare a far nascere. A lanciarlo questa volta non sono gli intellettuali, anche se Salvatore Settis ha firmato ambedue, ma un gruppo di personalità provenienti da mondi diversi: c’è don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e di Libera , un altro sacerdote «di battaglia» come don Andrea Gallo, genovese come Beppe Grillo e suo vecchio amico, il cantautore Lorenzo Jovanotti, Roberto Benigni, il fondatore di Slow Food e Terra Madre Carlin Petrini e l’imprenditore della ristorazione di qualità della catena Eataly Oscar Farinetti, Roberto Saviano, i giornalisti Barbara Spinelli e Michele Serra.

L’appello, diffuso anche attraverso i social network, non entra nel merito della scelta del Quirinale su chi debba avviare le consultazioni, si limita a chiedere un esecutivo «di alto profilo» che rispetti il risultato delle urne. «Mai, dal dopoguerra a oggi comincia il Parlamento italiano è stato così profondamente rinnovato dal voto popolare. Per la prima volta i giovani e le donne sono parte cospicua delle due Camere. Per la prima volta ci sono i numeri per dare corpo a un cambiamento sempre invocato, mai realizzato. Sarebbe grave e triste che questa occasione venisse tradita, soprattutto in presenza di una crisi economica e sociale gravissima».

I 10 firmatari chiedono perciò «gentilmente ma ad alta voce, senza avere alcun titolo istituzionale o politico per farlo, ma nella coscienza di interpretare il pensiero e le aspettative di una maggioranza vera, reale di italiani» che sia rispettata «la volontà popolare sortita dal voto del 24-25 febbraio». Chiedono che questa speranza «non venga travolta da interessi di partito, calcoli di vertice, chiusure settarie, diffidenze, personalismi». E ritengono di interpretare «questa maggioranza, fatta di cittadine e cittadini elettori che vogliono voltare pagina dopo vent'anni di scandali, di malapolitica, di sperperi, di prepotenze, di illegalità, di discredito dell'Italia nel mondo». Una stragrande parte del Paese che sottolineano «chiede ai suoi rappresentanti eletti in Parlamento, ai loro leader e ai loro portavoce, di impegnarsi fino allo stremo per riuscire a dare una fisionomia politica, dunque un governo di alto profilo» alle aspettative di un cambiamento. Don Gallo, il primo tra questi dieci a essersi espresso, giorni fa, a favore di una collaborazione tra parlamentari di centrosinistra e cinquestelle, ha poi aggiunto che a suo dire si dovrebbe anche rispettare il voto delle primarie Pd-Sel. A chi gli chiede se con Matteo Renzi il Pd avrebbe vinto le elezioni, risponde: «Secondo me no, ci sono state le primarie e il risultato va rispettato. Io conosco Renzi ha aggiunto e, come si dice per i calciatori, è uno di quei talenti che deve però maturare».


Michele Serra: «Questa occasione non vada sprecata»
di Luca Landò

Cosa ti ha spinto a firmare e lanciare l’appello? L’ottimismo della disperazione?

«Diciamo di sì. Unito alla voglia di definire in poche parole un umore molto diffuso, quello di chi spera di uscire da vent’anni di puro orrore politico, vede un Parlamento profondamente rinnovato (il più giovane d’Europa come età media) e teme che da tutto questo non esca uno straccio di governo. E si torni a votare senza nessuna garanzia che ci sia una maggioranza».

Mi sembra di capire che l’appello si rivolga al Pd, al Movimento 5 Stelle e probabilmente a tutti i parlamentari di buona volontà. È così? Sei davvero convinto che il Movimento 5 Stelle possa muoversi senza Grillo? O che addirittura possa spostare Grillo?

«Definirlo appello mi sembra eccessivo. È un volantino, un piccolo memo da appiccicare sul muro, è rivolto a nessuno e a tutti, chi vuole ne tiene conto, chi non vuole è libero di disprezzare la nostra fatica di metterci la faccia e il nome. Le domande sul Movimento Cinque stelle, esattamente come le domande sul Pd, vanno rivolte ai diretti interessati. Non ho alcuna idea di quale peso reale abbia lo slogan “uno vale uno” in un movimento così coeso. Allo stesso modo non ho alcuna idea di quanto il Pd, che è un partito di cultura soprattutto industrialista, sia disposto a fare davvero i conti con molte delle istanze delle Cinque stelle, a partire da quelle ambientaliste. Mi limito a sperare che qualcosa accada. Sperare èancora lecito, credo».

Per fare un matrimonio ci vogliono delle affinità, se non elettive almeno elettorali. Che cosa potrebbe convincere il Movimento 5 Stelle a sostenere, sia pure con riserve, un governo guidato dal centrosinistra?
«Per esempio, che non fosse un governo “guidato dal centrosinistra”. Ma un governo sostenuto dal centrosinistra. E formato da personalità considerate con rispetto sia dal centrosinistra che dalle Cinque Stelle. Hai presente un’utopia? Ecco».

Nel testo scrivete che per la prima volta ci sono i numeri per “dare corpo a un cambiamento sempre invocato, mai realizzato”. La lista delle cose che vorresti cambiare immagino sia lunga: da dove cominceresti?
«Legge elettorale, legge anticorruzione, riforma radicale dei partiti (molti meno soldi, molta più trasparenza, più democrazia interna), stop alla cementificazione dei suoli, avvio della sola Grande Opera che cambierebbe in meglio la faccia del Paese e la sua dignità: risanare il territorio e recuperare il patrimonio edilizio dismesso».

Nell’appello parlate di «governo di alto profilo». È la speranza di tutti noi. Ma pensi che un governo senza una maggioranza precostituita possa andare alla Camera e giocarsi l’osso del collo in un voto alla «o la va o la spacca»?
«Se è formato da gente per bene e autorevole, se il programma è chiaro e virtuoso, e se si trova il modo di parlarsi senza spregio reciproco, penso che ci si potrebbe provare. C’è una possibilità su cento. Più che al Superenalotto».

Leggete e firmate l'appello qui

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