la Nuova Venezia, Corriere del Veneto, 13-15 marzo. Per salvare 5 aziende, e all'insegna di “consumo zero di territorio” si dà il via allo scempio: la cava in galleria nel Parco dei Colli Eugani. (m.p.r.)
la Nuova Venezia, 15 marzo 2018
CAVE, SI' ALLA LEGGE
«ORA SI VOLTA PAGINA»
di Albino Salmaso
«Nuove norme approvate: via libera ai tunnel per estrarre la trachite nel Colli Euganei ma stop a nuove concessioni»
Venezia. Piano cave, tutti d'accordo: dopo 36 anni di anarchia si gira pagina. La frase porta la firma di Maurizio Conte e Maurizio Calzavara, che hanno dato l'imprinting alla legge, approvata con 31 sì e 14 no (Pd e M5S e Cristina Guarda di Amp). La filosofia è il "consumo zero" del territorio, con lo stop a nuove concessioni e il test verità ci sarà la prossima settimana con il Prac. La legge Fracanzani varata nel 1971 per la tutela dei Colli Euganei finisce in soffitta e si apre la stagione delle "gallerie di trachite" per salvare cinque aziende tra Vo, Zovon, Montemerlo e Cervarese Santa Croce: quelle pietre formatesi 35 milioni d'anni fa, nell'era dell'Oligocene, sono un tesoro per la tutela dei centri storici.
Senza "masegne" di trachite, Venezia sarebbe una distesa di brutale cemento e così le piazze medievali di Padova, Vicenza e Verona e di mezza Italia, ma c'è sempre un punto di equilibrio da rispettare: la tutela dell'ambiente. E su questo tema il confronto si è fatto molto serrato, con il Pd e il M5S che hanno dato battaglia, con un insolito battibecco tra Andrea Zanoni e Silvia Rizzotto. «I comuni sono stati spogliati di ogni potere e si lascia assoluta libertà agli imprenditori nell'apertura di cave» ha detto il consigliere Pd durante la presentazione di uno dei suoi sessanta emendamenti, tutti bocciati. Immediata la replica della capogruppo della Lista Zaia: «Ma consigliere Zanoni, lei ha letto bene la legge? Ha capito o no che abbiamo impedito l'apertura di nuove cave? Zero concessioni. Ripeto: si congela la situazione attuale» ha urlato la capogruppo Silvia Rizzotto per dare il buongiorno all'aula, verso le 11.40 di ieri.
Lo scoglio più duro, l'articolo 32, ha occupato tre ore di dibattito, con il Pd e il M5S contrari al «colpo di mano maturato in commissione e mai discusso». È sempre Andrea Zanoni che va all'attacco, sostenuto da Graziano Azzalin e Claudio Sinigaglia: «L'articolo 32 arriva fuori sacco in commissione e si configura in aperta contraddizione con la legge istitutiva del parco dei Colli Euganei perché cancella il vincolo ambientale naturalistico per anteporre gli interessi di poche aziende». Luciano Calzavara, l'ex sindaco di Jesolo e relatore del provvedimento, non si perde d'animo: «È stato il comune di Vo a chiedere la sperimentazione delle cave-tunnel di trachite, si parte con una concessione di cinque anni nel rispetto di due esigenze: tutelare l'ambiente e bloccare lo sfregio dei Colli Euganei e al tempo stesso garantire la fornitura di questo pregiato materiale ai sindaci che vogliono rendere più belle le nostre città».
Alle 13 si passa alle dichiarazioni di voto. Parla Manuel Brusco del M5S: «La svolta è troppo timida, ci vuole più coraggio nelle sanzioni contro chi sgarra. Le Province sono tagliate fuori. Voteremo contro», dice l'alfiere delle battaglie contro i Pfas. Parla Massimo Giorgetti, (FI), che bacchetta Zanoni perché il governo Gentiloni ha impugnato alla Corte costituzionale la norma con cui il Veneto blocca le nuove cave: Roma sostiene che abbiamo violato la direttiva Bolkestein sulle liberalizzazioni e voi ci fate la predica. State zitti che vi conviene.
Ci sono delle norme rivoluzionarie: nelle aree ricomposte delle cave si potranno coltivare i noccioli per la Nutella o la marijuana per attività terapeutica senza sprecare territorio. Mi piacerebbe un voto unitario». Richiesta respinta. Pd e M5s non abboccano alla "cava alla marijuana": dopo il ko alle elezioni, per rianimare i Dem ci vorrebbe un doping stile Armstrong, mentre i grillini sono già gasati dal trionfo e non cedono alle tentazioni. Parla anche Sergio Berlato, che la butta in politica e punzecchia Azzalin del Pd. «Mi prendete in giro, ma se avessi voluto andare a Roma mi sarei candidato in un collegio uninominale blindato. Non sono uno stolto né un dilettante allo sbaraglio. Ho assolto al mio compito e la lista Fratelli d'Italia della Meloni è passata da 0 a 5 parlamentari. Il nostro successo è strepitoso, mentre il Pd piange ancora per la tremenda sconfitta. Non sono io a bloccare il riordino dei parchi naturali in Veneto». Poi si vota e finisce 31 a 14. E il presidente Roberto Ciambetti commenta: «Sono soddisfatto, è una riforma tra le più rilevanti di questa legislatura».
Corriere del Veneto, 13 marzo
CAVE, SCOPPIA IL CASO COLLI EUGANEI
LA REGIONE VUOLE SCAVARE NEL PARCO
di Angela Tisbe Ciociola
Padoova. Per secoli ha costituito una fonte di ricchezza per tutto il territorio della Serenissima, che l’ha usata come base per i nobili edifici che si affacciavano sulla laguna. Poi, negli ultimi decenni, la trachite, pietra estratta dai fianchi dei Colli Euganei, è piombata al centro delle polemiche: le sue cave, che hanno scavato le colline padovane tra Cervarese Santa Croce, Vo’ e Galzignano, oggi territorio protetto da un parco regionale (anche se commissariato e al centro di molti cambiamenti), da macchina da soldi erano diventate un attentato alla bellezza dell’area, e per questo motivo nel 1971 venne approvata una legge per impedire l’estrazione della trachite.
La proposta di legge regionale
Ecco perché la proposta di legge regionale che approderà martedì in Consiglio regionale a Venezia ha tutti i presupposti per suscitare un vero vespaio. La Commissione ambiente, infatti, ha inserito un emendamento, l’articolo 32, che regola le «disposizioni in materia di coltivazioni di trachite nel Parco dei Colli euganei». Stando al testo che martedì potrebbe essere approvato dall’assemblea di palazzo Ferro Fini, «al fine di incentivare l’impiego di metodi di coltivazione (cioè estrazione, ndr) innovativi rispetto a quelli tradizionali, funzionali alla diminuzione del consumo del territorio, delle alterazioni del paesaggio e degli impatti ambientali negativi, possono essere autorizzate, anche a titolo di sperimentazione operativa, attività di cava per l’estrazione di trachite, in deroga alle limitazioni contenute nel Piano ambientale e nel Progetto tematico cave».
Ma cosa significa tutto questo? «È una bella domanda - commenta il consigliere del Pd Claudio Sinigaglia -. In pratica viene data nuovamente l’autorizzazione a scavare in un parco naturalistico senza che venga specificato quanto si potrà scavare, quanto a lungo o quanto a fondo. È vero, parlano di metodi innovativi, quindi non ci saranno più le cave a cielo aperto come ci sono state fino ad ora: le aziende promettono che scaveranno solo gallerie in profondità, quindi tutto rimarrà nascosto alla vista e che tutto è soggetto all’approvazione di Comuni ed Ente parco. Ma tutto il materiale ricavato dovrà essere trasportato lontano. Questo significa che ci sarà un via vai di camion, con tutte le conseguenze su viabilità e inquinamento. E il rumore?».
Lo scontro politico
E se, interpellati, l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin e il presidente di Commissione Francesco Calzavara non hanno risposto, la minoranza promette battaglia. Anche perché il discorso è più ampio. «Tutto è partito da un contenzioso tra Regione e aziende che volevano un piano cave che, in Veneto, manca da 36 anni - chiarisce il consigliere dem Andrea Zanoni -. Due sentenze, una del 2014 e una del 2016, avevano stabilito la realizzazione di un Prac, un Piano regionale per le attività di cava, entro il marzo del 2018. I tempi ormai sono stretti. Quindi l’approvazione della legge è indispensabile per l’approvazione del Prac che dovrebbe arrivare in Consiglio la prossima settimana».
A dare il là all’emendamento, continua a spiegare Zanoni, è stata una proposta avanzata da Confindustria nell’agosto del 2017. «Sono state le aziende a chiedere nuovi scavi, esattamente con le stesse parole poi inserite nell’emendamento». Se lo scorso anno, quindi, Regione e associazioni ambientaliste si erano scontrate sulla modifica dei confini del Parco dei Colli Euganei, pensata per permettere la caccia ai cinghiali, con il progetto di legge di Sergio Berlato, il capogruppo di Fratelli d’Italia-An e patrono delle associazioni venatorie, favorevole a «riclassificare» il parco riducendo della metà la fascia di protezione (con la grande maggioranza dei Comuni che si è detta contraria), la questione delle cave si preannuncia altrettanto sensibile e promette di creare diversi problemi. Non c’è pace, quindi, per i Colli Euganei.