Il manifesto, 5 giugno 2015
Il 25 gennaio scorso, il popolo greco ha preso una decisione coraggiosa. Ha osato sfidare la strada a senso unico dell’austerità del Memorandum d’intesa per cercare un nuovo accordo. Un nuovo accordo che consentisse la permanenza del Paese nell’euro, con un programma economico efficiente, senza gli errori del passato.
Per questi errori il popolo greco ha pagato un prezzo alto: negli ultimi cinque anni il tasso di disoccupazione è salito al 28% (per i giovani 60%), il reddito medio è diminuito del 40%, mentre secondo i dati Eurostat la Grecia è diventata il paese europeo con il più alto indice di disuguaglianza sociale. (…) Molti, tuttavia, sostengono che il governo greco non sta cooperando per raggiungere un accordo, perché si presenta ai negoziati intransigente e senza proposte.
È davvero così?
Poiché questi sono tempi critici, forse storici – non solo per il futuro della Grecia, ma anche per il futuro dell’Europa – vorrei cogliere questa occasione per presentare la verità e informare responsabilmente l’opinione pubblica mondiale sulle reali intenzioni e posizioni della Grecia.
Il governo greco, sulla base della decisione dell’Eurogruppo del 20 febbraio, ha presentato un ampio pacchetto di proposte di riforma, al fine di raggiungere un accordo che coniugasse il rispetto del mandato ricevuto dal popolo greco con il rispetto delle regole e delle decisioni che governano l’Eurozona.
Un punto chiave delle nostre proposte è l’impegno a ridurre – e quindi a rendere realizzabili – gli avanzi primari per il 2015 e il 2016, acconsentendo ad avanzi primari più elevati per gli anni successivi, poiché ci aspettiamo un aumento proporzionale dei tassi di crescita dell’economia greca.
Un aspetto altrettanto fondamentale delle nostre proposte è l’impegno ad aumentare le entrate pubbliche attraverso una redistribuzione dell’onere fiscale dalle classi medio-basse a quelle più alte che finora non hanno fatto la loro parte per contribuire a far fronte alla crisi, protette in questo sia dall’élite politica che dalla troika che hanno chiuso un occhio.
Fin dall’inizio, il nostro governo ha chiaramente dimostrato la propria intenzione e determinazione ad affrontare questi problemi approvando una legge specifica sulle frodi causate dalle triangolazioni e intensificando i controlli doganali e fiscali per ridurre il contrabbando e l’evasione fiscale.
Mentre, per la prima volta da anni, abbiamo fatto pagare ai proprietari dei media i loro debiti nei confronti del settore pubblico greco. (…)
Abbiamo presentato proposte concrete concernenti misure che si tradurranno in un ulteriore incremento delle entrate. Queste includono una tassa speciale sui profitti molto alti, una tassa sulle scommesse online, l’intensificazione dei controlli sui titolari di conti bancari con somme ingenti – evasori fiscali, misure per la raccolta degli arretrati del settore pubblico, una speciale tassa sul lusso e una gara di appalto per la radiodiffusione e altre licenze, che la troika aveva stranamente dimenticato negli ultimi cinque anni. (…)
Infine – e nonostante il nostro impegno verso i lavoratori di ripristinare immediatamente la legalità europea del mercato del lavoro, completamente smantellata nel corso degli ultimi cinque anni con il pretesto della competitività – abbiamo accettato di attuare le riforme del lavoro dopo una consultazione con l’Ilo, che ha già espresso un parere positivo sulle proposte del governo greco.
Ciò detto, è ragionevole chiedersi perché i funzionari delle istituzioni insistano a dire che la Grecia non presenta proposte. (…)
Quindi, cerchiamo di essere chiari:
La mancanza di un accordo finora non è dovuta ad una presunta posizione greca intransigente, non incline ai compromessi e incomprensibile.
È invece dovuta all’insistenza di alcuni attori istituzionali nel presentare proposte assurde e mostrare una totale indifferenza verso la recente scelta democratica del popolo greco, nonostante la pubblica assicurazione delle tre Istituzioni sulla concessione della necessaria flessibilità al fine di rispettare il verdetto popolare.
Cosa determina questa insistenza?
Si potrebbe innanzitutto pensare che questa insistenza è dovuta al desiderio di alcuni di non ammettere i propri errori e, invece, di ribadire le loro scelte ignorandone fallimenti.
Inoltre, non dobbiamo dimenticare che alcuni anni fa il Fondo monetario internazionale ha ammesso pubblicamente di aver sbagliato i calcoli della profondità della recessione che sarebbe derivata dal memorandum. (…)
La mia conclusione, quindi, è che la questione greca non riguardi solo la Grecia; piuttosto, è l’epicentro di un conflitto tra due strategie diametralmente opposte riguardanti il futuro dell’unificazione europea.
La prima strategia si propone di approfondire l’unificazione europea nel contesto di uguaglianza e solidarietà tra i popoli e i cittadini. (…)
La seconda strategia si propone proprio questo: la spaccatura e la divisione della zona euro, e quindi della UE.
Il primo passo per la realizzazione di questo obiettivo consiste nel creare una zona euro a due velocità, dove il cuore fisserà regole severe in tema di austerità e di adattamento e nominerà un super ministro delle Finanze dell’Eurozona con potere illimitato e persino la facoltà di rifiutare bilanci di Stati sovrani che non siano allineati con il neoliberismo estremo.
Per quei paesi che rifiutano di piegarsi alla nuova autorità, la soluzione sarà semplice: una punizione severa. Austerità obbligatoria. E, peggio ancora, più restrizioni ai movimenti di capitali, sanzioni disciplinari, multe e persino una moneta parallela.
A giudicare da quanto sta accadendo, sembra che questo nuovo potere europeo sia in costruzione, con la Grecia come prima vittima. (…)
L’Europa è, dunque, a un bivio. A seguito delle serie concessioni fatte dal governo greco, la decisione non è ora nelle mani delle istituzioni, che in ogni caso – con l’eccezione della Commissione europea – non sono elette e non sono responsabili verso il popolo, ma piuttosto nelle mani dei leader europei.
Quale strategia prevarrà? Quella che vuole un’Europa della solidarietà, dell’uguaglianza e della democrazia, o quella che vuole rottura e divisione?
Tuttavia, se alcuni pensano o vogliono credere che tale decisione riguardi solo la Grecia, commettono un grave errore. Vorrei suggerire loro di rileggere il capolavoro di Hemingway “Per chi suona la campana”.
(testo pubblicato su Le Monde del 31 maggio 2015)