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Alberto Vitucci
Pecoraro Scanio a Prodi: «Mose irregolare»
18 Novembre 2006
MoSE
Forse non tutti i ministri di Prodi hanno accettato d’indossare l’elmetto. Forse non tutti condividono con Di Pietro il disprezzo della legalità. Wait and see. Da la Nuova Venezia del 18 novembre 2006

Troppe carenze e illegittimità sull’iter del Mose. «Il progetto attuale è diverso da quello approvato, e aveva bisogno di autorizzazioni mai concesse. Tutto questo non è emerso dalla relazione del ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro». Nuovo colpo di scena nella vicenda Mose. Il ministro per l’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha inviato ieri al presidente Prodi e a tutti i ministri e membri del Comitatone una lettera durissima. In allegato una relazione del direttore generale Bruno Agricola che ricorda all’ex pm Di Pietro il «mancato rispetto di alcune norme di legge».

Un colpo di scena che riapre i giochi dopo il «blitz» della settimana scorsa, quando il governo aveva approvato a maggioranza - con il voto contrario di tre ministri fra cui quello dell’Ambiente - il via libera al Mose e il «no» alle alternative proposte dal Comune. «Nella nota predisposta dal direttore generale», scrive il ministro, «si sollevano questioni sostanziali e giuridiche relative alla relazione presentata dal ministro Di Pietro al Consiglio del 10 novembre e approvato a maggioranza dallo stesso Consiglio». «Ritengo opportuno», conclude Pecoraro Scanio, «che in occasione della riunione del Comitatone prevista per il 22 novembre venga valutato quanto segnalato». Una presa di posizione molto netta, e soprattutto un attacco frontale all’ex magistrato di Mani Pulite. Che non avrebbe tenuto conto, nella sua relazione ai ministri, degli obblighi previsti dalla legge. Il primo, scrive Agricola, è quello della Valutazione di Impatto ambientale nazionale. «I siti di prefabbricazione dei cassoni in calcestruzzo», scrive l’alto funzionario, «non erano previsti nel progetto di massima, sono stati inseriti nel 2002 e realizzati senza le approvazioni che la normativa vigente prevede come necessarie». «La modifica dei cantieri», scrive ancora il direttore generale, «realizzati in aree protette, quanto meno non ha seguito tutte le procedure autorizzative previste». Altra carenza è quella del progetto esecutivo e del monitoraggio, che la legge affida al ministero: «La mancata gestione di un’opera come il Mose potrebbe innescare danni amvbientali ben più gravi di quelli attesi per la sua realizzazione».

Insomma, muro contro muro. E stavolta non soltanto politico, ma supportato da precise contestazioni formali. Come reagirà il governo? Potrebbe decidere di tirar dritto, ma la situazione si complica anche per il «no» deciso del Comune, l’appello di una decina di senatori dell’Ulivo che hanno chiesto a Prodi di rispettare le indicazioni della commissione Ambiente.

Ieri si è aggiunta anche un appello al Parlamento firmato dai presidenti nazionali della maggiori associazioni ambientaliste. Fulco Pratesi (Wwf), Carlo Ripa di meana (Italia Nostra), Giuliano Tallone (Lipu) e Fabrizio Vigni (Sinistra ecologista). Chiedono che il governo riveda la sua posizione e tenga conto della posizione degli enti locali (Provincia e Comune) e del dissenso espresso dai ministri sulla grande opera.

Infine, le alternative. Fernando De Simone, architetto e rappresentante in Italia del gruppo Tec-Norconsult, ha invitato i ministri Di Pietro e Pecoraro Scanio a visitare la diga mobile di Rotterdam. «E’ l’unica che funziona, l’hanno preferita al Mose, non ha meccanismi sott’acqua. Perché non vengono a vederla prima di decidere?»

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