GRIMALDI (VENTIMIGLIA) - «Intanto, diciamo che in quelle terre il principe Alberto non si è mai visto. Ma soprattutto il suo progetto potrebbe trasformarsi nel tradimento di quel patto che suo padre Ranieri strinse con gli eredi di Thomas Hanbury, e con il quale si stabiliva che le terre dei Grimaldi sarebbero state una sorta di cuscinetto di protezione dei giardini». Nico Orengo, scrittore torinese e responsabile dell´inserto Tuttolibri de La Stampa, rischia l´incidente diplomatico. Ma l´ideatore del premio Hanbury può permetterselo. Soprattutto perché di questo lembo di Liguria di cui parliamo è da sempre un appassionato difensore e sensibile narratore. Gli abbiamo chiesto cosa pensa dell´operazione immobiliare commissionata dal principe all´architetto veneziano Giampaolo Mar, che dovrebbe trasformare un´ex cava, nella frazione di Grimaldi, sopra i Balzi Rossi, sulle terre appartenenti dal 1200 al principato monegasco, in un complesso polivalente. Vocabolo proteiforme che, in questo caso, racchiude un albergo di lusso, parcheggio sotterraneo e residenziale, e annessa scuola di specializzazione in botanica legata ai confinanti giardini Hanbury.
«Prima di tutto - continua lo scrittore - bisognerebbe vedere il progetto nei dettagli. Se è misurato, se son case che non si vedono, se viene ripristinato il verde, se ne può discutere. Sicuramente in questa nuova proposta c´è meno residenziale che in quella presentata una decina di anni fa. D´altra parte mancava l´idea della scuola per giardinieri. Ma non vorrei che fosse una proposta civetta, una verniciata culturale per nascondere l´ultima ferita ad un tratto di Liguria dal valore inestimabile».
«Eppure - prosegue - il progetto di una scuola di botanica potrebbe essere affascinante ammesso che come ha detto al vostro giornale Giorgio Campodonico (direttore dei Giardini Hanbury, ndr) abbia tutti i servizi, sia rivolta ai grandi giardinieri che andranno a lavorare in tutto il mondo. Se l´obiettivo è quello, se si punta in alto, a farla diventare il primo centro di studi botanici d´Europa va bene, ma se è per gente che andrà a curare aiuole grandi come uno sputo...».
Il direttore degli Hanbury ha detto di non sapere nulla del progetto. «Io mi auguro - commenta Orengo - che sia coinvolta l´università di Genova. E poi sono di nuovo d´accordo con Campodonico quando dice che se il principe farà "dono" ai giardini del terreno franoso, allora può pure tenerselo».
I dubbi e i sospetti di Orengo di fronte al progetto Grimaldi nascono dalla sua antica conoscenza di quei luoghi e dei suoi abitanti. «Ultimamente - spiega - in quell´ultimo tratto di frontiera è in corso un vero e proprio attacco. A Latte con la costruzione di case sul rettilineo, a Mortola con costruzioni all´interno di un vecchio uliveto. C´è una colata di cemento che fa impressione. Purtroppo quello è un territorio avulso da Ventimiglia. C´è sempre stato un rifiuto da parte della città, degli abitanti e degli amministratori. La si considerava una zona di elite, si diceva che "lì ci pensano gli Hanbury". Non capiscono che patrimonio possiedono grazie ai giardini».
Orengo sottolinea come degrado e speculazione siano strettamente correlate. «Il disinteresse di Ventimiglia per la zona dei Balzi Rossi e di Grimaldi si manifesta anche nel degrado dell´area. Vicino alla pineta i francesi vengono a scaricare la loro immondizia, calcinacci, vecchi serramenti. Da loro non possono farlo ma di qua non c´è controllo. Più il territorio si degrada e più viene giustificato il cemento».
Il discorso, inevitabilmente, si allarga. «E poi c´è la questione del porto» quello che vorrebbe realizzare Beatrice Cozzi Parodi, presidente della Camera di Commercio di Imperia. Un primo progetto che insisteva su una scogliera è stato fermato, temporaneamente. «Su questa zona bellissima e fragile si addensano dei carichi - dice Orengo - che senza un equilibrio possono provocare un disastro. Resto stupito di fronte a questa smania di costruzioni e porticcioli. Visto che a terra non c´è più posto si edifica in mare invece di pensare seriamente a recuperare l´entroterra. Ma abbiamo davvero bisogno di tutti questi posti barca, sono tutti così ricchi? E poi va bene qualche porto, ma c´è modo e luogo. Quello a Ventimiglia proprio no».