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Bia Sarasini
Papa Bergoglio smuove un macigno
22 Novembre 2016
Jorge Mario Bergoglio
«Se la misericordia,porterà a un sostanziale cambiamento di punto di vista, questo potrà scuotere davvero i pilastri che fanno della donna l’altra-altro, da venerare sugli altari e da condannare all’inferno del corpo e dell’istinto

«Se la misericordia,porterà a un sostanziale cambiamento di punto di vista, questo potrà scuotere davvero i pilastri che fanno della donna l’altra-altro, da venerare sugli altari e da condannare all’inferno del corpo e dell’istinto». il manifesto, 22 novembre 2016 (c.m.c.)

Non cambia strada, papa Francesco. Alla chiusura del Giubileo, licenzia la Lettera Apostolica “Misericordia et misera” e istituisce la giornata mondiale dei poveri. Nello stesso testo conferma quanto stabilito all’inizio del Giubileo: ciascun sacerdote avrà la facoltà di assolvere, nell’ordinaria confessione, senza procedure particolari, donne e medici che praticano l’aborto.

Di fatto il papa abolisce la scomunica, prevista nel Codice di diritto canonico all’articolo 1398. Bergoglio procede dritto sulla strada della misericordia, la virtù che tutti hanno imparato a conoscere nell’affannato mondo dei consumi, un mondo che pure depreca, per voce degli albergatori romani, che questo giubileo non abbia portato un incremento di guadagni.

E soprattutto nonostante le critiche interne alla Chiesa, le prese di posizione ostili. Ultimi a venire allo scoperto erano stati qualche giorno fa quattro cardinali ultraconservatori, Walter Brandmüller, Raymond L. Burke, Carlo Caffarra e Joachim Meisner, che in una lettera pubblica si sono detti preoccupati degli effetti confusivi della pastorale sul matrimonio e i divorziati. Non si preoccupa, Bergoglio, procede nella sua opera che si ispira direttamente al Vangelo.

Lo si comprende dal titolo della Lettera: «Sono le due parole che sant’Agostino utilizza per raccontare l’incontro tra Gesù e l’adultera (cfr Gv 8,1-11). … ’Rimasero soltanto loro due: la misera e la misericordia’». Una posizione molto chiara, anche nel merito dell’aborto: «Vorrei ribadire con tutte le mie forze che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia, posso e devo affermare che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre».

E se per i praticanti il senso di quanto sostiene il Papa è all’interno della loro fede, non meno forte è l’impatto per tutti. Per la centralità del cristianesimo, nella costruzione del mondo di parole e simboli in cui siamo immersi, soprattutto in Italia. Per le domande che vengono poste.

Cosa è il peccato? Cosa il perdono? Detti così sembrano i dubbi che affliggono Pio XIII, il protagonista di The Young Pope, la serie appena conclusa che ha dato voce a parole che non risuonano più nel discorso pubblico contemporaneo. Un papa immaginario – integralmente reazionario per debolezza e paura della vita – che nella penultima puntata, proprio sull’aborto e in generale il peccato, si chiede se non condannare «tutti, tranne le donne».

In un discorso laico, fuori dal contesto della fede, appare chiaro che nella via tracciata da papa Francesco l’aborto non è più una colpa speciale, in quanto tale imperdonabile, che quindi pone fuori dalla comunità. Come altro, per esempio l’omicidio, non esclude dal contesto umano, dalla comunità dei credenti. Se questa de-rubricazione sia a tutti gli effetti un mattone rimosso, un varco che smuove la millenaria costruzione patriarcale di cui la Chiesa cattolica è parte integrante, è tutto da vedere.

Soprattutto va considerato se la misericordia, che secondo Francesco non è un’astrazione, ma pratica, vita vissuta, porterà a un sostanziale cambiamento di punto di vista. E se si scuotano davvero i pilastri che fanno della donna l’altra-altro, da venerare sugli altari e da condannare all’inferno del corpo e dell’istinto.

Come si è già detto in altre occasioni, non è questo il terreno in cui papa Bergoglio apre nuove porte. Il gesto più forte, a chiusura del Giubileo, è la giornata mondiale dei poveri, la via maestra di questo pontificato.

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