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Francesco Nariello
Paesaggio, progettisti nel labirinto della tutela
2 Novembre 2010
Il paesaggio e noi
La recensione del rapporto di Italia Nostra sulla pianificazione paesaggistica. Da Il Sole 24 Ore, 1° novembre 2010 (m.p.g.)

Regioni in ordine sparso sulla pianificazione: nessuna ha chiuso l'iter con il ministero

Il dossier curato da Italia Nostra denuncia il ritardo delle Regioni e il «far west» delle regole locali

La copianificazione segna il passo. La definizione insieme al ministero dei Beni culturali degli strumenti paesaggistici nelle diverse Regioni italiane va al rallentatore: nessuna amministrazione ha chiuso il cerchio sull'adeguamento del piano, mentre in diversi casi l'iter deve ancora compiere il primo passo. Le norme di tutela per le aree vincolate sul territorio nazionale, dunque, formano ancora un mosaico: dalla Calabria, che ha firmato l'intesa col Mibac ma è tuttora sprovvista di una disciplina di tutela, alla Sardegna, dove lo scorso giugno è partita la revisione del Ppr approvato meno di quattro anni fa. E questo il quadro tracciato da Italia Nostra, l'associazione ambientalista che ha appena presentato il primo rapporto nazionale sulla pianificazione paesaggistica.

«L'obiettivo iniziale era di fornire un quadro aggiornato della copianificazione — ha detto Maria Pia Guermandi, autrice del rapporto insieme a Vezio De Lucia —. Un'attività che avrebbe dovuto essere, a oltre due anni e mezzo dall'approvazione definitiva del codice dei beni culturali, a un avanzato grado di elaborazione. Ci siamo invece resi conto che si trova in uno stato di scandalosa impasse». Le Regioni, osserva l'associazione, «non hanno un piano paesaggistico adeguato sebbene il codice prevedesse che entro il 31 dicembre 2009 tutte si dotassero di un piano che mettesse ordine nel far west della legislazione sul territorio». Il codice Urbani prevede, in particolare, che la pianificazione in aree vincolate sia competenza regionale, ma è riconosciuta al ministero la partecipazione obbligatoria alla scrittura di quelle parti del piano che riguardano beni vincolati con atti amministrativi ad hoc o in base all'appartenenza alle categorie geografiche-territoriali tutelate «ope legis» (che coprono circa il 47% del territorio italiano).

Ed è proprio allo scopo di avviare la pianificazione congiunta, che può essere estesa anche all'intero territorio regionale, che Regioni e ministero possono stipulare intese per definire le modalità di elaborazione dei piani. Alla prova dei fatti, però, le amministrazioni, si presentano in ordine sparso. Con Regioni che non sono neanche partite, come Liguria. Basilicata e Molise, e altre, come il Veneto, dove è appena iniziata, si legge nel rapporto, «una mera ricognizione tecnico-giuridica-cartografica dei vincoli». La mappa stessa delle normative vigenti in materia di paesaggio è molto frammentata. In Lombardia, ad esempio, è stato recentemente predisposto uno schema di piano paesaggistico all'interno del Ptr (approvato a inizio 2010) realizzato unilateralmente dalla Regione e senza «dialogo» col Mibac. Diversa la situazione in Toscana, dove è forte la centralità dei Comuni anche per le decisioni sulle aree vincolate ed è stato attribuito valore paesistico al piano di indirizzo territoriale (pubblicato nel 2007). Caso a parte quello della Sardegna: dopo una lunga fase di assenza di strumenti di tutela paesaggistica, la cosiddetta legge «salvacoste» del 2004 è divenuta il primo tassello del piano paesaggistico regionale, approvato circa due anni dopo. La nuova Giunta (in carica dal 2009), tuttavia, ne ha già iniziato la revisione.

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