Il Fatto quotidiano, 28 agosto 2013, postilla
Il Prato della Valle a Padova, sul quale un tempo si affacciarono dai loro palazzi il cardinale Bessarione e Palla Strozzi, ne ha viste di tutti colori: sacre rappresentazioni e corse di cavalli, mercati popolari e assassini politici rinascimentali, raduni fascisti intorno a Mussolini e messe oceaniche di Giovanni Paolo II. Bisognava aspettare il 2013 perché questo luogo simbolo del paesaggio e della civiltà urbana veneti corresse il serio rischio di soccombere sotto le ingiurie collegate alla più rapace delle destinazioni: scatolone di cemento per parcheggio sotterraneo, con annessi gli immancabili centro commerciale e albergo. Il consigliere comunale Pd Giuliano Pisani,dopo aver difeso la Cappella degli Scrovegni (minacciata dai progetti dell'ex sindaco e ora ministro Zanonato), guida ora l’insurrezione dei padovani contro la sua stessa maggioranza, affidata al vicesindaco Ivo Rossi.
postilla
I disastri delle città e dei territori appaiono e scompaiono all'attenzione dell'opinione pubblica come fiumi carsici. Lo scandalo dell'autosilo al Pra' della Valle emerse in tutta la sua ampiezza nel novembre 2010, grazie a un convegno organizzato a Padova, all'Accademia Galileiana, per iniziativa di un gruppo di associazioni ambientalistiche (vedi qui su eddyburg). Riemerge oggi, e nulla sembra cambiato da allora. Come già allora si argomentò, la vera questione, oltre le degnissime obiezioni dei padovani pensanti a questo stupido incistamento tumorale in un ambito storico-monumentale di pregio assoluto, è l'idea perversa degli autosilo che si sono fatti tanti amministratori. Forse ingannati dagli schizzi irrealistici sfornati dagli studi di progettazione, e che fanno apparire del tutto inserito e digerito dal contesto ciò che non lo è affatto, facendo sparire traffico, inquinamento, rampe di accesso e uscita, modifiche stradali indispensabili. Cose che rendono, in quasi tutti i casi, il modello dell'autosilo indigeribile per i nostri contesti storici, così come è indigeribile anche il suo presupposto, ovvero il diritto naturale all'accessibilità automobilistica se si è residenti, e relative trasformazioni edilizie. Come la cultura urbanistica italiana predica (e quando può pratica) da almeno mezzo secolo