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Vezio De Lucia
Ostacoli da rimuovere
11 Marzo 2005
Vezio De Lucia
La tutela del territorio è sempre meno apprezzata. Anche nella magistratura amministrativa...

La tutela del territorio è sempre meno apprezzata. Anche nella magistratura amministrativa tornano a prevalere quelle che una volta si chiamarono le toghe di cemento. Nel giorno in cui entra in vigore il protocollo di Tokyo, il Tar di Catania dà spazio al cemento nelle isole Eolie e il consiglio di Stato sembra che consenta la realizzazione di quell’autentico scempio che è l’auditorium di Ravello. Le brutte notizie non sono finite, la peggiore riguarda sempre la controriforma urbanistica che sta per essere approvata dalla Camera dei deputati.

Comincio da questa ultima. Ho imparato da Antonio Cederna, di cui per trenta anni sono stato amico e allievo benvoluto, che non bisogna vergognarsi di ripetere le cose di cui si è convinti e che si vogliono far conoscere. Non solo non bisogna vergognarsi, ma si ha l’obbligo morale di continuare a dirle. E allora insisto su almeno due aspetti di inaudita gravità del testo in discussione alla Camera. I cosiddetti standard urbanistici, cioè l’obbligo per i comuni a garantire ad ogni cittadino, e in ogni quartiere, una determinata quantità di verde e di spazio pubblico, quindi un vero e proprio diritto alla città, frutto delle grandi lotte degli anni Sessanta: gli standard urbanistici sono abrogati. Restano come facoltà, non è proibito realizzare attrezzature pubbliche, ma non è più un obbligo. L’altra inverosimile proposta riguarda la tutela dei beni culturali e del paesaggio che viene scorporata dalla materia urbanistica. Tutti sanno che la salvezza di alcuni dei luoghi più pregiati del nostro Paese – l’Appia Antica, le colline di Firenze e di Bologna, le coste e i parchi della Maremma livornese, per citarne solo alcuni – è dovuta all’azione di amministratori lungimiranti che predisposero piani regolatori attenti alla salvaguardia delle risorse ambientali e paesistiche. Se fosse approvata la nuova legge, i piani regolatori non potrebbero più tutelare i beni culturali e il paesaggio. Si dovrebbero occupare solo di aree fabbricabili.

Come si usa dire, un fragoroso silenzio incombe sulla proposta di controriforma urbanistica Tacciono stampa e televisione. Ne hanno scritto soltanto Liberazione e l’Unità e molti sindaci toscani stanno sottoscrivendo un appello proposto dal comune di Piombino. Ma tace l’opposizione, di centro sinistra e di sinistra. Peggio, esponenti moderati del centro sinistra sono pienamente d’accordo. Sembra che si sia persa ogni capacità di analisi e di ragionamento. Evidentemente, l’urbanistica non interessa più a nessuno. Si piange sullo smog e le polveri sottili, si cercano soluzioni estemporanee, non si riflette più sulla crescita deforme delle città, che è la prima ragione dell’inquinamento e dei disagi della vita urbana.

In questa temperie non meravigliano le notizie sulle Eolie e su Ravello. Il Tar di Catania ha accolto il ricorso di un imprenditore al quale la soprintendenza di Messina aveva sospeso la realizzazione di un albergo nell’Isola di Vulcano. Non sono bastati l’allarme e le prese di posizione contrarie al progetto da parte di tutte le associazioni ambientaliste e dei ministri dell’Ambiente e delle Politiche agricole. Se fosse generalizzato l’orientamento del Tar di Catania, una nuova ondata speculativa si abbatterebbe sulle Eolie. Riguardo all’auditorium di Ravello, non si conoscono ancora le ragioni che avrebbero indotto il consiglio di Stato ad autorizzare la realizzazione di un progetto che Italia nostra e tanti altri giudicano illegale. Ha evidentemente ragione chi avverte che norme e leggi di salvaguardia sono sempre più spesso considerate solo ostacoli da rimuovere. Come pretende Berlusconi.

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