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Roberto Bianchin
Olimpiadi e piedi per terra
17 Ottobre 2009
Vivere a Venezia
Venezia svelata: la bufala delle Olimpiadi e quello che c’è dietro, mentre il sindaco pone ufficialmente la candidatura. La Nuova Venezia, 16 ottobre 2009

Sarà pur vero che la nonostante tutto ancora bella Venezia, come molte volte è accaduto nella sua lunga e spesso luminosa storia, ci sorprende sempre. Talora anche con effetti speciali e trovate circensi. Ma c’è da restare allibiti, o semplicemente divertiti, dipende dai punti di vista, ascoltando le chiacchiere di questi giorni

(chiacchiere, parlare di progetti pare francamente eccessivo) sul futuro della città che fu dei Dogi. C’è chi propone di fare una metropolitana subacquea che corra in mezzo ai granchi sotto la laguna, chi vuole allargare il ponte della Libertà per farlo diventare nientemeno che un boulevard (!) con negozi e terrazze, e chi sogna addirittura le Olimpiadi (!). Manca solo il matto che proponga di asfaltare i canali per farne piste di pattinaggio.

Sulle Olimpiadi poi, sarà il magico effetto dei cerchi, la fantasia si è scatenata. C’è chi le vuole allargare anche a Padova e a Treviso, chi a tutto il Veneto, chi all’intero Nord Est, e qualcuno persino a tutta l’Italia sull’asse Venezia-Roma «che tanto sono vicine». Senza sapere (o fingono di non sapere?) che le rigide regole olimpiche internazionali prevedono che possano candidarsi solo singole città, e che tutti gli impianti, dicasi tutti, debbano stare obbligatoriamente nel raggio di otto chilometri.

Molto difficile che si possa pensare a Venezia, che non ha alcun impianto sportivo che possa definirsi neanche lontanamente olimpico, e che anche ammesso che volesse costruirli tutti ex novo in qualche punto imprecisato del suo territorio (Tessera? Marghera?) dovrebbe fare un mutuo di decine di miliardi che di questi tempi nemmeno il Padreterno sarebbe disposto a concedere. Impensabile.

Ma ciò che più inquieta è il perché di tutte queste idee balzane. Il primo motivo che viene alla mente è il più logico, ed è, per alcuni, un movente interessantissimo: sono tutte fantasie costosissime che andrebbero ad arricchire enormemente chi deve costruire il costruibile. Nel passato di questa città, ma anche nel presente, ci sono molti esempi, e non certo tutti positivi, che si potrebbero fare al riguardo. E questo è comunque l’unico motivo plausibile. Leggermente disgustoso ma plausibile. Perché, tolta la voglia smisurata di denaro, per certi versi anche comprensibile in tempi di magra come gli attuali, l’unico altro effetto che sortirebbero queste gigantesche diavolerie, sarebbe quello di gonfiare ulteriormente di milioni di turisti una città che già soffoca per troppo turismo e che rischia di morirvi strangolata.

Basta pensare che tra alcuni anni, anche indipendentemente dai giochi, dai metrò e dai boulevard, pioveranno comunque sulla laguna altri milioni di turisti che si andranno ad aggiungere, con inevitabili e facilmente immaginabili problemi, ai venti milioni e passa di turisti attuali. Con il risultato che la città sarà ancora più invivibile, e non soltanto per i sempre più esigui residenti, e verrà definitivamente consegnata nelle mani del turismo di massa e dei suoi allegri sfruttatori. Defunta come comunità civile e risorta come parco giochi.

Dietro questo «obiettivo unico», mai dichiarato apertamente come soluzione finale, anzi pubblicamente confutato ma privatamente perseguito tenacemente da tempo, rimane un’altra amara constatazione: che come avvenne vent’anni fa in occasione della candidatura perdente di Venezia per l’Expo (contestata anche da chi adesso sostiene le Olimpiadi, guarda come il tempo cambia le cose), la classe dirigente veneziana, sia politica che imprenditoriale, sembra puntare a vendere sogni proibiti, per la maggior parte irrealizzabili (e quindi solo fumo) anziché pensare a fare con semplicità e umiltà quelle cose normali legate alla soluzione dei problemi quotidiani del vivere civile di una comunità e di una città normale.

Ma Venezia forse non è una città «normale». Probabilmente non lo è mai stata. Sicuramente non lo è più. E allora largo ai sogni. Il più bello sarebbe se il prossimo sindaco ci risparmiasse giochi, boulevard, metrò e altre bizzarrie. Scendesse dalle nuvole e tornasse coi piedi per terra. Anzi, nell’acqua. Con o senza stivali.

La cronaca

Cacciari ha ufficializzato

la candidatura al Coni

VENEZIA.. Formalizzata la candidatura di Venezia per ospitare i Giochi Olimpici del 2020. Il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, ha inoltrato ieri al presidente del Coni, Giovanni Petrucci «A nome del sistema delle rappresentanze politiche, sociali, economiche di Venezia e della sua area metropolitana in maniera compatta e univoca», la richiesta formale di candidatura di Venezia a ospitare la 32ª edizione dei Giochi olimpici estivi, nel 2020. Il sindaco ricorda come l’assegnazione dei Giochi del 2016 a Rio de Janeiro ha di fatto reso possibile il ritorno dei Giochi Olimpici in Europa nel 2020, per la consuetudine dell’alternanza tra continenti, e ha quindi ricordato che lo scorso 2 ottobre, assieme al presidente e al vicepresidente della giunta regionale del Veneto, e al presidente di Confindustria Veneto, ha annunciato l’intenzione della candidatura. Ancora, ha ricordato come Venezia, oltre alla storia millenaria e al fascino universale è meta di milioni di turisti da tutto il mondo, è una della grandi capitali della cultura e della ricerca artistica, e capitale di un territorio che da decenni è all’avanguardia in tutti i settori economici, sociali, scientifici, e sportivi. Il sindaco ha quindi scritto che «la città di Venezia ha la consapevolezza di poter esprimere un progetto di candidatura olimpica in grado di: rispondere a tutti i requisiti fissati dalla Carta Olimpica e dagli elevati standard richiesti da un evento olimpico; disegnare e realizzare un progetto olimpico di assoluta professionalità e credibilità, sia sotto il profilo organizzativo che sotto quello della sostenibilità economico-finanziaria; poter rappresentare in modo autorevole, innovativo, sostenibile e, ci auguriamo, efficace il nostro Paese nella lunga e articolata corsa all’assegnazione del prestigioso evento». Cacciari ha quindi assicurato che «la struttura del già costituito Comitato Venezia 2020 si adopererà nei prossimi mesi per predisporre tutta la documentazione, le analisi e le procedure funzionali alla presentazione di un dossier da sottoporre alla valutazione degli organi competenti del Coni».

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