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Olbia, la svolta. Cagliari, la sorpresa
18 Maggio 2011
Articoli del 2011
Giovannelli sindaco col 52% a Olbia. Zedda in testa a Cagliari. Articoli di Luca Rejch e Giuseppe Centore, la Nuova Sardegna, 18 maggio 2011

La città ha detto basta all’arroganza»

di Luca Rojch

OLBIA. Difficile immaginarlo con la maglietta di Che Guevara e l’eskimo all’assalto del fortino del centrodestra. Il mite uomo in pipa e doppiopetto di ordinanza che ha raso al suolo la casa delle libertà, Gianni Giovannelli, è più un’icona della moderazione. Passeggia davanti all’ingresso del municipio in attesa di sedersi dopo due mesi sulla poltrona da cui era stato spodestato. Ma tra il Giovannelli I e il Giovannelli II c’è in mezzo una rivoluzione che ha schiantato il cuore del berlusconismo. Che ha cancellato la capitale balneare dell’impero azzurro.

Una fetta di storia. La Coalizione civica, miracolosa miscela di centrosinistra e terzo polo, ha trovato l’amalgama giusto per creare una corazzata che ha strappato la più berlusconiana delle città al centrodestra. Un vaccino al contagio azzurro che per oltre 10 anni ha conquistato l’Italia. L’uomo che ha guidato la strana rivoluzione mite è Gianni Giovannelli. «La città ha capito le ragioni della mia scelta - dice -, non la ricerca di una poltrona, ma il rifiuto di logiche poco trasparenti. Olbia ha compreso che all’origine della coalizione c’è l’esigenza di risolvere le emergenze. Siamo nati in questo modo, con una spinta dal basso, dal popolo, che ha mosso i partiti. La città ha punito l’arroganza. Gli atteggiamenti eccessivi manifestati anche in campagne elettorali munifiche in tempi di crisi. Aerei, palloni, manifesti e altro. È stata punita la logica del vae victis. Del sei con me o contro di me». Giovannelli stila anche il programma dei 100 giorni. «Affronteremo le grandi emergenze della città, Tarsu, strade, opere urbanistiche, riorganizzazione della macchina amministrativa, commercio, decoro urbano e sicurezza. Verificheremo tutti gli appalti e lo stato di attuazione dei lavori pubblici». Giovannelli non è stupito del successo. «Mi aspettavo una affermazione così forte. Non è stato merito mio, ma un successo della coalizione».

L’architetto della Coalizione, l’uomo che ci ha messo l’ingegno, il cervello e il cuore, è il senatore Gian Piero Scanu. Il suo coraggio è stato premiato. È il candidato più votato con 820 preferenze. Lui spiega i motivi del successo in modo semplice. «L’esperienza della Coalizione civica verrà esportata nel resto del paese - dice -. La forza è nella capacità di fare incontrare la politica e le persone. La coalizione parte dalla gente, dalla spinta arrivata dal basso, accolta, interpretata e affiancata dai partiti. Olbia aveva bisogno di democrazia e libertà, non solo economica. La città ha subìto come uno sfregio la formazione di un gruppo di potere che di fatto ha spaccato la comunità e ha determinato profonde divisioni. Ha creato la logica del con me o contro di me». Decise anche le priorità. «Lavoro, lavoro, lavoro - conclude -. Sono migliaia le famiglie in difficoltà. Dobbiamo mettere loro davanti a tutto». Un altro dei padri di questo successo è Giommaria Uggias, europarlamentare dell’Idv e capolista. «La vittoria è del progetto e della collegialità - dice -. È la vittoria di un metodo premiato al di là della mia personale affermazione. L’Idv ha avuto una progressione astronomica, 4 anni fa ha preso 0,38%, oggi sfiora il 5. Una grande soddisfazione».

Zedda-Fantola, ballottaggio ad alta tensione

di Giuseppe Centore

Primo turno al candidato del centrosinistra, ma ora c’è lo spauracchio «anatra zoppa»

Il voto disgiunto premia il giovane vendoliano, ma la sua coalizione è stata superata dalle liste del centrodestra

CAGLIARI. Sono separati da 413 voti, andranno al ballottaggio senza avere la vittoria in tasca. Le certezze su chi amministrerà per i prossimi anni il Comune finiscono però qui. Il resto è già oggetto di velata o diretta campagna elettorale, dalla composizione del consiglio, e all’esistenza o meno di un premio di maggioranza, già adesso per le liste del centro-destra. Sarà questo infatti il tema più discusso sino al ballottaggio. Alla fine, poco prima delle dieci del mattino, i dati hanno decretato che Massimo Zedda ha prevalso, nei voti di preferenza per poche centinaia di voti sul suo avversario: 42272 rispetto ai 41859 voti ottenuti da Massimo Fantola.

Rispetto alle comunali di cinque anni fa uno stravolgimento dei rapporti di forza, non solo per i candidati a sindaco ma anche per le liste. Allora con 95mila votanti (in questa tornata sono stati duemila in più), il candidato del centro-sinistra ottenne 36mila voti, mentre la somma dei voti dei candidati del centro-destra (uno risulterà vincente, l’altro dopo aver cercato uno spazio autonomo a destra è diventato capo di gabinetto del presidente Cappellacci) arrivava a 55mila voti.

Le percentuali non lasciavano spazio a dubbi, 38 per cento contro 59,5 per cento. Analogo il discorso sul partito principale della coalizione di centrodestra. Cinque anni fa Fi+An arrivarono a 21mila voti, oggi il Pdl si è fermato a 13mila e ottocento (anche sommando i 2175 voti di Fli il saldo è negativo di cinquemila voti). La crisi del centrodestra è tutta in questi numeri. Una crisi profonda, che ha prodotto due risultati complementari: la vittoria di Zedda, o il testa-a-testa in quasi tutte le zone della città. C’è stata una sola eccezione significativa, quella del quartiere di Sant’Elia: qui Fantola ha preso 343 voti in più del suo avversario, e, dato ancor più significativo, non c’è stata una sola scheda per tutti i candidati che non recasse anche il voto di lista.

Il secondo risultato è stata la differenza tra i voti per i candidati a sindaco e i voti per le loro liste: il centrodestra ha avuto 45287 voti di lista, il centrosinistra 32101. Numeri che hanno un significato politico, e una probabile conseguenza legale. Il dato politico è che Fantola ha avuto 3428 voti in meno delle sue liste, Zedda 10171 consensi in più della coalizione che lo sosteneva. Una città dove la terza età prevale, con interi quartieri dove gli ultrasessantacinquenni sono la maggioranza assoluta dei residenti, che ha dato fiducia, in questo primo turno, a un trentacinquenne; magari non se la sono sentita di votare i partiti che lo sostenevano, ma il candidato a sindaco sì.

Il voto disgiunto è stato scientifico? I boss del centrodestra, ciascuno con il proprio ambito territoriale di vie, piazze e rioni ben identificabile e il parlamentare di riferimento, hanno dato “libertà di scelta” al loro bacino elettorale per mandare un segnale al sindaco distinto (anche se non distante) dalla Pdl? Solo gli incroci sezione per sezione dei prossimi giorni potranno rispondere a queste domande. È certo però che le liste del centrodestra hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei voti di lista espressi. Basta questo dato a far scattare il premio di maggioranza, e quindi a proclamare subito un consiglio con 23 eletti dal centrodestra, sedici del centrosinistra e il candidato sindaco Artizzu? Sarebbe questa l’ipotesi di scuola della cosiddetta “anatra zoppa”, figura retorica del lessico politico anglosassone, che si applica in Italia al caso in cui un sindaco viene eletto al ballottaggio, ma le liste della coalizione avversaria ottengono la maggioranza dei seggi già al primo turno, impedendo così una omogeneità di governo tra sindaco e consiglio comunale. Si applicherà l’“anatra zoppa” anche a Cagliari?

Il senatore del Pd Francesco Sanna è convinto del contrario. «Il Consiglio di Stato lo scorso anno ha chiarito come si interpreta la legge elettorale per i Comuni: le liste collegate a Fantola hanno preso meno della metà dei voti di tutti i candidati a sindaco, e non avranno alcun premio da subito». Ne è convinto anche il presidente della Provincia Graziano Milia, sicuro della vittoria al ballottaggio per Zedda, «le energie nuove di queste settimane lasciano ben sperare». Sicuramente non ne sono convinti i candidati del centrodestra, pronti a fare ricorso in caso di scelte non a loro favorevoli da parte dell’ufficio centrale elettorale. Il calendario procedurale comunque eviterà di dover affrontare questo aspetto sino a ballottaggio concluso: solo dopo la proclamazione del sindaco avverrà la ripartizione dei seggi, e a quel punto potranno eventualmente essere predisposti ricorsi, in caso di vittoria di Zedda. In ogni caso l’argomento della governabilità sarà centrale in tutta la campagna elettorale, anche se non compare nelle prime dichiarazioni. E così se Zedda e Fantola hanno incontrato nelle stesse ore i leader delle loro coalizioni, il primo dichiara di aver già ripreso la campagna elettorale, senza commenti, mentre il secondo segnala «il clima di entusiasmo raggiunto dall’alleanza e dal candidato a sindaco».

Per il resto dichiarazioni in linea con le attese, con il coordinatore regionale di Idv Patrizio Rovelli che ammonisce a non abbassare la guardia e il segretario del Pd cagliaritano Yuri Marcialis che definisce storico il dato dei partiti maggiori. In città da decenni il partito più rappresentativo del centrosinistra è stato in affanno, mai premiato ad ogni tornata elettorale: adesso il Pd ha preso 15259 voti, contro i 13862 del Pdl; niente male per un partito dato moribondo sino a ieri. E il dato si presta a una duplice lettura: la lista Pd oggettivamente era meno trascinante di quella del Pdl, basta vedere le preferenze dei loro candidati, e a sinistra, rispetto a ciqnue anni fa, la concorrenza è stata molto più agguerrita. Non è escluso che il Pd abbia ricevuto voti moderati in uscita dallo schieramento avversario. Sarebbe questa la vera novità del primo turno; un ulteriore campanello d’allarme per Fantola, a prescindere dall’anatra zoppa ben ritta sulle zampe.

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