Sono trascorsi due anni da quel 25 gennaio e ancora le autorità egiziane si ostinano a non rivelare i nomi di chi ha ordinato, di chi ha eseguito, di chi ha coperto e ancora copre il sequestro, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni. Per questo motivo, oggi in decine di città italiane si accenderanno migliaia di candele alle 19.41, l’ora del 25 gennaio di due anni fa in cui Giulio venne visto per l’ultima volta.
«In questo secondo anniversario di lutto e di domande che la famiglia Regeni fa da 24 mesi senza ottenere risposte, è fondamentale non consegnare Giulio alla memoria, rinunciando a chiedere la verità» – dice Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia. «Noi proseguiamo a coltivare una speranza: che quell’insistere giorno dopo giorno a chiedere la verità, quelle iniziative che quotidianamente si svolgono in Italia e non solo producano il risultato che attendiamo: l’accertamento delle responsabilità per la sparizione, la tortura e l’uccisione di Giulio. Quella verità la deve fornire il governo egiziano e deve chiederla con forza quello italiano».
Al contrario il governo italiano con un colpo di spugna ha ripreso le relazioni diplomatiche e inviato al Cairo l’ambasciatore Cantini, in nome dei buoni affari e delle strette relazioni ecoomiche avviate in questi ultimi anni con l’Egitto, in particolare nel settore energetico. La famiglia Regeni, chi crede nella giustizia, chi non si arrende alla “ragion di stato”, continuano a reclamare quella verità che Roma e il Cairo hanno deciso di occultare.
Articolo tratto da NENAnews online, pagina raggiungibile qui