Nel bel mezzo del No Berlusconi Day il Presidente del Consiglio è arivato alla stazione di Torino Porta Nuova e da qui a 300 chilometri all’ora alla stazione Centrale di Milano, per la cerimonia di completamento della linea Alta Velocità Salerno – Roma – Milano – Torino. La coincidenza è casuale, così come è in una certa misura causale che a inaugurare la più grande e costosa “grande opera” della storia d’Italia sia stato Berlusconi, con accoglienza del sindaco Chiamparino e benedizione del Cardinale Poletto. Ma c’è un legame profondo tra l’ideologia, il mito (il Mi-To), i gruppi sociali di riferimento dell’Opera e i personaggi e i soggetti politici che gestiscono l’inaugurazione. Che casca nel mezzo delle grandi manovre per le elezioni regionali in una Regione in bilico, e nel mezzo di passaggi decisivi di altri aspetti della gestione del territorio. Sono i giorni in cui l’Udc, per stare col centro sinistra e per non dare un apporto ritenuto decisivo all’asse Pdl Lega, pretende che si apra al nucleare in Piemonte e che si rompa qualunque esitazione sulla Tav Torino Lione. E nel frattempo, tra il Comune di Torino e la Regione, si procede speditamente verso la licenza edilizia e il cantiere dei due grattacieli (160 metri l’uno 180 l’altro) che per dar lustro a Intesa san Paolo e a Regione Piemonte stravolgeranno il bel paesaggio torinese e il primato della Mole. Il gigantismo immobiliare terziario milanese è arrivato così a Torino, attraverso il Pd prima che attraverso l’Alta Velocità, e con la copertura delle stelle dell’architettura Piano e Fuksas. Pazienza se un po’ di terziario dismesso resterà sfitto, è un bene-rifugio. A contestare i grattacieli, attualmente, c’è una opinione diffusa ma passiva, un comitato, alcuni consiglieri comunali. Più nota e tumultuosa è l’opposizione alla Tav, ovvero al progetto di seconda linea ferroviaria tra Torino e Lione, e di secondo tunnel ferroviario accanto a quello del Frejus. All’inizio del 2006, dopo la rivolta della Bassa Val di Susa, le trombe di Berlusconi e Lunardi dovettero lasciare il passo alla diplomazia sotterranea di Gianni Letta che fece insabbiare il tentativo di aprire i cantieri con la forza. E’ in un quadro diverso, più articolato e contradditorio, che nei prossimi giorni si faranno sondaggi e carotaggi per preparare un nuovo tracciato e non perdere i finanziamenti europei. I comitati Notav sono comunque sul piede di guerra e andranno coi pendolari a contestare l’inaugurazione della Tav Torino Milano. Una contestazione simbolica, postuma e preventiva : questa linea infatti ormai c’è, è costata la bellezza di 7,9 miliardi ( fonte Wikipedia) per 150 chilometri privi di ostacoli geografici. Non si riesce più a ricordare quando come e dove gli elettori abbiano approvato l’intenzione di farla, e a fronte di quali alternative. Chi scrive è un torin-milanese che in teoria dovrebbe appartenere alla minoranza per la quale questa seconda linea è stata fatta: popolazione attiva, metropolitana, non interessata alle fermate intermedie. Ma per viaggiare in un’ora anziché un’ora e cinquanta minuti devo pagare 31 euro al posto di 8, e viaggiare in un contesto artificializzato accanto all’autostrada invece che in un suggestivo sentiero ferroviario in mezzo alle risaie. Per i pendolari veri non c’è stato alcun miglioramento, ma solo la beffa di veder aumentare i ritardi a causa dei cantieri e delle precedenze dell’Alta Velocità. E’ forse soprattutto sulla Torino Milano che la Tav – parlo di quella che sembrava logica, non della follia della Torino Lione – ha mostrato il suo volto di spreco per un servizio di nicchia a svantaggio del vero trasporto di massa. Ma è una bandiera tipica dei nuovi ricchi, dei parvenus che pensano che in questo modo entriamo nel progresso, mentre le stazioni si trasformano in centro commerciale tutto neon dove ti tolgono anche la fontanella dell’acqua potabile perché era gratis. Mentre nella politica regionale si forza a parole – per “cacciare gli infedeli” della sinistra 'radicale' - su una centrale nucleare e un secondo Frejus che in realtà non verranno finanziati,mentre si preparano le licenze edilizie dei grattacieli, la berlusconizzazione della Freccia Rossa Torino Milano è tutt’altro che una coincidenza.